Ciclismo

Giovanni Visconti, il campione ritrovato

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Questa è la dimostrazione che la testa è tutto.” Poche, semplici parole, ancora trafelato per il grandissimo sforzo appena concluso, pronunciate ai microfoni di RaiSport subito dopo aver compiuto una splendida impresa sportiva: Giovanni Visconti ha voluto commentare così il suo successo odierno sul traguardo di Vicenza del Giro d’Italia, spettacolare bis di quanto fatto domenica sul Galibier.

In effetti, quello che sembrava essere un potenziale campione del ciclismo nostrano s’era un po’ perso per strada: l’ultimo anno e mezzo non era certo stato positivo per il tre volte campione nazionale, tra pochi successi-e di livello non eccelso-e sempre minor fiducia in se stesso. Un male subdolo, qualcosa di molto simile alla depressione: un continuo scoraggiamento, la paura e l’ansia che prendono il sopravvento, l’impossibilità di invertire la rotta. Ma al suo fianco, dal 2012, c’è Eusebio Unzué, team manager della Movistar e, ai tempi, mentore dei 5 Tour di Miguel Indurain: uno che ha diretto anche El Chava Jiménez, scalatore spettacolare e sfortunato, scomparso dieci anni fa proprio in seguito ad un lungo tunnel psicologico e mentale. Unzué non ha mai perso fiducia in Visco, gli ha sempre ripetuto che “chi è buono, è buono sempre” e Visconti, aiutato da tante persone e soprattutto dalla sua famiglia, ha ritrovato la serenità necessaria ed è ritornato a vincere. Due volte, due squilli forti e chiari, per far capire che d’ora in poi bisognerà ritornare a considerare anche lui.

Trent’anni non sono tanti, nel ciclismo di oggi altre tre o quattro stagioni ad alto livello sono garantite. Giovanni Visconti potenzialmente è un corridore da classiche, anche se non è mai riuscito a ottenere grandi soddisfazioni in queste storiche corse: eppure, se è vero che la testa è tutto e che chi è buono, è buono sempre, il suo futuro in tal senso potrebbe essere roseo. Perché la testa ora c’è e il talento non è mai mancato.

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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