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Superbike: Chaz Davies, il cavaliere al servizio della regina Ducati

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Chaz Davies compie 30 anni. Il nativo di Knighton, Galles, è giunto ad una età in cui una persona, e di conseguenza anche uno sportivo professionista, è in teoria nella fase della piena maturazione, potendo dare il massimo del proprio potenziale, non ancora annacquato dalla carta anagrafica che avanza, unendo al contempo una solida base di esperienza alle spalle. Nel caso di Davies l’obiettivo è chiaro: riportare il titolo piloti in Ducati. Alloro che manca dal 2011, quando lo spagnolo Carlos Checa riuscì a conquistare il campionato per la casa emiliana dominando la contesa.

Davies sembra essere giunto nel momento giusto della sua carriera per riuscirci. Forgiato da un percorso tutt’altro che semplice e lineare, partito dai campionati inglese e spagnolo 125, in cui il gallese ha iniziato a mettersi in evidenza, passando per l’esperienza nelle tre categorie dell’epoca del Motomondiale: 125, 250 e la già esistente Motogp. Con un ruolino di marcia tutt’altro che esaltante: 0 vittorie, 0 podi ed un 13° posto in classifica generale come miglior risultato. Tale china ha portato Davies a cambiare la propria strada, passando tra le derivate di serie e cercando di costruirsi li uno sbocco di carriera maggiormente felice e fruttuoso.

L’inizio non è avvenuto nel nostro continente, bensì in America, nel 2008. Ed arrivano le prime soddisfazioni, tra cui una prestigiosa affermazione alla 200 miglia di Daytona, vari podi ed un rendimento maggiormente convincente, che gli permette di far ritorno in Europa e competere nel mondiale Supersport, vera e propria anticamera per lo sbarco in Superbike. Ed è un crescendo: fugace apparizione nel 2009 con la Triumph, 2010 di consolidamento sempre con la medesima marca e trionfo nel 2011, in sella alla Yamaha: 6 vittorie ed altri due podi in 12 gare, mondiale in cassaforte con una superiorità evidente sulla concorrenza. Naturale punto di approdo, a questo punto, la Superbike.

E nella “top class” delle derivate di serie, anche qui, la progressione è netta e convincente: dalla top 10 raggiunta nel 2012 con Aprilia si passa all’approdo in Ducati nel 2014, in cui ai miglioramenti del gallese fa il paio una costante crescita di una moto, la Panigale, nata con tante aspettative ma a rischio di essere destinata a naufragare nelle zone poco nobili della classifica, dopo un 2013 disastroso. Ed invece ora la coppia sembra pronta, forte di un biglietto da visita che recita 16 vittorie e 35 podi nelle ultime due stagioni, a potersi giocare le proprie carte dalla prima all’ultima gara. Che in fin dei conti resta l’unico vero limite palesato dal binomio succitato, vero ostacolo alla voglia di impensierire in ottica titolo Jonathan Rea e la sua Kawasaki. Con la prospettiva di poter tornare in Motogp, laddove arrivasse il tanto agognato successo. Anche se gli appassionati della categoria sperano di vederlo a lungo ancora in Superbike, dove ha tutto per gettare le basi per fare la storia. E’ un ringraziamento che deve, dovrebbe, ad un mondo che gli ha dato terreno fertile per svoltare la carriera.

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Foto: Pier Colombo

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