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Calcio femminile, Coppa Italia 2017: Fiorentina-Oristano, vittoria viola a tavolino ed ospiti in 6. Un’insopportabile normalità

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E’ un dispiacere, io capisco le difficoltà delle altre squadre perché a volte la programmazione di questa Coppa Italia mette in grande difficoltà. Diventa un po’ umiliante per tutti, sia per noi che per loro. Non abbiamo potuto affrontarle come volevamo. Pensiamo al prossimo turno ma sono dispiaciuto. Di questa situazione non ha colpa nessuno, sono le difficoltà del calcio femminile, forse bisognerebbe avere aiuti dalla Federazione. In 40 anni di calcio non mi era mai successa una cosa simile“. Sono queste le parole del mister della Fiorentina Sauro Fattori, ai microfoni di Viola Channel, poco dopo una vittoria che non fa contento nessuno.

Allo Stadio “Bozzi” di Firenze, nella giornata di ieri, era in programma il 2° turno di Coppa Italia 2017 che vedeva confrontarsi la corazzata gigliata, prima nel campionato di Serie A a punteggio pieno con 15 vittorie in altrettanti incontri, e l’Atletico Oristano, compagine che milita in Serie B (nona in graduatoria). Ebbene la formazione di Battista Carta per problemi logistici (guasto al pulmino) era fortemente rimaneggiata e scesa in campo con solo 7 unità. Un numero limitato diventato fin troppo esiguo, anche per le regole del gioco, quando al 25′, per un infortunio occorso a Roberta Patta, la squadra sarda è rimasta in 6 non potendo più continuare. Un successo a tavolino, dunque, davvero negativo per l’immagine del movimento.

Si rischia di ripetere cose note da anni. Aspetti che rendono ancora complesso il rapporto tra il “Pallone” e le donne in Italia:

  • La legge Melandri-Gentiloni del 2008 stabilisce che la cifra incassata dalla Serie A venga decurtata del 10% in favore delle categorie inferiori. Il 4% destinato alla LND di cui il calcio femminile fa parte ma la quota è ad appannaggio dei club dilettantistici maschili comportante una sproporzione abnorme tra i due sessi.
  • La famosa legge del professionismo: “Gli atleti, gli allenatori, i direttori, tecnici sportivi e i preparatori atletici che esercitano l’attività sportiva a titolo oneroso con carattere di continuità nell’ambito delle discipline regolamentate da Coni e che conseguono la qualificazione dalle Federazioni stesse con l’osservanza delle direttive stabilite dal Coni per la distinzione dell’attività dilettantistica da quella professionistica”. Ciò comporta che il Comitato Olimpico Nazionale Italiano deleghi le singole Federazioni (in Italia sono solo 5 quelle professioniste) le quali omettono di includere le donne tra i soggetti professionisti per mere questioni economiche e culturali, del tipo: “Il calcio non è sport per signorine”.

Sono passate già due stagioni dalle celeberrime dichiarazioni dell’ex Presidente della Lega Nazionale Dilettanti Felice Belloli: “Basta dare 4 soldi a queste lesbiche”. Poco però è cambiato e quell’espressione sintesi di un duplice pregiudizio è ancora assai radicata nel nostro sistema. Quando si vorrà cambiare quel che è un’insopportabile normalità?

giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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Foto da Fiorentina Women’s Football Club

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