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Nuoto: Michael Phelps, la vita che solo un campione capisce

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Probabilmente glielo avranno chiesto in molti: “Cosa rientri a fare, che hai già vinto diciotto medaglie d’oro alle Olimpiadi?“. Ma lui non ha ascoltato le voci degli scettici, sentendo solo i consigli del cuore. Perché alla fine il nuoto e Michael Phelps sono una cosa sola, un connubio indissolubile e vincente come nessun altro nella storia delle Olimpiadi moderne.

Dopo il ritiro del 2012, con i pianti ma soprattutto l’orgoglio di poter salutare le competizioni da vincente, lo Squalo di Baltimora non ha resistito per più di un anno e mezzo. Fermo ad inizio 2013, si è allenato da dopo l’estate per rientrare in questa stagione. La voce – ancora non ufficiale – si era sparsa già in autunno dopo l’iscrizione ai test antidoping. E così è stato, con l’annuncio del rientro e l’esordio al Grand Prix di Mesa (Ariziona), chiuso con il secondo posto nei 100 farfalla alle spalle di Ryan Lochte in 52”13.

Ora Phelps punta ai Trials estivi per qualificarsi ai Mondiali di Kazan 2015. E tornare definitivamente protagonista a livello assoluto. Secondo Mark Spitz può ancora vincere, non per tutti. Ventotto anni possono pesare, soprattutto con uno di relax sulle gambe. Ma la mente, quella, siamo sicuri sia già settata sull’opzione “vincente” come durante tutta la sua carriera. Perché puoi avere ventidue medaglie olimpiche e trentatré mondiali, ma se ami alla follia un determinato sport non riesci a non resistere. Pure se comporta sacrifici e fatica: gli sforzi vengono sempre premiati. Se ti chiami Michael Phelps, poi, è quasi ancora più semplice.

 

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Foto da: pagina Facebook Michael Phelps

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