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Canoa velocità, Manfredi Rizza: “Nel 2017 mi concentrerò molto sugli studi, poi rotta su Tokyo 2020”

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In un’intervista sul sito della Federazione italiana canoa kayak, Manfredi Rizza ha parlato del suo 2016 Un anno strepitoso con la qualificazione olimpica, la vittoria in Coppa del mondo a Duisburg e il quinto posto ottenuto a Rio nel K1 200 metri. L’ingegnere pavese ha iniziato proprio dalle gare tedesche:

“È stata una gara strana – spiega Manfredi – arrivavo dalle qualifiche ed ero comunque già soddisfatto anche se non sicuro al 100% di aver centrato l’obiettivo di qualificarmi a Rio. Comunque, proprio in quella finale sui 200, ero al tempo stesso sereno e non ho fatto altro che ripetere la stessa gara messa in acqua in qualifica; non mi sono dovuto reinventare nulla. La soddisfazione per l’oro, ovvio, è stata tanta anche se comunque la situazione era particolare, io avevo finalizzato la preparazione a quell’appuntamento e di conseguenza stavo molto bene. Quando mi sono accorto di aver vinto? Solo al traguardo; ero in corsia laterale e quindi non avevo una chiara percezione di ciò che accadeva attorno a me. Ma una volta al traguardo ho capito, e sono stato ovviamente contento di quanto fatto”. 

Anni di fatica premiati e una società, la Canottieri Ticino, che si è presa la scena trainando il movimento azzurro sui 200 metri.

“Dopo Duisburg sapevamo che in equipaggio valevamo molto e che ci sarebbero stati ben pochi K4 più veloci di noi. Al tempo stesso sapevamo che nulla era scontato vista la brevità della gara e le tante variabili. Comunque sia, dopo l’argento di Duisburg in K4 e i risultati dell’anno precedente con l’equipaggio quasi identico a quello schierato nel 2016, abbiamo spinto ulteriormente a Racice e lì, l’unico modo per tornare a casa soddisfatti era vincere l’oro. E così abbiamo fatto; Bertolini, Rizza, Cecchini e Crenna non hanno tradito le attese e ci siamo presi una bella soddisfazione”. 

Rio poi è stata la ciliegina sulla torta anche se non mancano le recriminazioni per una finale non perfetta:

“La fatica per noi è ordinaria amministrazione – spiega Rizza – e l’essere arrivato all’Olimpiade mi ha dato grande gioia. Una volta in gara volevo come prima cosa conquistare la finale; e quando l’ho ottenuta la gioia è stata tantissima; c’è anche un po’ di retrogusto amaro, inevitabile, perché arrivato a quel punto avrei voluto fare altrettanto bene in finale e prendere la medaglia. Purtroppo non è andata così e ovviamente mi dispiace, ma quest’esperienza mette basi importanti per programmare già il nuovo quadriennio e puntare dritti a Tokyo 2020, percorso che abbiamo già iniziato a tracciare anche assieme al mio tecnico Stefano Loddo. Chiaro, sono consapevole che non sarà facile arrivarci, anche perché a livello italiano ora la competizione si è alzata, stanno crescendo giovani interessanti e io, che di anni ne ho 26, so che non posso più permettermi di ‘bighellonare’ o scherzare. È un ostacolo, ma è soprattutto uno stimolo e un bene per l’intero movimento perchè se sono arrivato all’Olimpiade lo devo anche ai tanti ragazzi che si sono allenati con me, mi hanno costretto a spingere forte e a dare il massimo in ogni occasione. E in barca, a pochi attimi dal via della finale olimpica, ho cercato di dare tutto anche per chi aveva pagaiato e sudato al mio fianco”.

Dopo un 2016 dispendioso sia dal punto di vista fisico che mentale, Rizza ha tuttavia dichiarato di voler staccare un po’ per terminare gli studi.

“Nel 2017 mi concentrerò molto sugli studi, dando seguito alla triennale in ingegneria meccanica puntando ora alla specialistica, all’università di Milano, in ingegneria dei materiali. Certo, continuerò a gareggiare, soprattutto a livello nazionale, ma il mio fisico mi ha chiesto un po’ di ‘riposo’ e credo sia giusto concederglielo. Pronto comunque a ripartire a tutta puntando a Tokyo non appena sarà passata questa fase. Certo, se riuscissi a laurearmi in 36 secondi netti, con lo stesso tempo cioè che ho fatto segnare nella finale olimpica di Rio 2016, sarei felicissimo, ma mi sa che non sarà così rapida la cosa, qualche attimo in più per la laurea mi servirà. Nel frattempo però mi vedrete ancora presente e, spero, veloce, sui campi gara. Perché la passione, quella vera, non si ferma mai”. 

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