Atletica

Atletica, Mondiali 2017 – Il bronzo di Palmisano non salva un’Italia disastrosa! Pista lacunosa, pochi personali e stagionali, crisi infinita

Stefano Villa

Pubblicato

il

Antonella Palmisano non ha salvato l’Italia. Questo deve essere chiaro. Il bellissimo bronzo conquistato dalla pugliese nella 20km di marcia non cambia di una virgola l’esito dei Mondiali 2017 di atletica leggera: gli azzurri sono stati sono delle pallide comparse che hanno faticato a emergere in un contesto altamente competitivo in cui purtroppo siamo stati un pesce fuor d’acqua.

Antonella ha evitato il secondo zero consecutivo nel medagliere (era successo a Pechino 2015 per la prima volta) ma il responso proveniente dalla pista è chiaro: 0 punti raccolti, nessun finalista (Marco Lingua è decimo, per portare punti bisogna essere tra i migliori otto), solo 5 semifinali raccolte (Filippo Tortu sui 200m, Davide Re sui 400m, Josè Bencosme sui 400m ostacoli, Ayomide Folorunso e Yadisleidy Pedroso nel giro di pista con barriere), 1 solo personale (Ala Zoghlami sui 3000m siepi) e appena tre stagionali (oltre a quello citato, Gianmarco Tamberi nell’alto e Folorunso). Siamo davvero ai minimi storici.




 

Appena 9 punti nella speciale classifica (peggior risultato nella storia) tutti raccolti su strada (6 sono firmati dalla Palmisano, tre da Daniele Meucci con il suo sesto posto nella Maratona). Sull’asfalto sono arrivati 4 personali (proprio Antonella e il pisano nella 42km; Francesco Fortunato, Valentina Trapletti nelle rispettive 20km) e 5 stagionali (oltre ai già citati c’è anche Giorgio Rubino, volutamente non prendiamo in considerazione Eleonora Giorgi, Marco De Luca e Matteo Giupponi visto che proprio oggi hanno disputato la prima gara stagionale).

I numeri sono purtroppo impietosi e non possono essere oscurati dall’alloro della 26enne di Mottola che ci ha riportato sul podio dopo 4 anni di digiuno (Valeria Straneo fu d’argento nella Maratona a Mosca 2013). L’ultima medaglia conquistata in pista risale addirittura a Daegu 2011 con il terzo posto di Antonietta Di Martino nell’alto.

Non è comunque soltanto un discorso di risultati di spessore ma di atteggiamento. Spesso si è andati sotto il minimo sindacale e le prestazioni sono state davvero desolanti, quasi inspiegabili, non all’altezza di un contesto di questo livello: risultati anonimi che non rendono onore a una Nazione come l’Italia. C’è tanto da rivedere nei vertici organizzativi, nei metodi di allenamento e anche tra gli atleti. In pochi si sono salvati, le bocciature sono purtroppo moltissime.

 

(Foto di FIDAL COLOMBO/FIDAL)

 

Exit mobile version