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Karate, Sara Cardin: “A Linz un quinto posto amaro. Le avversarie mi studiano, ma non le temo”

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ESCLUSIVA – Donna simbolo di un movimento che sta acquisendo una popolarità crescente nel corso degli anni, Sara Cardin, 29enne campionessa di Ponte di Piave e Caporale dell’Esercito, può vantare un palmarès da fare invidia all’élite mondiale e i titoli conquistati nel corso della sua gloriosa carriera non hanno scalfito la sua brama di vittorie. Il quinto posto in occasione dei recenti Campionati Mondiali di Linz, dove è arrivata da campionessa mondiale ed europea in carica, ha assunto per lei il sapore amaro di una sconfitta da riscattare quanto prima, magari coronando un quadriennio speciale con un podio ancor più prestigioso.

Sara, sei arrivata a Linz da campionessa in carica. Il quinto posto finale conferma la tua competitività ai vertici della categoria, ma forse un pizzico di amaro in bocca c’è per la medaglia sfumata.

“L’amarezza è tanta, perché puntavo alla medaglia d’oro. Quando due anni fa ho trionfato ai Mondiali a Brema, sapevo di aver vinto ormai tutto quello a cui potevo ambire, ma le motivazioni in cuor mio erano ancora alte, ragion per cui ho deciso di allenarmi sempre meglio in vista delle successive competizioni internazionali e dei Giochi Olimpici di Tokyo nel 2020. Di sicuro, posso dire di aver svolto una preparazione impeccabile per i Mondiali in Austria. Mi sentivo bene fisicamente e ho effettuato importanti progressi sul piano della velocità e della tecnica. Non saprei tuttora affermare con certezza se si sia trattato di una giornata storta o di un eccesso di tensione nervosa, ma ho avvertito sin da subito sensazioni negative e sembravo un robot sul tatami. Il quinto posto è un buon piazzamento, ma di certo non può soddisfarmi e ci vorrà tempo per smaltire questa delusione”.

I Mondiali di Linz hanno inaugurato formalmente il quadriennio che condurrà ai Giochi di Tokyo 2020, quando il karate avrà finalmente la sua ribalta a cinque cerchi. Credi che in questi quattro anni il livello di competitività nelle categorie olimpiche possa crescere vertiginosamente?

“In realtà il livello si sta alzando già da qualche anno e non esistono più cenerentole. Negli ultimi tre anni è cresciuta notevolmente la qualità degli atleti arabi, che si sono evoluti sul piano atletico e agonistico, ma sono ancora indietro dal punto di vista tecnico. È evidente che adesso c’è un nuovo focus, un obiettivo di grande prestigio che accrescerà l’attenzione intorno alla disciplina, oltre a portare soldi, sponsor e copertura mediatica. Nel giro di qualche anno, tutti saranno preparati nei minimi dettagli per poter competere ai massimi livelli”.

Nel 2020 avrai 33 anni. Sarai in grado di mantenere uno standard di rendimento tale da consentirti la qualificazione ai Giochi e, di conseguenza, una chance di medaglia? Conterà l’esperienza oppure le nuove leve avranno un vantaggio sul piano fisico?

“Non ho la sfera di cristallo per prevedere come andranno le cose da qui a quattro anni. In ogni caso, sono consapevole di aver ottenuto i risultati migliori nell’ultimo biennio, eccezion fatta per l’argento mondiale nel 2010. Nel karate contano tantissimo l’esperienza, la tattica e la gestione della tensione. Bisogna saper sfruttare bene il quadrato e lo spazio di gara e tutti questi elementi si perfezionano con il tempo. Ormai però le avversarie mi studiano in ogni dettaglio e sono costretta sempre ad inventarmi qualcosa di nuovo per sorprenderle”.

I criteri di qualificazione alle Olimpiadi saranno davvero restrittivi. Soltanto in 8 più un atleta giapponese e un altro selezionato tramite wild card potranno prender parte a ciascuna categoria. Per la qualificazione ti concentrerai di più sugli Open o preferisci conseguire risultati importanti nei tornei che contano per restare in alto nel ranking?

“A Tokyo ci saranno solo tre categorie di peso per il kumite femminile e per fortuna ci sono anche i 55 kg. La qualificazione non sarà affatto facile, considerando anche che molte atlete dei 50 kg si uniranno al gruppo delle pretendenti. Allo stato attuale, non c’è ancora nulla di definito in merito ai criteri per scalare il ranking. Credo, tuttavia, che mi concentrerò soprattutto sui grandi eventi per due motivi basilari: evitare lo stress dei tornei minori con conseguente logorio fisico e mentale ed impedire alle mie avversarie di studiarmi a fondo. Se riuscirò ad archiviare la pratica qualificazione con poche gare, sarò meno prevedibile per le mie rivali”.

La tua lunga militanza in Nazionale fa di te una delle atlete più navigate di questa disciplina, di cui insieme a Busà sei un simbolo per il Bel Paese. Ma chi sono i giovani atleti azzurri che sapranno farsi valere in ottica Tokyo e non solo?

“In Nazionale c’è un ricambio continuo e tanti atleti emergenti passano tra i senior senza poi confermare le referenze di cui godevano tra gli junior. Troppi fattori influiscono sull’esplosione di un giovane atleta sulla ribalta internazionale, il che rende inconsistente qualsiasi pronostico in chiave olimpica. Nella squadra azzurra stanno migliorando a vista d’occhio Clio Ferracuti, Viola Lallo e Silvia Semeraro. Spero che tutte possano togliersi importanti soddisfazioni in futuro”.

Quali avversarie temi di più in vista delle prossime competizioni internazionali e soprattutto dei Giochi Olimpici del 2020?

“La più temibile in assoluto tra le avversarie incontrate quest’anno credo sia l’ucraina Anzhelika Terliuga, che ho sconfitto sia agli Europei che ai Mondiali con grande sofferenza. Strutturalmente è molto forte e dispone anche di una buona tecnica, ma forse è un po’ fredda e non gestisce al meglio i movimenti, pur avendo ampi margini di crescita. Anche la francese Emily Thouy, attuale campionessa del mondo, è decisamente competitiva, ma non ha una grande tecnica. Con la brasiliana Valeria Kumizaki ho sempre vinto prima di capitolare proprio nell’appuntamento più importante. La giapponese Sara Yamada, infine, ha tanta determinazione ma non è molto performante nei calci. In ogni caso, se mi capita la giornata perfetta, sono convinta di poter battere chiunque e non temo rivali”.

mauro.deriso@oasport.it

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Foto: Twitter Sara Cardin

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