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‘Italia, come stai?’: canottaggio e cricket, alé! Sport di squadra, nessuno come noi

Federico Militello

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L’Italia è tornata una potenza del canottaggio. Dopo anni complessivamente bui, con piazzamenti discreti o poco più e con un’Olimpiade di Londra disastrosa, dove l’unica medaglia giunse da un equipaggio allenatosi al di fuori della squadra nazionale, i remi tricolori sono tornati a solcare le acque con antichi impeti e rinnovata vitalità.

Il bottino della prova di Coppa del Mondo di Lucerna risulta ricco e succulento. Sei imbarcazioni qualificate per la finale nelle specialità olimpiche, di cui ben cinque sul podio. Spicca in particolare l’apoteosi di Laura Milani ed Elisabetta Sancassani, entrate nella storia dopo aver regalato al nostro Paese il primo successo al femminile in questa competizione. Le bi-campionesse europee, forti di un affiatamento sempre più stretto, hanno trionfato con una superiorità schiacciante, indice di una competitività che ha ormai raggiunto una dimensione planetaria. Sulla strada verso Rio potremmo aver trovato un vero e proprio asso da calare in Brasile fra tre anni. Le Olimpiadi, appunto. Il pensiero non può che volare lì. Questa squadra fa sognare, con tanti equipaggi giovanissimi (del 4 senza senior, ad esempio, fa parte il 18enne Matteo Lodo), già in grado di battagliare ad armi pari con i migliori al mondo e, soprattutto, con margini di miglioramento enormi e tutti da scoprire.

Eppure i giovani, nelle passate stagioni, non mancavano di certo. Tante, troppe volte abbiamo visto l’Italia dominare nelle rassegne giovanili e poi vedere sperperare i propri talenti nel passaggio tra i “grandi”. Ora il vento sembra spirare in una nuova direzione. Cosa è cambiato dunque? Semplice: il ritorno del direttore tecnico Giuseppe La Mura. Il “professore”, con le sue modalità di allenamento all’avanguardia ed una capacità motivazionale unica, è riuscito in pochi mesi a plasmare la squadra con il supporto di tecnici competenti, preparati ed aggiornati. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Le diatribe del passato tra atleti, allenatori e Federazione sono ormai un lontano ricordo. Ora si ‘rema’ davvero tutti nella stessa direzione.

Significativo e, purtroppo, passato quasi sotto silenzio sui media è anche il trionfo della nazionale italiana di cricket, laureatasi Campione d’Europa per la prima volta nella storia. Un successo che conferma la tradizionale grandezza del Bel Paese negli sport di squadra, che ha vinto almeno una competizione internazionale (Olimpiadi, Mondiali, Europei, World League) in tutti i seguenti sport: calcio maschile, pallavolo maschile e femminile, pallanuoto maschile e femminile, beach volley, baseball, softball, football americano, hockey su pista, polo, basket maschile e femminile, calcio a 5 e cricket. Mancano l’hockey prato, dove siamo in fortissima crescita con la compagine femminile, il calcio donne, il rugby (a 15 e a 7) e la pallamano. Pochissime nazioni al mondo (o forse nessuna) possono godere di una tale completezza e vittorie negli sport di squadra.

Tornando al cricket, questa disciplina rappresenta il trionfo di quella che noi di Olimpiazzurra abbiamo definito come la “politica degli oriundi”. Sia chiaro, gli atleti della nazionale sono tutti italianissimi al 100%, ma quasi tutti di origine straniera, per lo più britannica o sud-asiatica. Da anni la selezione tricolore ha compiuto dei passi da gigante straordinari, mettendo finalmente le mani su un titolo che era sfuggito di un soffio nella precedente edizione. Ora il mirino è già puntato sulle qualificazioni ai Mondiali e, più in generale, ad un’affermazione di questa compagine anche nel contesto globale che vede le grandi corazzate appartenere proprio all’emisfero Sud del pianeta (oltre naturalmente all’Inghilterra che non era presente alla rassegna continentale).

federico.militello@olimpiazzurra.com

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