Atletica

Atletica, Mondiali di marcia a squadre: Alex Schwazer, il ritorno del fuoriclasse

Gianluca Santo

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La data di domenica 8 maggio 2016 non potrà mai essere scordata dal mondo degli appassionati di atletica, italiani e non. Nel primo caso per la vittoria della squadra nella 50 km, in generale per il trionfo assoluto di Alex Schwazer, al rientro dopo la lunga squalifica per i noti fatti di doping.

In altri articoli si è analizzato il lato umano e “legale” della vicenda, ma la vittoria senza discussioni di Alex merita anche una sottolineatura dal punto di vista tecnico, in quanto restituisce alla marcia tricolore, e allo sport italiano in assoluto, un autentico fuoriclasse.

Ha impressionato ieri la tattica d’attacco dell’altoatesino, che ha dettato il ritmo da subito, involandosi verso una cavalcata trionfale, mai messa in discussione, se non dal legittimo timore di un crollo improvviso, sempre da mettere in conto nella prova più lunga e considerando la disabitudine alle gare del Campione Olimpico di Pechino.

Non si esagera quando si afferma che uno Schwazer così non si era più visto proprio dal giorno della medaglia d’oro nella capitale cinese, essenzialmente per due motivi; innanzitutto perché da allora non aveva più terminato una 50 km, ma anche precedentemente all’alloro a cinque cerchi, Alex ha spesso corso gare di rimonta, a partire dal primo bronzo mondiale di Helsinki nel 2005, sino al bis dell’edizione successiva di Osaka, quando all’arrivo gettò a terra il cappellino, consapevole della grande occasione mancata.

Dopo Pechino, Schwazer ha conosciuto una grossa crisi, che va sintetizzata semplicemente in una parola, che è contemporaneamente il pregio e il difetto del marciatore azzurro: testa. Infatti, la sua straordinaria forza mentale, definita da Sandro Damilano “inusuale” per un ragazzo allora giovanissimo, si rivelò un boomerang, quando i risultati non arrivavano più, fino a provocare un terremoto interno nel campione di Racines, che lo ha portato al fattaccio di Londra. Una sottovalutazione ed una drammatizzazione di sé stesso assoluta, visto che nella 20 km, mai stata sua specialità, le gambe giravano al meglio, con i risultati là a dimostrarlo.

La gara di ieri ci dimostra che Alex è tornato non solamente in condizione, ma soprattutto convinto dei propri mezzi, che restano straordinari, uniti ad una pulizia di marcia che tutti gli riconoscono; il fatto di aver dominato una prova con molti dei migliori al mondo presenti e senza punti di riferimento cronometrici, se non in allenamento, con un signor tempo di 3h39’00”, ha rappresentato un formidabile viatico dal punto di vista psicologico.

E’ chiaro che Schwazer, a questo punto, rappresenta una carta da medaglia per le Olimpiadi di Rio, affiancato da un eccellente gruppo di marciatori tricolori; inoltre non va dimenticato che l’azzurro ha solo 31 anni, un’età nient’affatto avanzata per una specialità che ha spesso premiato marciatori molto più in là con gli anni.

In conclusione, da ieri, abbiamo riabbracciato un campione con la C maiuscola, in grado di regalare soddisfazioni all’atletica azzurra per diversi anni ancora.

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gianluca.pessoni@oasport.it

Foto: Twitter FIDAL

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