Ciclismo

Tour de France 2014: Nibali nel mito, il più completo del Nuovo Millennio

Federico Militello

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Sorridi Vincenzo, Parigi ti aspetta. I Campi Elisi sono pronti ad accogliere e celebrare il nuovo sovrano in giallo. 16 anni dopo l’indimenticato ed indimenticabile Marco Pantani, sotto la Torre Eiffel tornerà finalmente a sventolare in alto il Tricolore.

Non poteva esserci vincitore più degno. Lo Squalo dello Stretto ha dominato la Grande Boucle dall’inizio alla fine, lasciando solo le briciole agli avversari. Il Tour, in pratica, era già vinto dopo la quinta tappa. Ad Arenberg il 29enne siciliano realizzò l’impresa più grande della sua carriera, riscoprendosi eccellente uomo da pavé (tanto che nei prossimi anni il Giro delle Fiandre o la stessa Parigi-Roubaix potrebbero diventare degli obiettivi concreti) ed infliggendo agli avversari distacchi talmente ampi da risultare incolmabili nelle successive frazioni di montagna, dove oltretutto l’azzurro ha denotato una condizione formidabile. Il discorso vale per lo stesso Alberto Contador, già oltre i 2 minuti e mezzo dopo quella tappa: lo spagnolo non avrebbe potuto azzerare un simile divario, non al cospetto del Nibali migliore di sempre. Questo per rispondere ai soliti scettici, spesso solo occasionali spettatori del ciclismo, che insinuano come il siciliano non avrebbe avuto vita facile al cospetto di Froome e Contador. Ha vinto semplicemente il più forte. Anzi, nel Tour de France più vario e interessante degli anni recenti, con un percorso che di volta in volta proponeva differenti difficoltà (cote da Liegi, pavé, arrivi in salita, discese tecniche, etc.), ha vinto un corridore vero, di gran lunga il più completo del Nuovo Millennio. Un fuoriclasse che ha vinto tutti e tre i Grandi Giri, diventando il sesto ‘eletto’ a riuscire nell’impresa dopo Anquetil, Gimondi, Merckx, Hinault e Contador, ma in grado di partire sempre da favorito o quasi anche nelle corse di un giorno, dalle Classiche Monumento come Liegi-Bastogne-Liegi e Giro di Lombardia, fino ai Mondiali. Nibali partecipa per vincere a tutte le competizioni cui prende parte e, comunque vada, le interpreta sempre all’attacco. Capita di non vincere, ma è questo l’atteggiamento che piace alla gente e che lo rende così amato.

Con la vittoria del Tour de France, Nibali fa il suo ingresso trionfale tra gli immortali del ciclismo tricolore. Nel Secondo Dopoguerra, solo cinque italiani erano riusciti ad arrivare a Parigi in maglia gialla: Gino Bartali, Fausto Coppi, Gastone Nencini, Felice Gimondi e Marco Pantani. Icone dal sapore di storia. Lo Squalo si accomoda all’altare dei miti dopo essere cresciuto per gradi e raggiungendo l’apice del proprio potenziale alla soglia dei 30 anni. Da buon passista-scalatore, oltre naturalmente che discesista numero uno al mondo, Nibali è migliorato negli anni a cronometro e, soprattutto, nei cambi di ritmo in salita, caratteristica determinante per puntare al bersaglio grosso nei Grandi Giri. Ha lavorato sodo, in modo pulito, raggiungendo infine la perfezione.

I Campi Elisi attendono il vincitore più degno, il dominatore incontrastato, il gigante del Tour. E l’Italia e pronta a commuoversi al suono delle note di un Inno di Mameli che mancava da troppo tempo, estasiata e orgogliosa al cospetto del nuovo eroe in giallo che ha conquistato la Francia.

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federico.militello@olimpiazzurra.com

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