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‘Italia, come stai?’: pallavolo, si può dare di più; il punto sul taekwondo

Federico Militello

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Argento agli Europei 2011, bronzo alle Olimpiadi di Londra 2012, ancora bronzo nella World League 2013. Difficile affermare che la gestione Berruto non sia stata positiva per la Nazionale italiana di pallavolo. Eppure questa squadra dà l’impressione di poter lottare anche per il bersaglio grosso: la medaglia d’oro. Tuttavia ogni volta manca sempre qualcosa: questione di motivazioni? Tecnica? Materiale umano a disposizione?

Il ct torinese, qualche mese fa, aveva annunciato che la World League sarebbe servita per effettuare degli esperimenti e lanciare i giovani. Ciò è avvenuto solo in maniera limitata. L’unico nome nuovo che ha disputato in pratica tutte le partite della manifestazione è stato Thomas Beretta, classe 1990 reduce da una stagione in A2 con la Vero Volley Monza. Tanta, troppa panchina per Luca Vettori, risultato decisivo ieri nel match per il bronzo con la Bulgaria. Il quesito è d’obbligo: perché così poco spazio per lo schiacciatore parmense, grande promessa del nostro volley? Berruto, inoltre, pare non voler provare altre alternative a Travica nel ruolo di palleggiatore (neppure nella fase eliminatoria), con il risultato che, quando l’italo-croato non è in giornata, la squadra va in barca. Michele Baranowicz poteva rappresentare una soluzione credibile, prima che delle frizioni personali portassero il neo regista di Macerata ad essere addirittura escluso dalla rosa per la Final Six…

Premessa: nel campionato italiano i club continuano a puntare sugli stranieri, dunque le scelte di Berruto appaiono tutt’altro che infinite. In particolare, a parte l’ottimo Birarelli, paghiamo una grave carenza nel reparto dei centrali: non è un caso se il ct sia stato costretto a pescare in A2 (anche dopo la rinuncia per motivi personali di Buti).
Occorre dunque sfruttare al meglio le scarne risorse a disposizione. E’ stato fatto? Difficile da dire. Ad esempio, come mai un opposto promettente come Giulio Sabbi, reduce da una buona stagione a Castellana Grotte, è stato relegato alla Nazionale B che ha vinto i Giochi del Mediterraneo?

Tutto ciò premesso, il risultato di questa World League, peraltro identico a quello delle Olimpiadi di Londra, possiamo definirlo assolutamente veritiero: Russia e Brasile, in questo momento, hanno qualcosa in più delle altre, mentre l’Italia figura come la prima del “resto del mondo”. Quel che chiediamo agli azzurri ed a Berruto stesso è di non accontentarsi di questa posizione, ma di vagliare tutte le possibili soluzioni per crescere e puntare nei prossimi anni al gradino più alto del podio. Si può fare, basta volerlo.

I Mondiali di taekwondo di Puebla 2013 si sono chiusi senza medaglie per l’Italia. Per qualcuno, dopo i trionfi di Londra 2012, potrebbe trattarsi di un deciso passo indietro, in realtà la situazione è decisamente più intricata.
La realtà: il movimento può contare su due eccellenze assolute di livello Mondiale, in grado di puntare al podio in ogni manifestazione. Stiamo parlando di Carlo Molfetta e Mauro Sarmiento, rispettivamente oro e argento alle ultime Olimpiadi. Entrambi in Messico non erano presenti, dunque sin dalla vigilia era prevedibile che, salvo sorprese, l’Italia non sarebbe salita sul podio.
Il valore delle punte non deve celare un livello medio della compagine tricolore ancora piuttosto distante dal resto del mondo, peraltro in una delle discipline più competitive e globalizzate del pianeta (tutti e cinque i continenti hanno conquistato almeno una medaglia). Gli unici che, sulla carta, potevano inserirsi nella lotta per i metalli preziosi erano Claudio Treviso e Leonardo Basile. Treviso, in particolare, rappresenta l’unico gioiello della generazione immediatamente successiva a quella di Molfetta e Sarmiento, testimonianza di un vuoto generazionale che solo da qualche stagione si sta cercando di colmare.
In effetti i motivi per sperare non mancano, come dimostrano alcuni giovanissimi che non hanno sfigurato nel contesto iridato: Giulia Giordano (classe 1995), Erica Nicoli (1995), Maristella Smiraglia (1996), Domenico Gemma (1993), Emanuele Riemma (1994), Danilo di Maggio (1992). I tecnici, giustamente, nell’anno post-olimpico hanno saggiamente deciso di lanciare le nuove leve, gettando l’occhio al futuro a lungo termine piuttosto che al risultato immediato.
Insomma, attenzione a dare per morto il taekwondo italiano: la rassegna iridata messicana ha segnato la prima tappa di un ricambio generazionale necessario e atteso da tanto, troppo tempo. Questi giovani cresceranno in fretta e, con il ritorno delle punte (chissà se anche di Veronica Calabrese, quinta alle Olimpiadi di Pechino 2008), arriveranno anche le vittorie.

federico.militello@olimpiazzurra.com

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