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Tennis, Roger Federer pronto al comeback: il Re programma altri tre anni, ma i risultati emetteranno la sentenza definitiva. A Wimbledon il primo bilancio

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La stagione tennistica che è appena cominciata si impregna di numerosi motivi di interesse, ma non possiamo certamente negare che il più suggestivo sia quello legato al ritorno alle competizioni di Roger Federer, reduce da un 2016 travagliato per via degli infortuni e concluso anzitempo dopo la sconfitta nella semifinale di Wimbledon contro Milos Raonic al quinto set. Lo svizzero ha assaporato il rientro già alla Hopman Cup sebbene si trattasse soltanto di una esibizione, mentre il comeback ufficiale avrà luogo agli Australian Open che predono il via a Melbourne a partire dal 16 gennaio prossimo.

In quel di Perth, dove Roger rappresentava la Svizzera assieme a Belinda Bencic, l’elvetico ha avuto modo di testare la propria condizione contro Daniel Evans, Alexander Zverev e Richard Gasquet, archiviando la settimana con un bilancio abbastanza positivo di due vittorie e una sconfitta, oltre a cinque set vinti e due persi. Il carattere non agonistico della manifestazione rende naturalmente difficile intravedere quali siano le reali chance del Re di essere competitivo quando si comincerà a fare sul serio, ma già il secondo dei tre incontri, quello al cospetto del giovane rampante Zverev, ci permette di stilare alcune considerazioni: il servizio è sempre più un colpo imprescindibile nell’arsenale di Federer, bravissimo a migliorare e a variare questo fondamentale grazie anche all’ausilio del nuovo attrezzo. Dall’altro lato, a questo punto della sua carriera, il 17 volte Slam ha palesato di fare enorme fatica contro giocatori che impongono un certo ritmo da fondo-campo impedendogli così di prendere in mano le operazioni. Questo fattore potrebbe rivelarsi decisivo soprattutto nei Majors dove si gioca tre set su cinque, e nei quali i match assomiglieranno molto a quello disputato contro Zverev piuttosto che a quelli contro Evans e Gasquet. Difficilmente, infatti, l’attuale classifica di Roger gli consentirà di avere un tabellone agevole in Australia, se si considera che in prospettiva il basilese potrebbe incrociare Rafael Nadal addirittura al terzo turno e Novak Djokovic in quello successivo.

Pertanto, pensando anche alle temperature estreme e alla superficie non troppo veloce di Melbourne, sarebbe più lecito aspettare almeno Wimbledon per poter tracciare un primo bilancio sulle aspettative di Federer anche in ottica futura. Non è da escludere che l’elvetico possa decidere di saltare interamente la parte di stagione dedicata alla terra battuta, o comunque limitarsi al solo Roland Garros che rappresenta senza dubbio lo Slam in cui ha minori possibilità di successo. Sarebbe forse anche la scelta più lungimirante se si riflette sul fatto che l’ultima campagna parigina degna di nota da parte del Re risale ormai al lontano 2011, escludendo l’edizione 2012 quando si arrese nettamente in semifinale a Djokovic dopo aver tuttavia beneficiato di un tabellone favorevole. Non c’è dubbio, quindi, che il campione rossocrociato cercherà di riservare a Wimbledon tutte le residue energie a disposizione per vincere forse l’ultimo grande trofeo della sua strepitosa carriera, “utilizzando” come appello proprio gli Us Open vista la velocità del terreno di gioco, il quale garantì a Pete Sampras l’impresa prima del congedo. Londra e New York sono anche i Majors in cui Federer ha giocato le ultime tre finali, sfiorando soltanto il bottino pieno ma arrendendosi alla fine al solito cannibale Djokovic.

Lo svizzero ha fissato i suoi programmi su un periodo di tempo di tre anni, ma indubbiamente saranno i risultati a parlare in conclusione; è evidente, perciò, che se dovesse risultare chiaro che l’ex numero uno del mondo non sia più in grado di giocarsela con i migliori, ecco che lo spettro del ritiro al termine del 2017 potrebbe non essere una prospettiva utopistica. I suoi tifosi e tutto il mondo del tennis si augurano che non sia così, trovandoci dinnanzi ad uno degli sportivi più idolatrati e apprezzati degli ultimi 15 anni, oltre che garanzia di business e visibilità per questo sport indissolubilmente legato al nome di Federer. Non resta pertanto che ammirare il suo tennis fino a quando sarà possibile, senza disperarsi troppo in caso di sconfitte premature ma sperando che il Re riesca a sfoderare la propria versione migliore negli appuntamenti più importanti. Roger ha costituito probabilmente la perfetta sintesi tra il tennis che era e quello che verrà, anche se non bisogna mai dimenticare che lo sport è sempre più importante del singolo interprete. Quindi anche in caso di “dipartita” a fine anno, la mente deve ripercorrere i momenti del ritiro di Michael Jordan, Diego Maradona, Michael Phelps, e guardare subito alle opportunità che potrà riservare il futuro. Oggi, infatti, sono in tanti a disprezzare i tennisti-robot che si profilano all’orizzonte, ma state certi che prima o poi si imparerà o si dovrà imparare ad amare anche quelli. Non ancora però…

simone.brugnoli@oasport.it

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Foto: Pagina Facebook Wimbledon

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