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Luca Bigi, rugby: “In Italia è cambiata l’organizzazione, i risultati arriveranno. Ci serve solo fiducia”

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Il tallonatore delle Zebre e capitano dell’Italia Luca Bigi racconta in un’intervista esclusiva a OA Sport come sta vivendo questo periodo di stop dello sport a causa dell’emergenza sanitaria. Con lui abbiamo approfondito lo stato dell’arte di Zebre e Italia.

Luca, prima domanda ormai scontata in questo periodo. Come sono andati questi mesi di quarantena, cosa hai fatto?

“È stato un periodo con dei pro e dei contro. Avevamo la casa in ristrutturazione quasi pronta, così mi sono potuto dedicare un po’ agli interni, ho pitturato, ho fatto un po’ di lavori. Ho dedicato tanto tempo alla mia famiglia e a mio figlio, che nell’ultimo anno e mezzo ho visto poco tra impegni. Quindi tra casa nuova, bambino e un po’ di allenamento i 2 mesi e mezzo sono passati. È stato impegnativo, ma bello. Ora però c’è voglia di tornare in campo, c’è tanta voglia di tornare a giocare”.

Passiamo al rugby giocato e iniziamo dalle Zebre. Quella che state vivendo è una stagione sicuramente difficile. Ti aspettavi questi risultati o pensavi che avreste potuto togliervi qualche soddisfazione in più?

“Guarda, è stata una stagione difficile. Abbiamo sbagliato due partite ed è un concetto che ho ripetuto più volte. Con Leinster, quella persa all’ultimo minuto di Bristol. I nostri obiettivi sono ben chiari, soprattutto le partite in casa devono trasformare il Lanfranchi in un campo difficile per tutti. La squadra è crescita, anche con gli innesti dell’anno scorso è migliorata molto. Poi, purtroppo, ci siamo dovuti fermare, ma siamo in crescita. Direi non una stagione negativa, ma una stagione in crescita, ma dobbiamo fare meglio. C’è stata una crescita anche organizzativa, di professionalità anche nostra e abbiamo già analizzato cosa fare in vista della prossima stagione”.

Cosa ti aspetti dalla prossima stagione delle Zebre?

“I nuovi tecnici che arrivano dalla nazionale juniores, i giovani innesti che sono forse inesperti, ma di qualità, mi fanno essere fiducioso. La campagna acquisti è stata focalizzata sui giovani italiani per far loro raggiungere un’esperienza internazionale e la loro presenza ha già portato comunque un’energia all’interno del gruppo davvero davvero notevole. Poi Moretti e Roselli hanno un ottimo feeling con i giovani, avendoli conosciuti bene ai tempi delle nazionali giovanili, li hanno formati e questo può aiutarci sicuramente. Sono arrivati all’interno di un gruppo consolidato, che ha fatto passi avanti. Ora, dopo lo stop, dobbiamo soprattutto ritrovare la forma fisica, che sicuramente non è eccellente e affrontare le due partite contro Treviso come partite ufficiali, quali sono, anche se purtroppo non ci possono dare nulla per la classifica. Dobbiamo giocare dando il massimo, introducendo il più possibile i giovani”.

Passiamo alla Nazionale. L’arrivo di Franco Smith ha sicuramente portato delle novità. La prima è il tuo ruolo di capitano. Come ti sei trovato a guidare gli azzurri a febbraio?

“Sono state sette settimane intense, in un ruolo nuovo, anche se una certa leadership già c’era dietro le quinte, con la responsabilità della mischia ordinata. Questo è stato motivo di impegno, dedizione, la voglia di rispettare il ruolo che mi è stato affidato verso i compagni, lo staff e il movimento. Sono state settimane intense, abbiamo stravolto un po’ il nostro modo di giocare, c’è stato un adattamento importante da parte della squadra, un impegno importante per imparare il nuovo gioco. Non abbiamo certo visto prime linee fare grubber (ride, ndr.), abbiamo semplicemente giocato a rugby, ma con le nuove linee guida. Serviva tanta attenzione per non dover ripetere quotidianamente concetti magari imparati il giorno prima, ma è stata una bella esperienza, dura, ma con una grande collaborazione con lo staff. Abbiamo lavorato bene. Adesso vediamo, non è ancora ben chiaro il programma internazionale, ma lo staff è in continuo collegamento con le franchigie. Il lavoro sarà, come detto, riprenderci fisicamente anche guardando alla nazionale, evitando piccoli infortuni. Dobbiamo trovarci pronti. Forse è anche più semplice ora concentrarci sull’aspetto fisico senza dover preparare partite o recuperare da infortuni, quindi il carico di lavoro è buono e siamo abbastanza avanti. Quando potremo fare contatto mi auguro che tutti i giocatori saranno pronti”.

Cosa serve all’Italia per fare il salto di qualità e giocarsela costantemente alla pari con tutte le squadre?

“Insomma, quando vinceremo? (Ride). Guarda ho visto il lavoro e i risultati di Treviso in questi anni, la crescita delle Zebre, la voglia di migliorare anche con acquisti mirati. Vedo come è cambiata l’organizzazione, poi risultati delle giovanili, la qualità dei ragazzi che escono dalle giovanili e che oggi sono già pronti anche fisicamente al livello internazionale. Quando iniziai io non c’era gente preparata tecnicamente e fisicamente come oggi, con un’etica del lavoro e del sacrificio come vedo oggi. Vedo tanta consapevolezza, etica del lavoro, crescita che, portata in Nazionale ci darà una mano in più. Poi, va detto, magari due vittorie importanti che ci dessero positività, consapevolezza, sarebbero importanti. Penso che oggi dovremmo fare un panorama a 360°, vedere cosa stiamo facendo, dove siamo arrivati, focalizzare i nostri obiettivi. Essere presenti 80 minuti sul campo, che non è solo una questione di fitness, ma serve anche focalizzarsi, azzeccare il passaggio finale, avere la mente libera per prendere decisioni sotto pressione, gestire le partite senza pensare solo alla stanchezza fisica. Dobbiamo lavorare ogni giorno come dovessimo disputare un match internazionale il giorno dopo. Serve, ma c’è, la voglia di migliorare. Noi giocatori non possiamo pensare a quel che succede fuori dal campo, alla programmazione per Francia 2023, ma dobbiamo porci obiettivi mensili e renderli raggiungibili. Dobbiamo pensare a fare il nostro lavoro, svegliarci e dedicare tutto il giorno al nostro obiettivo. Il supporto club e nazionale c’è”.

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duccio.fumero@oasport.it

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Foto: Massimiliano Carnabuci – LPS

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