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Tutti gli stranieri in Serie A. Nuovo regolamento: una farsa. Italiani in via d’estinzione

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Una domanda alla quale da quest’anno dovranno cercare di rispondere gli stessi club, data l’entrata in vigore del nuovo regolamento che pone limiti alle rose e ai giocatori che devono comporle.
In questo articolo cercheremo di fare un bilancio di quanti stranieri militano nella nostra serie A, tenendo presente quelle che dovrebbero essere le liste che entro il 1° settembre tutti i club della massima serie dovranno presentare.
Innanzitutto una breve introduzione, per spiegare a chi ancora non lo sapesse le nuove regole imposte dalla Figc per la composizione delle rose. Sulla falsariga di quanto è previsto dalla Uefa relativamente alle rose da utilizzare nelle competizioni continentali (Champions ed Europa League), l’Italia ha deciso di adeguarsi al fine di cercare di superare la crisi di talenti a cui fare indossare la maglia azzurra.
Nella sostanza è prevista la scelta di una rosa di massimo 25 giocatori con età superiore ai 21 anni, senza porre limiti invece all’utilizzo di “under 21” (che sono comunque inseribili nei 25); in più, di questi 25, 4 dovranno essere cresciuti (per almeno 3 anni) nel vivaio del club nel quale militano, e altri 4 invece nel vivaio di altre squadre italiane: tuttavia, solo per la stagione in corso (diciamo, di sperimentazione della nuova regola), non sarà necessario l’inserimento dei 4 cresciuti nel vivaio del club, sostituibili con altri 4 cresciuti in Italia (quindi in altri club).
L’impressione è che le varie società al momento non si siano fatte più di tanto il problema, dato che continuano a comprare calciatori semi-sconosciuti dall’estero piuttosto che puntare sui giovani nostrani.
Di seguito un elenco, squadra per squadra, di quelli che saranno gli stranieri* nel nostro campionato che non possono definirsi cresciuti nel vivaio di un club italiano e hanno più di 21 anni, e quindi dovranno necessariamente essere inseriti nella lista dei 25, o meglio, dei 17, perché, se escludiamo gli 8 provenienti da vivai italiani, questo è il numero massimo di calciatori “over 21” non cresciuti in Italia utilizzabili nelle gare di campionato.

* il termine “stranieri” in questo caso non verrà utilizzato per quei giocatori che pur non avendo la nazionalità italiana risulteranno comunque cresciuti in squadre italiane.

NB: le statistiche sono relative al 28 agosto. 

ATALANTA: sono 10 gli stranieri per l’Atalanta, che, a parte i nuovi acquisti De Roon e Toloi, aveva già in rosa l’anno scorso gli altri 8 (Dramè, Carmona, Estigarribia, Gomez, Kurtic, Moralez, Denis e Pinilla). Considerando il succitato limite di 17 quindi l’Atalanta rientra ampiamente nel limite del nuovo regolamento, puntando su un buon numero di esperti calciatori italiani.

BOLOGNA: solo 3 gli stranieri dei felsinei (Da Costa, Oikonomou e Zuculini), che vantano una rosa composta quasi esclusivamente di italiani, a parte alcuni under 21 (come Masina, Mbaye e Pulgar). Raggiungere la salvezza porterebbe il Bologna a poter essere orgoglioso di presentarsi quasi tutto “italiano”.

CARPI: i nei promossi hanno in rosa 7 stranieri (Brkic, Bubnjic, Gabriel Silva, Spolli, Fedele, Martinho, Wilczek) tutti acquistati quest’anno per far fronte al difficile compito di ottenere la salvezza. Mbakogu e Matos invece, a dispetto della nazionalità, possono essere considerati cresciuti in un club italiano, pertanto sono tesserabili tra gli 8 del vivaio. C’è da dire che la voglia di rinforzi del Carpi ha portato il club a non guardare alla provenienza degli acquisti, considerando che i nuovi arrivati italiani sono solo due (Lazzari e Marrone). Rispetto ad altri club comunque il Carpi ha ampiamente rispettato i limiti del nuovo regolamento.

CHIEVO: ben 11 gli stranieri dei clivensi (Bizzarri, Cesar, Frey, Izco, Christiansen, Vajushi, Castro, Radovanovic, Hetemaj, Birsa e Mpoku), ma molti li avevano già in rosa lo scorso campionato (tranne Castro e Mpoku). Quindi possiamo dire che il mercato del Chievo non è stato all’insegna degli stranieri, considerando che tra l’altro il limite di 17 non viene nemmeno sfiorato.

EMPOLI: decisamente pochi (solo 4) gli stranieri (over 21 ovviamente) della compagine toscana (Skorupski, Mario Rui, Brillante e Krunic), che vanta quindi una squadra che parla quasi totalmente italiano. Infatti gli stessi acquisti compiuti sono stati effettuati prelevando giocatori italiani, ad eccezione del solo Krunic. Guardando alla passata stagione, si può dire che l’Empoli già rispettava ampiamente i limiti previsti quest’anno, quindi non avrà alcun problema con il nuovo regolamento.

FIORENTINA: la Viola ha ben 17 stranieri (anche se, mentre scriviamo, potrebbe cederne almeno 2 o 3: Basanta, Hegazi e Joaquin), quindi rientra a stento entro il minimo di 8 calciatori cresciuti in Italia, raggiunto tra l’altro solo inserendo un paio di under 21 cresciuti nel proprio vivaio come Lezzerini e Fazzi. Va bene che questo è un anno di transizione prima dell’entrata in vigore della regola del 4+4 (con l’obbligo quindi dei 4 giocatori cresciuti nel vivaio viola), però sembra che la Fiorentina per il prossimo anno dovrà cercare di ridimensionare parecchio il numero di stranieri.

FROSINONE: 2 soli gli stranieri dei ciociari, Pavlovic e Gucher, il primo acquistato quest’estate e il secondo già presente nella passata stagione; tutti gli altri sono giocatori cresciuti in Italia (compresi il brasiliano Zappino, il francese Diakite e il ghanese Chibsah); quindi il Frosinone punta forte su calciatori italiani.

GENOA: decisamente non pochi i 15 stranieri del Grifone (oltre a quelli della scorsa stagione sono arrivati: Ujkani, Cissokho, Figueiras, Munoz, Tachtsidis, Capel, Gakpe e Lazovic), che può contare su appena 8 giocatori cresciuti in Italia (inserendo anche un under 21). Il Genoa ci ha abituati all’acquisto di molti stranieri da lanciare nel panorama nazionale, ma dall’anno prossimo dovrà cercare di puntare di più sugli italiani.

INTER: escludendo alcuni giocatori che probabilmente verranno ceduti (Nagatomo e Taider in primis) i nerazzurri hanno in rosa 14 stranieri (i nuovi sono: Miranda, Montoya, Murillo e Kondogbia) e appena 7 giocatori cresciuti in Italia (a cui verrà aggiunto un under 21 per arrivare al numero minimo di 8, salvo nuovi arrivi). E pensare che volevano cedere anche Santon (cresciuto proprio nel vivaio nerazzurro): a quanto pare la decisione di trattenerlo è stata indotta anche dal nuovo regolamento. Comunque il limite di 17 al momento non è stato raggiunto, quindi l’Inter potrebbe ancora inserire altri 3 stranieri (il primo indiziato è sempre Perisic).

JUVENTUS: sono 15 gli stranieri della Juve, considerando anche gli ultimi arrivati Cuadrado e Alex Sandro, segno che perfino i campioni d’Italia non possono fare a meno di puntare molto su calciatori stranieri, fatta eccezione per il reparto arretrato ricco di talenti nostrani. Un’osservazione: Dybala è cresciuto nel Palermo quindi risulta registrabile come giocatore del vivaio italiano (un motivo in più che sicuramente ha spinto la Juve a puntare su di lui).
Questi dati ci fanno capire che il miglior club degli ultimi anni ha basato le proprie vittorie soprattutto su calciatori stranieri. La speranza è che i bianconeri proseguano lungo la strada che sembrano aver intrapreso con l’arrivo di giocatori come Zaza, Sturaro, Rugani (e dall’anno prossimo anche Berardi) e che possano valorizzarli; per far ciò è necessario dar fiducia a questi giovani, anche a discapito di talenti stranieri, altrimenti i vari giocatori citati non riusciranno mai a vestire (o rivestire nel caso di Zaza) la maglia azzurra.

LAZIO: anche i biancocelesti hanno circa 15 stranieri in rosa (senza contare alcuni esuberi che dovrebbero andar via), però a differenza della Juve che non ha problemi per quanto riguarda i giocatori cresciuti in Italia, la Lazio dovrà inserire nella lista dei 25 alcuni under 21 per far quadrare i conti: per fortuna ci sono Cataldi e Keita che valgono come elementi cresciuti nelle giovanili della Lazio, altrimenti la rosa di over 21 si sarebbe ulteriormente ridotta per poter rispettare il regolamento. Infatti, oltre ai già citati Cataldi e Keita, solo Marchetti, Candreva e Parolo rientrano tra gli “italiani”. L’obiettivo per la prossima stagione dovrà essere quello di puntare di più sui giovani del vivaio, sperando di poter trovare altri Cataldi da portare in prima squadra.

MILAN: tra le big i rossoneri sono quelli che hanno meno stranieri in rosa: 10 il totale (oltre al possibile partente Alex: Diego Lopez, Mexes, Zapata, De Jong, Honda, Suso, Bacca, Luiz Adriano e Menez ) e possono quindi vantare una rosa con un buon numero di calciatori cresciuti in Italia (i nuovi sono Ely, Bertolacci e il redivivo Balotelli). In più possiamo citare giovani di grande prospettiva quali Romagnoli, Calabria e Mauri, liberamente utilizzabili in campionato dato che sono under 21. Insomma, dal punto di vista delle nuove norme il Milan può ritenersi un esempio per le altre grandi squadre.

NAPOLI: situazione delicata quella dei partenopei, che raggiungono il “quorum” di 8 uomini cresciuti in Italia solo con l’inserimento di un paio di giovani (come Dezi e Luperto, che quindi dovranno essere inseriti nella lista dei 25). Infatti sono 15 gli stranieri presenti in prima squadra (gli ultimi arrivati sono: Gabriel, Reina, Chiriches, Allan e El Kaddouri), con il solo Insigne che può dirsi cresciuto nel vivaio del Napoli (che quindi dovrà tenerselo stretto). Buono l’innesto di Valdifiori, dal punto di vista del regolamento (spetta invece al campo il giudizio sulle sue prestazioni) e la permanenza di Jorginho (cresciuto nel Verona). Ciò che maggiormente servirebbe al Napoli sono dei difensori cresciuti in Italia (sia per le nuove regole, sia per migliorare un reparto che sembra sempre in difficoltà). Vedremo se ADL si deciderà ad investire in quel reparto…

PALERMO: almeno 13 gli stranieri dei rosanero (considerando quelli che dovrebbero essere inseriti tra i 25) con le aggiunte del mercato estivo che hanno portato in Sicilia El Kaoutari, Struna, Benali, Hiljemark, Cassini e Trajkovski. Il nostro rammarico più grande? La cessione di Belotti, una giovane promessa del calcio italiano, per far spazio ad attaccanti tutti stranieri (fatto salvo l’arrivo di Gilardino). Il Palermo potrebbe e dovrebbe puntare di più sui calciatori nostrani.

ROMA: attualmente sono 19 gli stranieri dei capitolini (considerando anche il probabile partente Cole e gli ultimi arrivati Digne, Rudiger e Gyomber), un numero decisamente elevato, esteso dagli acquisti di Szcesny, Dzeko, Iago Falque e Salah. La Roma dovrà quindi sfoltire la rosa, perché nei 25 dovrà far rientrare almeno 8 calciatori “italiani”, quindi rischia di tenersi sul groppone (ma soprattutto sul bilancio) degli esuberi che non potranno giocare in campionato, pertanto almeno due o tre di questi 19 stranieri dovrebbero essere ceduti (in primis Cole, ma probabilmente anche Ibarbo e Iturbe; forse rimarrà Ljajic, che risulta cresciuto in Italia). Dall’anno prossimo ci sarà bisogno di fare bene i conti, per evitare di incorrere nelle sanzioni previste per chi non rispetta la nuova norma sulle rose limitate (sconfitta a tavolino nelle gare di campionato).

SAMPDORIA: il ritorno di Cassano era necessario per rispettare il nuovo regolamento? Assolutamente no. La Samp può contare su almeno una decina di calciatori cresciuti in Italia, avendo poi 8 stranieri che dovrebbero essere inseriti nella lista dei 25 (Moisander, Silvestre, Zukanovic, Barreto, Fernando, Kristicic, Wszolek e Muriel); insomma, i blucerchiati rientrano senza troppi problemi entro i limiti del regolamento: unico pericolo la possibile cessione di Soriano ed Eder, che porterebbe al minimo il numero di elementi cresciuti in Italia.

SASSUOLO: soltanto 3 stranieri in rosa per i neroverdi, di cui tra l’altro uno, Sansone, di nazionalità italiana, ma cresciuto nelle giovanili del Bayern Monaco (gli altri due sono Vrsaljko e Defrel); pertanto la squadra di Di Francesco non avrà alcun problema con il nuovo regolamento, e non lo avrebbe avuto nemmeno nelle precedenti due stagioni in serie A, dato che era la squadra con il minor numero di stranieri in rosa (l’anno scorso oltre al difensore croato c’era solo Taider). Quest’anno ci sono un altro paio di stranieri in rosa, ma per la nostra analisi non contano, essendo cresciuti comunque in Italia (Duncan e Laribi).
Quindi il Sassuolo può essere considerato come un vero esempio per tutti gli altri club, perché le eccellenti prestazioni soprattutto dello scorso campionato hanno dimostrato che una squadra tutta italiana può tranquillamente raggiungere la salvezza.

TORINO: 10 stranieri presenti nella rosa granata (Ichazo, Avelar, Glik, Jansson, Maksimovic, Peres, Farnerud, Amauri, Maxi Lopez e Martinez) con un’altra decina almeno di elementi cresciuti in Italia. Una compagine quindi molto equilibrata, divisa a metà tra giocatori nostrani e stranieri. Gli acquisti fatti quest’estate tuttavia sono stati rivolti al futuro, visto l’acquisto di Zappacosta, Baselli e Belotti, tre italiani “veri” che presto potrebbero ambire a giocarsi un posto in nazionale maggiore.

UDINESE: la tradizione friulana si è sempre basata sull’acquisto di stranieri da lanciare nel panorama italiano ed europeo, molti dei quali pescati in Sud America. Da quest’anno la situazione si complica: non che l’Udinese non possa più puntare sugli stranieri, a patto che non siano tutti extracomunitari (il limite è di due), ma se vorrà farlo, dovrà acquistare esclusivamente giovani under 21, magari da far crescere nel proprio vivaio in modo tale da poterli inserire in prima squadra come prodotti del settore giovanile (quindi rientranti negli 8 richiesti dal regolamento). Infatti al momento ci sono ben 16 stranieri nella rosa bianconera, e anche quest’anno i friulani non hanno rinunciato ad investire su di loro, visti gli acquisti di Adnan, Edenilson (di ritorno dal prestito al Genoa), Iturra e Zapata (prestito biennale dal Napoli), e raggiungono il quorum di 8 “italiani” solo grazie ad alcuni stranieri cresciuti in club nostrani (Merkel e Fernandes). Dal prossimo anno ci sarà vita dura per le strategie di mercato dell’Udinese…

VERONA: gli scaligeri contano 11 stranieri in rosa (Rafael, Helander, Marquez, Moras, Souprayen Hallfredsson, Ionita, Romulo, J. Gomez, Jankovic e Sala, quest’ultimo italiano, ma cresciuto all’estero, quindi “straniero” per il nuovo regolamento). Di questi, solo due sono stati acquistati quest’estate (Helander e Souprayen, mentre Romulo è tornato dal prestito alla Juve), quindi l’Hellas ha mantenuto un basso profilo, portando a Verona soprattutto italiani (Coppola, Albertazzi, Bianchetti, Viviani, Siligardi e Pazzini). Un mix sia di gioventù ed esperienza che di italiani e stranieri; quindi il Verona non avrà alcun problema con il nuovo regolamento.

Dalla nostra analisi si può evincere che i club “minori”, quelli che mirano alla salvezza o comunque ad un piazzamento a centro classifica, hanno molti meno stranieri, segno che cercano (anche per motivi economici) di puntare sui giocatori italiani, magari scartati da squadre di più alto rango per far spazio a calciatori d’Oltreconfine, tra l’altro non tutti con un curriculum eccezionale (a questo il nuovo regolamento ha cercato di dare un limite, prevedendo un massimo di due extracomunitari, di cui uno con un rispettabile curriculum, basato su almeno 2 presenze in nazionale).

Di questo passo quindi non bisogna sorprendersi se il ct della nazionale convocherà in azzurro calciatori che militano in squadre di medio-bassa classifica, perché sono i dati a farci capire che se vogliamo trovare delle future promesse del calcio italiano, difficilmente si può far riferimento ai top club, ancora ricchi di stranieri e la cui posizione nei confronti dei giovani italiani è quella di mandarli in prestito in squadre minori per farli giocare (e fin qui non c’è nulla da obiettare…), per poi richiamarli alla base solo per farli sedere in panchina, prima di cederli appena vengono tesserati altri stranieri semi-sconosciuti ai quali viene data priorità.
Per risolvere definitivamente il problema degli stranieri in Italia (in riferimento al mondo del calcio; per la questione degli immigrati clandestini lasciamo l’onere alle autorità competenti…) bisognerebbe introdurre delle ulteriori restrizioni (purtroppo ostacolata dalle norme europee) che prevedano non solo l’obbligo legato alla crescita in Italia, ma anche il possesso della nazionalità italiana, così che i club invece di puntare su una miriade di stranieri di medio-basso livello (non mi riferisco a quei pochi top player esteri che ancora giocano in Italia) possano decidersi a far giocare i nostri connazionali, al fine di avere un campionato che parli davvero italiano.

Di Giulio Ingenito

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