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Editoriali

‘Italia, come stai?’: il bilancio della stagione dello sci alpino. Paris e Goggia fuoriclasse, male le discipline tecniche

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La lunga stagione dello sci alpino si è conclusa ieri. Dominik Paris si è consacrato come autentico e puro fuoriclasse, collezionando successi a raffica e, soprattutto, il titolo iridato di SuperG, nonché la Coppa del Mondo nella medesima specialità. Anche Sofia Goggia, pur in un’annata a mezzo servizio condizionata da un grave infortunio, non ha fatto mancare il suo contributo, confermandosi una fuoriclasse indiscussa. I trionfi delle stelle, come accadeva anche in passato, tendono a camuffare diverse lacune palesi. E’ indubbio che qualche giovane si sia affacciato alla grande ribalta internazionale con valide ambizioni: occorrerà investire e lavorare nel modo giusto per poter raccogliere dei frutti succulenti nei prossimi anni.

VELOCITA’ MASCHILE: Dominik Paris è il nuovo fenomeno mondiale della velocità. Sette vittorie in Coppa del Mondo, la sfera di cristallo e l’oro iridato di superG. Che l’altoatesino potesse dominare il circuito lo si pensava da tempo, tuttavia in passato aveva sempre pagato dazio ad una scarsa costanza di rendimento. Cosa è cambiato dunque? E’ arrivata una svolta di natura mentale. Le vittorie hanno accresciuto l’autostima del nativo di Merano, ora davvero convinto di poter vincere sempre e comunque, su qualsiasi pista o condizione della neve. Il grande feeling con i materiali gli ha inoltre consentito di possedere una marcia in più rispetto agli avversari nei tratti di puro scorrimento, dove riesce a far valere una potenza fisica debordante. Paris è il terzo più grande sciatore italiano di tutti i tempi dopo Alberto Tomba (inarrivabile) e Gustavo Thoeni. Esiste una grande differenza rispetto a questi due illustri predecessori: all’età attuale di Paris, Thoeni si era già ritirato, Tomba lo avrebbe fatto di lì a poco. Per l’altoatesino, che compirà 30 anni ad aprile, il meglio deve invece ancora arrivare. Gli scenari dello sci sono mutati ed al giorno d’oggi l’esperienza riveste un ruolo cruciale, soprattutto nelle discipline veloci. Ecco perché non è insensato pensare ad un Paris super competitivo fino alle Olimpiadi Invernali del 2026, che si spera possano essere ospitate da Milano e Cortina d’Ampezzo. Se Paris assicura ancora diversi anni di successi, sarebbe letale adagiarsi sugli allori, perché le alternative scarseggiano. Christof Innerhofer, ormai 34enne, aveva iniziato bene la stagione con tre podi, salvo subire un calo proprio da gennaio in avanti proprio in concomitanza con le piste che più avrebbero dovuto esaltarlo. Sembrava finalmente poter sbocciare Emanuele Buzzi, infortunatosi però gravemente all’arrivo della discesa di Wengen conclusa in sesta posizione. Si è rivisto un buon Mattia Casse (che ha un anno in meno di Paris) e chissà che non possa compiere il definitivo salto di qualità nel prossimo biennio. Qualche sprazzo si è intravisto anche dal rientrante Matteo Marsaglia, altro velocista non più giovanissimo. Pochi, pochissimi segnali sono giunti invece dalle nuove leve: i vari Davide Cazzaniga, Florian Schieder ed Alexander Prast, di tanto in tanto, si sono ben comportati in Coppa Europa, ma non sono ancora pronti per affrontare la Coppa del Mondo da protagonisti.

VELOCITA’ FEMMINILE: prima del ritorno di Sofia Goggia, l’Italia aveva ottenuto un solo podio grazie a Nicol Delago, seconda nella discesa della Val Gardena a dicembre. Un dato che la dice lunga su come la squadra, attualmente, sia quasi completamente dipendente dalla campionessa olimpica bergamasca. La classe 1992 è cresciuta ulteriormente dal punto di vista tecnico rispetto a PyeongChang 2018: ora è più sicura e meno istintiva e le “goggiate” a cui ci aveva abituati sono ormai quasi scomparse. In poco meno di due mesi ha portato a casa tre top3 in Coppa del Mondo (con una vittoria) e l’argento in superG ai Mondiali: risultati da autentico fenomeno. Se Sofia non avrà intoppi durante l’estate, il prossimo anno potrebbe puntare a diventare la prima antagonista di Mikaela Shiffrin per la classifica generale (senza dimenticare la slovacca Petra Vlhova), fermo restando che al momento l’americana appare oggettivamente di un altro pianeta per chiunque. Una futura rivale dell’azzurra, soprattutto in discesa, potrebbe diventare presto Nicol Delago. La 23enne di Selva Val Gardena ha compiuto un salto di qualità evidente: dotata di una grande sensibilità nei piedi che le consente di fare la differenza nei tratti di puro scorrimento, può fare affidamento su una buona tecnica di base, che chiaramente andrà affinata. Nel complesso, non manca così tanto per diventare una big in pianta stabile del circuito, anche se quest’ultimo gradino resta chiaramente sempre il più complesso. Da seguire con curiosità anche la sorella minore Nadia Delago, autrice di un’ottima annata in Coppa Europa. E’ mancato il guizzo da podio alla veterana Nadia Fanchini, mentre non è stata una buona stagione per Elena Curtoni. Federica Brignone, infine, può essere competitiva in discesa e superG solo su piste che presentano importanti difficoltà dal punto di vista tecnico. La sensazione è che con Goggia e le sorelle Delago siamo piuttosto ben coperti per il futuro a medio e lungo termine.

DISCIPLINE TECNICHE MASCHILI: un nuovo anno senza podi in gigante e slalom, ormai sta diventando una malinconica abitudine. Dobbiamo essere onesti: i vari Luca De Aliprandini, Riccardo Tonetti, Stefano Gross, Giuliano Razzoli e Manfred Moelgg, anche in vista delle prossime stagioni, potranno ambire a qualche exploit isolato, ma di certo non a competere in pianta stabile con avversari del calibro di Hirscher, Kristoffersen, Pinturault o Noel, per non parlare di giovani rampanti come lo svizzero Odermatt. La disciplina più in crisi in assoluto è proprio il gigante, la cui ultima top3 risale al 18 dicembre 2016, quando Florian Eisath giunse terzo sulla Gran Risa, festeggiando l’unico podio della sua carriera. Tra i giovani il solo Simon Maurberger (comunque non più giovanissimo) sembra poter garantire qualche prospettiva interessante, anche se l’habitat naturale dell’altoatesino appare quello del parallelo, disciplina che dal prossimo anno prenderà sempre più corpo. Lo stesso Riccardo Tonetti dovrebbe ulteriormente specializzarsi nella combinata alpina, specialità che sembra sempre sul punto di sparire e che invece ogni volta, in qualche modo, riesce a salvarsi. Il pericolo diventa ora quello di individuare Alex Vinatzer come il possibile salvatore della Patria in slalom: l’oro conquistato ai Mondiali juniores ed i buoni sprazzi mostrati in Coppa del Mondo raccontano di un atleta di sicuro talento, ma caricarlo di troppe pressioni potrebbe risultare deleterio. Vinatzer dovrà lavorare sulla stabilità tecnica (ad oggi tende troppo ad arretrare) e crescere per gradi, iniziando in primis a scalare posizioni nella World Ranking List. Anche l’altoatesino, così come Maurberger, è molto adatto ai paralleli che chissà che questa disciplina non possa rappresentare l’appiglio per la rinascita nelle discipline tecniche.

DISCIPLINE TECNICHE FEMMINILI: a nostro avviso non è stata una buona stagione. In gigante Federica Brignone ha agguantato due podi (con una vittoria) tra ottobre e novembre, dopodiché ha perso posizioni nelle gerarchie. L’esplosione di Vlhova tra le porte larghe, la costanza impressionante di Shiffrin, la classe di Rebensburg e Worley, senza dimenticare l’imminente esplosione del fenomeno neozelandese Alice Robinson, già sul podio nelle Finali di Soldeu, la dicono lunga su un livello innalzatosi rapidamente a dismisura e che probabilmente ha colto impreparata l’azzurra, comunque limitata dall’infortunio estivo che ne aveva compromesso la preparazione. Il solo terzo posto di Kronplatz non può bastare inoltre ad una Marta Bassino che ancora non riesce ad evadere dall’appellativo di “grande promessa” a quello di campionessa affermata. Anche in questo caso potrebbe venire in soccorso della squadra Sofia Goggia, tornata su livelli più che discreti anche in gigante. La nota più dolente in assoluto resta infine quella dello slalom. Con il ritiro di Chiara Costazza, resterà la sola Irene Curtoni a fare da chioccia ad un gruppo di giovani ancora lontane anni luce dal gotha della specialità. Rispetto al passato un nome nuovo c’è ed è quello di Lara Della Mea, già medaglia di bronzo ai Mondiali nel Team Event (altra specialista del parallelo come Vinatzer e Maurberger?). La classe 1999 di Tarvisio possiede talento e, soprattutto, personalità per emergere, anche se fisicamente paga un gap devastante nei confronti di campionesse come Petra Vlhova. Al momento il divario dalle big dei rapid gates resta comunque molto ampio, dai 2 secondi in su a gara. Per questo non è possibile farsi illusioni e solo il tempo ci dirà se Lara Della Mea sarà l’atleta in grado di rilanciare la disciplina storicamente più problematica per l’Italia.

federico.militello@oasport.it

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Foto: Shutterstock.com

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