Ciclismo

Giro d’Italia 2015: Formolo, un tocco di talento da non sprecare

Marco Regazzoni

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Non c’è modo migliore che etichettare un giovane atleta come “campione”, soprattutto dopo la prima impresa d’alto profilo, per rischiare di bruciarlo: di questa specialità, indipendentemente dalla disciplina sportiva, in Italia siamo esperti. Campione non è chi vince una volta, ma chi si conferma, e si riconferma ancora, quando la pressione mediatica aumenta, quando gli avversari lo conoscono meglio, quando egli stesso si rende conto di non essere più un semplice outsider. Per cui andiamoci piano con le definizioni roboanti.

Tutto questo, ovviamente, senza nulla togliere a Davide Formolo e a quanto realizzato nella tappa odierna; anzi, semmai per difenderlo – qualora ne avesse bisogno – dalla pioggia di notorietà a cui sta andando incontro in queste ore. Una pioggia che ad alcuni fa più male che bene, ad altri – pochi, forse – aiuta invece a rafforzare fiducia, autostima, convinzione nei propri mezzi. Non sappiamo come sia il giovanissimo veronese della Cannondale-Garmin da questo punto di vista, ma possiamo invece affermare che quanto realizzato oggi sulle strade liguri sia un’impresa degna di corridori ben più esperti: al di là della vittoria in sé, è stata la tattica, in particolare il modo di gestirsi nella lunga fuga e la scelta del momento dell’attacco, ad entusiasmare. Non è mai andato fuori giri, nemmeno quando, solo al comando, aveva i favoriti per il successo finale con relative squadre alle calcagna. Questi aspetti confermano una maturità mentale, e non solo agonistica, davvero intrigante.

Bravissimo Davide, dunque, ma… andiamoci piano. Oggi ha fatto un numero d’alta scuola, non totalmente clamoroso o sorprendente perché basta conoscere cosa ha fatto nelle categorie giovanili e nella prima stagione tra i professionisti, quando Davide Cassani ha avuto l’ardore di vestirlo d’azzurro, per sapere che certi capolavori sono nelle sue gambe e soprattutto nella sua testa. Ma non giova a nessuno annunciarlo ai quattro venti come il nuovo campione. Ha un talento straordinario, ovvio, non dobbiamo certo nasconderlo: tuttavia, non bisogna pretendere che si riconfermi immediatamente. Diamogli tempo, perché è giovanissimo (deve ancora compiere 23 anni), e magari anche la possibilità di sbagliare. Il resto verrà da sé: le qualità per proiettarsi verso una carriera interessantissima ci sono tutte. 

foto: pagina Facebook Giro d’Italia

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marco.regazzoni@oasport.it

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