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Golf: Zach Johnson, St. Andrews e il British Open 2015 sono tuoi! Playoff decisivo, KO Oosthuizen e Leishman

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Un putt alla 72esima buca per conquistarsi la possibilità di farlo, un playoff impeccabile per concretizzarla. E Zach Johnson, all’Old Course di St. Andrews, entra nella storia. Lo statunitense trionfa nella 144esima edizione British Open 2015 superando nello spareggio di quattro buche (score di -1) il sudafricano Louis Oosthuizen (Par), vero rivale nei momenti decisivi, e l’australiano Marc Leishman (+2), crollato nel finale. Per Johnson si tratta del secondo Major in carriera, dopo la sorprendente vittoria del Masters nell’ormai lontano 2007, quando sorprese tutti ad Augusta. In Scozia non si presentava certo come favorito, ma la grande qualità nei colpi e un putt caldissimo quando serviva gli ha consentito di portarsi a casa una straordinaria Claret Jug.

Il 39enne dell’Iowa è stato il primo dei tre a raggiungere la club house nel corso delle buche regolamentari, con un -15 (273 – 66 70 71 66) totale frutto di due bogey ed otto birdie, di cui uno – l’ultimo – splendido alla buca 18, la Tom Morris. A raggiungerlo, poi, è stato Leishman (70 73 64 66), ma non senza rimpianti per il bogey della 16 e per l’occasione sprecata alla 18, arrivati dopo sette birdie per un 66 che gli vale il miglior punteggio complessivo del weekend (a 36 buche dalla fine era soltanto a -1). Entrambi hanno dovuto attendere fino al termine per sapere quanti e quali compagni d’avventura ci sarebbero stati al playoff tra Spieth, Day e Oosthuizen: quest’ultimo, grazie ad un putt per il Par alla 17 e al birdie della 18 si è garantito il pass (67 70 67 69) per un possibile bis a St. Andrews dopo la vittoria del 2010. Una possibile doppietta sfumata all’ultima buca di spareggio (il sogno di Leishman, invece, era già andato in fumo con il bogey della prima), su cui il sudafricano non è riuscito ad agguantare Johnson per questione di millimetri. Ambedue avevano perso un colpo alla 17 (la terza del playoff), ma nel computo totale a fare la differenza è stato il birdie dell’americano alla seconda extra-hole.

Dopo due vittorie, invece, vede svanire il sogno di un clamoroso Grande Slam il già citato Jordan Spieth. Lo statunitense è “soltanto” quarto, ad un colpo dal playoff con -14 (274 – 67 72 66 69), un risultato comunque di grande rilievo se si pensa al fatto che si trattava della prima esperienza sull’Old Course per il texano. Il 21enne paga dazio un doppio bogey alla 8, il bogey alla 17 e l’approccio sbagliato della 18, con cui è finito nella famigerata Valley of Sin (da dove ha sfiorato comunque il birdie) vanificando definitivamente i sei birdie messi a segno. Ancora tanti rimpianti per un Jason Day bello, a tratti bellissimo da vedere ma perennemente piazzato, a pari merito con Spieth al quarto posto (66 71 67 70). L’australiano non riesce mai a cambiare ritmo, firma soltanto due birdie alla 5 e alla 6 e poi infila solamente Par, cogliendo la sua sesta Top Four della carriera in un Major. Il digiuno, insomma, prosegue.

Sembra ormai rassegnato allo status di splendido perdente Sergio Garcia. Tre bogey sulle seconde nove infrangono ogni sogno per lo spagnolo, costretto ad un ennesimo piazzamento inglorioso, in sesta posizione a -11, per un solco di ben tre colpi dai primi quattro. Con lui, inoltre, anche i due inglesi Justin Rose e Danny Willett, troppo altalenanti per tentare di imbastire una rimonta, e una delle sorprese della settimana, l’amateur statunitense Jordan Nieubrugge, vincitore della Silver Medal grazie ad una splendida tenuta nell’ultimo round. Adam Scott, invece, vive il terzo psicodramma delle ultime quattro edizioni dell’Open Championship. L’australiano sta diventando un caso da analizzare in profondità, perché dopo sei birdie nelle prime dieci buche (e leadership agganciata) crolla nuovamente nelle ultime cinque buche, in cui mette a segno tre bogey ed un doppio bogey che lo relegano in decima posizione a -10, pari merito con un positivo Brooks Koepka.

Paul Dunne, l’amateur al comando all’inizio del giro, non riesce a tenere il ritmo dei migliori e cala inesorabilmente sulle seconde nove. L’irlandese chiude con un pesante +6 (78), con cui scivola in 30esima posizione a -6. Gli applausi, comunque, sono dovuti. Reazione d’orgoglio, invece, per Francesco Molinari. Dopo tre round agonici, il torinese tira fuori dal cilindro un bel 67 (-5), evidenziando di saper anche attaccare quando vuole: sette birdie, due bogey e una 40esima posizione (283 – 72 71 73 67) comunque poco soddisfacente, su un Old Course dimostratosi poco affine alle caratteristiche del torinese.

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Foto: Pagina Facebook Zach Johnson

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