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Un novembre infuocato per l’Italia del rugby

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E’ tutto pronto, l’Italrugby sta per tornare. E lo fa con tre test match contro avversari di livello mondiale, che saranno il banco di prova forse decisivo per il Sei Nazioni del febbraio 2013. Saranno anche le ultime occasioni per migliorare il ranking – dove siamo 11esimi al momento – in vista dei sorteggi del 3 dicembre per il Mondiale 2015, una missione che resta comunque di difficile raggiungimento.

Tonga il 10, gli All Blacks il 17 e a chiudere l’Australia sette giorni dopo infiammeranno il novembre della nostra nazionale, chiamata soprattutto a sfornare delle prestazioni convincenti per certificare quella che sembra una crescita costante del rugby italiano. Se contro i Campioni del Mondo e i Wallabies le possibilità di vittoria rasentano lo zero per ovvie motivazioni, concrete chance di successo si presentano contro la formazione tongana. Nel ranking gli isolani sono al 12esimo posto, un gradino sotto l’Italia e proprio in questa ottica, il match di sabato al Rigamonti di Brescia diventa fondamentale: affermarsi contro Tonga, avversario duro ma non irresistibile, consoliderebbe la posizione della nostra nazionale in classifica e non solo. Una vittoria nel primo test-match infonderebbe al gruppo quella consapevolezza nei propri mezzi che ancora manca e che risulterebbe fondamentale in vista dei due impegni successivi. Arrivare sereni mentalmente alle sfide contro Nuova Zelanda ed Australia permetterebbe alla squadra di Jacques Brunel di affrontare gli incontri con meno timore e più spensieratezza, per usare un termine di moda ultimamente. Le sconfitte saranno inevitabili, ma se dovesse crearsi il contesto di cui sopra, l’Italia potrebbe quantomeno uscire dall’Olimpico e dal Franchi a testa alta e con la consapevolezza di aver giocato due partite di spessore. Congetture, sia chiaro, ma nemmeno troppe azzardate.

Ma come arrivano gli azzurri alle sfide di questo novembre di fuoco? L’entusiasmo e la grinta non mancano di certo, il gioco è la vera incognita. Il lavoro di Brunel, la cui impronta comincerà a farsi sentire soprattutto ora, sarà incentrato in particolare sulle fasi offensive, ancora confusionarie e troppo spesso piene di errori di handling. La causa – se così si può chiamare – è da ricercare nell’eccessivo affidamento alla mischia e alle altre fasi statiche del gioco, che sono naturalmente i punti di forza della nazionale ma anche di tutti i club italiani. La dimostrazione più evidente di tutto ciò è la differenza tra il reparto degli avanti e quello dei trequarti. Il primo è storicamente il perno su cui ruota l’intera squadra azzurra, in particolare Brunel può vantare una terza linea di livello mondiale: Parisse, Barbieri, Zanni, Vosawai e Favaro farebbero impallidire qualsiasi formazione avversaria. Forte anche la seconda linea con Minto, Geldenhuys e Pavanello e fortissima la prima linea, Castrogiovanni su tutti. Per contro, i trequarti sono il reparto ancora da svezzare, nonostante un livello medio di assoluto rispetto. Manca la definitiva esplosione che consentirebbe il salto di qualità e un gioco alla mano e al piede più fluido ed efficace. Manca, insomma, un numero 10 di spessore e un calciatore affidabile (Di Bernardo…). Tra i centri e le ali non mancano le soluzioni, bensì un’adeguata impostazione tecnica. Benvenuti e Sgarbi rappresentano il top, ma dovranno continuare a crescere, al pari di McLean all’estremo. Per loro parlerà il tempo, così come per tutta la squadra azzurra; è quello che inevitabilmente occorre al progetto del ct francese, ma chissà che i primi miglioramenti non si possano vedere già a partire da sabato. Tonga è avvisata.

Foto: jalsport.it

 

daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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