Sci Alpino

Sci alpino, criteri sui contingenti olimpici assurdi: Italia, grandi nomi a casa?

Federico Militello

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Seconda al mondo nella stagione 2012/2013, preceduta solo dall’inarrivabile Austria, terza attualmente nella classifica per nazioni di Coppa del Mondo dietro la solita Austria e la Svizzera di Lara Gut. Eppure l’Italia dello sci alpino potrà schierare appena 12 atleti (complessivi di uomini e donne) alle prossime Olimpiadi di Sochi 2014.

Colpa di un criterio di assegnazione dei contingenti olimpici complicato e illogico. Cerchiamo di sintetizzare.
La Fis, a partire dal luglio 2012, ha instaurato un sistema di qualificazione a Sochi basato sulla cosiddetta ‘Lista Fis olimpica’. A fare fede non sono i punti conquistati in Coppa del Mondo, ma quelli messi in carniere in qualsiasi competizione organizzata dalla Federazione internazionale. Ciò che conta, dunque, sono proprio i cosiddetti ‘punti Fis’, che si assegnano, per capirci, anche nelle ‘garette’ estive che si svolgono tra Nuova Zelanda e Sud America ed a cui prendono parte sciatori che quasi mai frequentano le grandi ribalte del Circo Bianco; questa regola, di per sé, è già stata utilizzata in passato senza generare gravi scossoni, anche per garantire equa rappresentatività a quei paesi che non possono permettersi di inviare atleti in Coppa del Mondo. Il problema, come vedremo tra poche righe, sorge quando si considera la LIsta Fis Olimpica, utilizzata per calcolare le quote di “resto” per ciascuna nazione (la prima parte del contingente, sino ad un massimo di dieci atleti, è attribuita secondo altri criteri, e l’Italia li rispetta totalmente),

Il numero totale di atleti ‘qualificabili’ è di 320, ogni nazione può arrivare ad un massimo di 22. In questo momento, come detto, l’Italia è ferma a 12, preceduta da Austria (20), Francia (15), Germania (13), Norvegia (13), Svizzera (20) e Usa (19). Come si vede, siamo trattati alla stregua di una compagine di seconda, se non terza fascia, quando i risultati degli ultimi anni (Italia stabilmente sul podio nella classifica per nazioni) hanno ampiamente raccontato il contrario.

Perché dunque questo trattamento? Difficile da spiegare. Il regolamento della ‘Lista olimpica Fis’ prevede che ogni nazione possa accumulare atleti (per un massimo di 22) secondo criteri quali la quota base, i piazzamenti tra i primi 500 del mondo, ma soprattutto premia quelle nazioni che abbiano atleti capaci di essere tra i primi 50 nella lista FIS che tiene in considerazione TRE discipline. Ed è questa la discriminante, in negativo, per l’Italia (clicca qui per il regolamento completo): dunque, le strade per rientrare nelle prime posizioni di questa lista sono due; o quella o di essere fenomeni in due discipline (e i nomi si contano sulle dita di una mano, vedi Marcel Hirscher); oppure gareggiare in tre discipline. Motivo per cui, al netto degli atleti che già contribuiscono a soddisfare i criteri di qualificazione “standard” (ovvero i primi dieci del contingente), l’Italia si ritrova al momento con due soli atleti nelle prime 60 posizioni di tale lista, che qui linkiamo: Matteo Marsaglia e Sofia Goggia, ovvero due che effettivamente gareggiano sempre in tre specialità. Altre nazioni, probabilmente, hanno compreso prima l’importanza di questo criterio e hanno fatto macinare punti FIS in tre specialità a parecchi atleti, motivo per cui, ad esempio, gli USA che certo non hanno quantitativamente il nostro stesso numero di sciatori, potranno invece sfruttare un contingente ben più ampio.

Si potrà parlare a lungo dell’iniquità del sistema appena descritto, ma la situazione non cambierà: l’Italia dovrà rassegnarsi e presentarsi in Russia con appena 12 atleti (ognuno dei quali, in teoria, può partecipare a tutte e cinque le discipline in programma), nella speranza di aumentare il contingente di un paio di unità in extremis. 

E a questo punto interviene il criterio di qualificazione stabilito dalla nostra Federazione, la Fisi, secondo cui stacca il biglietto per Sochi l’atleta che conquista una top6 o due piazzamenti tra i migliori 8.

Tenendo fede al diktat federale, al momento sarebbero 10 gli azzurri già qualificati a Sochi in base ai piazzamenti conseguiti in Coppa del Mondo: Dominik Paris, Christof Innerhofer, Peter Fill e Werner Heel per le discipline veloci, Roberto Nani e Luca De Aliprandini per il gigante, Patrick Thaler per lo slalom; mentre le ragazze sarebbero appena tre, ovvero le sorelle Fanchini (Elena in discesa, Nadia in gigante e superG) e Federica Brignone (gigante).

Con un ottavo posto nelle prossime gare avrebbero diritto ad una convocazione anche Manfred Moelgg e Chiara Costazza. A quel punto saremmo a 12. E se, come auspicabile, altri italiani dovessero ottenere a gennaio i piazzamenti richiesti dalla Fisi, magari salendo sul podio o addirittura vincendo? A quel punto i tecnici dovrebbero compiere delle scelte dolorosissime.

Fatto sta che, al momento, rischiano di guardarsi le Olimpiadi da casa grossi calibri come Matteo Marsaglia, Stefano Gross, Giuliano Razzoli (campione olimpico in carica), Denise Karbon, Manuela Moelgg e Daniela Merighetti.

Per comprendere l’iniquità della situazione, basti pensare che attualmente sono ben 5 le azzurre tra le prime 25 della classifica di specialità del gigante (Brignone, N. Fanchini, Karbon, Francesca Marsaglia e Manuela Moelgg): a Sochi, il rischio tangibile, è vederne appena due al cancelletto.

Forse le Olimpiadi le vincerà il/la più forte, ma di sicuro non parteciperanno tutti/e i/le migliori. Era questo scopo che si era prefissata la Fis?

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