Atletica – Howe, Di Martino e Tamberi: una maledizione olimpica per l’Italia

Gianluca Santo

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La lesione al legamento deltoideo che costerà a Gianmarco Tamberi la partecipazione alla rassegna di Rio de Janeiro è una botta tremenda per l’atletica italiana, già scossa dal caso di Alex Schwazer, di significato completamente diverso, ma che, per ironia della sorte, priva la spedizione tricolore delle due più grandi chance di oro olimpico, mettendo in comune due atleti per altri versi l’un contro l’altro armati.

Recentemente è stata analizzata l’alta incidenza degli infortuni nell’atletica italiana e molte colpe sono state addossate ai tecnici federali, vista la percentuale nettamente maggiore rispetto alle altre nazionali; se questo è indubitabile, è altrettanto vero che l’effetto sfortuna ha avuto ed ha un peso rilevante.

Lo si nota maggiormente alla vigilia delle rassegne a cinque cerchi, se si pensa alla disavventura di Andrew Howe nel 2008, quando l’azzurro si infortunò in un 200 metri di Coppa Europa ad Annecy che ne compromise la stagione. Andrew riuscì comunque a partecipare ai Giochi di Pechino, ma in condizioni pessime e venne eliminato in qualificazione, da campione europeo e vice-iridato in carica. Da allora, purtroppo, dell’italo-americano sono rimasti solo alcuni sprazzi dell’immenso talento in suo possesso.

Un’altra “vittima” della maledizione olimpica è stata Antonietta Di Martino, due volte medagliata mondiale e tuttora primatista italiana proprio del salto in alto. La campana si fece male ad aprile 2012 a Tenerife e il suo infortunio venne sottovalutato colpevolmente, trascinandosi così per mesi ed impedendo alla saltatrice la trasferta di Londra 2012; anche per lei quello fu, in pratica, il passo d’addio della finanziera alle pedane mondiali, anche perché si trovava quasi a fine carriera.

Come si può notare non è solo sfortuna, in questo caso però, parlando di Gimbo, si potrà pure obiettare che i 2,41 ieri sera non erano necessari, ma è altrettanto vero che una distorsione del genere può avvenire anche a misure molto più basse.

In questo momento il marchigiano vedrà tutto nero, ma a differenza dei casi citati, il suo è un fisico non sensibile ai ripetuti stop e fragile come quello di Howe; in più è un atleta molto giovane. Sommando il fatto che l’infortunio, in sé, non è gravissimo, già dai Mondiali del prossimo anno a Londra Tamberi potrà tornare ad essere il dominatore delle pedane, anche se ovviamente il futuro non può dare mai certezze e arrivare tra i grandi favoriti alle Olimpiadi ed in una condizione strepitosa come quella degli ultimi mesi non è prenotabile con 4 anni di anticipo…

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gianluca.pessoni@oasport.it

Foto: Twitter FIDAL

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