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MotoGP, GP Argentina 2016, le pagelle: Marquez leprotto scatenato, Rossi ottiene il massimo possibile. Iannone nervoso

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Non è per nulla facile valutare l’operato agonistico di uomini, piloti, funamboli che rischiano la vita sul serio, in una (doppia) gara in cui troppe variabili e scelte opinabili sono intervenute a condizionare le prestazioni di coloro i quali dovrebbero garantirne spettacolarità e credibilità… Detto ciò, onore al merito e biasimo al demerito: bravo, bravissimo Marc Marquez, Valentino Rossi raccoglie il massimo possibile, il podio di Dani Pedrosa è addirittura “miracoloso”, per grazia ricevuta. Un Andrea Iannone nervoso stende un Andrea Dovizioso virtualmente vice-leader del Mondiale a pochi metri dalla bandiera a scacchi, Jorge Lorenzo, invece, s’è steso da solo…
Le pagelle.

Marquez: 8. Aggressivissimo me. Rischia di cadere in partenza, al terzo giro infligge all’Italia un doppio sorpasso da urlo, guidando come un pazzo scatenato, ma ha il DNA del Campione originale, derapate incluse. Per non parlare della destrezza in sede di cambio-moto: s’è confermato il leprotto dal piè veloce del Motomondiale.

Pedrosa: 6. Ha il grande merito di…restare in sella alla sua moto. Paga il caos allo start e scivola ben presto nelle retrovie, da cui non riesce a scappare in tempi brevi. In gara-2 risale una mezza dozzina di posizioni, quasi tutte per demeriti altrui. Sul terzo gradino del podio pare di vedere il famoso ultimo birillo rimasto in piedi sulla pista da bowling…

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Rossi: 6,5. Da 8 in gara-1, da 5 in gara-2, a causa di motivi rimasti misteriosi. Il sandwich spagnolo gli è ancora indigesto, infatti non scatta bene al via, tra Marc e Jorge. Poi s’incolla al più giovane dei due, lo marca a uomo, non disdegnando stilettate in curva qua e là, fino al flag to flag. Il resto è un mezzo disastro. La sua colonna sonora domenicale è stata “Questione di feeling”…

Lorenzo: 5. Solo vittima dell’umido in pista? Il maiorchino è un computer che detesta l’improvvisazione e i cambi di programma: questo bislacco weekend argentino non ha dato certezze a nessuno, a lui meno che a tutti gli altri. Lo strano (pessimo) format del GP consigliava il time attack permanente nel corso dei primi 10-11 giri, ma il Campione in carica non rende al massimo quando deve correre in condizioni “strane”. Chip in tilt, asfalto infame: zero punti.

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Dovizioso: 7. Parte a cannone e chiude il primo giro davanti a tutti. Corre sempre in zona podio, a due tornate dal termine impallina i connazionali Iannone e Rossi con un numero d’alta scuola. Se il compagno di squadra non lo avesse travolto (involontariamente, ci mancherebbe) a pochi metri dal termine, sarebbe ripartito dal Sud America con appena un punto di ritardo dalla leadership iridata di Marquez. Da libro cuore l’arrivo con moto spinta di gambe e braccia: 3 punti in classifica guadagnati, molti di più quelli aggiunti nella graduatoria virtuale che indica il livello di autostima. Ancora una volta all’altezza dei migliori.

Iannone: 4. Secondo “zero autoindotto” consecutivo, stavolta con l’aggravante di aver estromesso dalla cerimonia di premiazione il compagno di squadra, lanciatissimo anche in classifica generale. L’Andrea di Vasto è nervoso, non è sereno, sembra la controfigura dell’equilibrato pilota ammirato lo scorso anno; in Ducati sanno bene perché… E pensare che pure in questo secondo GP stagionale era da podio.

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Viñales: 6,5. Altra vittima delle “chiazze nere” sull’asfalto di Termas de Rio Hondo. Quarto dopo un giro (partiva dalla settima casella), frizzante, bravo. Poteva essere il suo battesimo del podio, si è trasformata nella domenica del rimpianto. Arriverà il suo tempo, arriverà…

Michelin: 2. Impreparata. Se il GP d’Argentina diventa una confusionaria tonnara è colpa del fornitore unico di pneumatici, più che del meteo. Piani B, prove, errori, valutazioni, sperimentazioni non si fanno in itinere, a maggior ragione se in ballo c’è la vita altrui. Tutti hanno bisogno di certezze per continuare a lavorare e dare spettacolo: quanti altri pneumatici dovranno cedere prima di reputare questa Michelin all’altezza del delicato ruolo assegnatole?

 

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giuseppe.urbano@oasport.it

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