Sci Alpino
SuperG Mondiali: la Goggia sfiora la gloria! Vonn ko
E’ difficile descrivere le emozioni di questa prima, interminabile giornata di Mondiali. Partenza prevista alle 10, rinviata dodici volte a causa della nebbia, fino a prendere l’ultimo treno delle 14.30. Le condizioni sono accettabili, ma non perfette: Maze, Gut e Mancuso sfoderano delle grandi prove, in mezzo al dramma di Lindsey Vonn, portata via in elicottero dopo un gravissimo incidente. E poi Sofia Goggia, l’outsider assoluta, trentatreesima a partire, che si ferma a cinque centesimi dal bronzo.
E’ difficile immaginare cosa sia passato nella testa delle atlete in quelle lunghe ore di attesa al cancelletto di partenza. E’ ancora più difficile immaginare i loro pensieri dopo il dramma di Lindsey Vonn, caduta dopo un salto: dovrebbe trattarsi della rottura dei crociati per la grande campionessa (qui notizie più fresche). Ci saranno-ci sono già-polemiche interminabili sulla correlazione tra la sua caduta e le condizioni di gara e sulla volontà di gareggiare a tutti i costi. Prima dell’incidente dell’americana, comunque, Tina Maze e Lara Gut avevano tirato fuori tutto il loro talento: ad un certo punto, sembrava persino che la performance della ticinese fosse inavvicinabile, invece la slovena ha unito, come solo lei sa fare, perfezione tecnica e velocità, per chiudere in 1:35.39, lasciando alla Gut la medaglia d’argento, a 38/100. Il bronzo è appannaggio di Julia Mancuso, scesa poco dopo l’incidente della compagna di squadra: dunque, un bronzo che vale molto di più, considerando le difficili condizioni-soprattutto psicologiche-in cui si è tenuta la sua prova.
E poi…e poi viene Sofia Goggia. Lei che è ripartita, a settembre, allenandosi spesso da sola, col fido skiman Mattia Lavelli, dopo l’ennesimo infortunio. Lei che non ha mai fatto gare di velocità in Coppa del Mondo, pur avendo il posto fisso proprio in supergigante. Lei che partiva col pettorale 33, quando le altre stappavano già lo champagne. Lei, la grande bergamasca con la testa da vincente, ha dato l’anima, forte del fatto che in pochissimi la conoscevano, forte soprattutto delle sue grandi doti tecniche e da scivolatrice. Aveva intermedi clamorosi, da bronzo e forse anche da argento, prima di tenere un po’ troppo nelle porte finali, e di chiudere a 57/100 dalla Maze, ad appena 5, maledetti centesimi dal bronzo. Ma va bene così, perché oggi il mondo ha capito chi è veramente Sofia Goggia.
Un grande applauso lo merita Daniela Merighetti, settima, davvero ottimista per la discesa. Più indietro Elena Curtoni, diciottesima a +1.73; ventunesima una Nadia Fanchini in lacrime al traguardo, perché “ogni volta ce n’è una, non riesco mai a sciare in tranquillità”.
Comunque, se questo è l’inizio, sarà un Mondiale dalle mille emozioni.
foto tratta da raceskimagazine.it
marco.regazzoni@olimpiazzurra.com