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Calcio femminile: le contraddizioni infinite di un movimento diviso da troppi giochi di parte

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La doppietta storica in Champions League di Brescia e Verona, qualificate agli ottavi di finale, rappresenta un risultato di altissimo profilo, atto a dimostrare la bontà degli staff delle due compagini e ovviamente le qualità delle calciatrici in campo. Le leonesse sono state in grado di vincere entrambi i match contro una squadra rinomata come il Liverpool, sbancando anche in trasferta il fortino delle reds e fornendo una prestazione di altissima maturità. Una determinazione palpabile anche per le scaligere che, tra le mura amiche dello Stadio “Bentegodi” sono riuscite ad artigliare una qualificazione non semplice, al cospetto di un avversario come il St. Polten, sensibilmente avanti nella condizione fisica. Ebbene questi riscontri estremamente positivi fanno un po’ da contrasto con le condizioni difficili patite dall’asset del calcio femminile nostrano, incapace di trovare una propria stabilità.

E’ di ieri infatti la notizia di uno sciopero delle giocatrici, comunicato dall’AIC, in occasione della prima giornata di campionato, programma per il 17 e 18 Ottobre. Una decisione, come si legge nell’articolo, frutto della mancata applicazione di proposte quali il vincolo sportivo, accordi economici pluriennali e fondo di garanzia. Temi estremamente importanti che, a detta dell’associazione italiana calciatori, sono stati disattesi o non affrontati con la necessaria incisività. E’ evidente che le reazioni della LND (Lega Nazionale Dilettanti) non si sono fatte attendere. Come si può leggere dal testo del comunicato che vi riportiamo, emergono delle posizioni tese a dimostrare il venire incontro alle richieste del sindacato: “In relazione alla volontà di non scendere in campo in occasione della prima giornata di campionato manifestata dalle calciatrici della Serie A femminile, la Lega Nazionale Dilettanti ribadisce l’impegno concreto per lo sviluppo del settore avviato di concerto con la FIGC e ritiene che, in conseguenza degli impegni già assunti, non ci siano la condizioni materiali per rinviare l’inizio della competizione. Nello specifico, infatti, l’Esecutivo federale ristretto dello scorso 6 ottobre, ha già dato mandato al presidente FIGC di perfezionare amministrativamente le decisioni che entreranno in vigore nel rispetto delle modalità e delle tempistiche stabilite dai regolamenti della Federazione. Lo stanziamento di 500 mila euro per la promozione del calcio femminile, di cui 50 mila euro saranno destinati alla creazione di un fondo di solidarietà per le calciatrici e 180 mila destinati alle società che versano in grave difficoltà economica (il contributo complessivo per la stagione in corso tra LND e FIGC arriva così a 300 mila euro), sarà ratificato nella riunione del competente Comitato di Presidenza del 22 ottobre prossimo. Mentre la possibilità di estendere al calcio femminile la stipula di accordi economici pluriennali, valutate tutte le condizioni normative, sarà ratificata nella riunione dello stesso Esecutivo già fissata per il 27 ottobre. Tali decisioni si aggiungono ad una serie di iniziative che stanno già producendo effetti positivi quali l’obbligo di istituire una sezione di calcio femminile all’interno di ogni Club di Serie A e B (da quest’anno è obbligatorio il tesseramento di almeno 20 calciatrici under 12 fino ad arrivare entro 3 anni alla creazione di squadre giovanissime ed allieve) e l’introduzione della possibilità di trasferimento del titolo sportivo, che ha permesso alla Fiorentina e alla Lazio di acquisire società femminili ed a tanti altri Club di avviare un percorso di collaborazione con i club dilettantistici. Tutto ciò premesso, la Lega Nazionale Dilettanti auspica un ripensamento rispetto alla decisione di non scendere in campo da parte delle calciatrici per senso di responsabilità e per dare sostegno al percorso avviato in favore del movimento del calcio femminile italiano”.

Ebbene una situazione contraddittoria e confusionaria, viene enfatizzata anche dal fatto che l’AIC si pone come ente rappresentativo delle giocatrici ma non può esserlo per le società. Difatti l’annuncio dello sciopero con conseguente annullamento della prima giornata è da verificare nell’effettiva adesione di tutte le squadre regolarmente iscritte ai campionati. Si pensa, infatti, che alcune compagini compresa la Fiorentina non aderiranno al blocco e scenderanno in campo per conquistarsi i tre punti. Si va incontro ad un torneo falsato? Un quesito a cui potrebbero seguirne altri in cui forse la sedicente difesa dei diritti del movimento in rosa contrastano con una realtà non professionistica che, prima di tutto, avrebbe bisogno del sostentamento delle società professionistiche maschili per tutti. Ciò, senza dubbio, favorirebbe un avvicinamento deciso a standard europei/professionistici e obbligherebbe gli addetti ai lavori, siano essi dirigenti o enti dell’informazione, a guardare il tutto con occhi diversi. Quanto sta avvenendo, invece, assume più i contorni di un “gioco delle parti” e a rimetterci è la dignità di uno sport ancora molto arretrato, dal punto di vista organizzativo, rispetto alle altre realtà continentali.

 

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Immagine: pagina FB Brescia calcio femminile

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