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Rugby, Conor O’Shea: “Sono venuto per cambiare il sistema. Abbiamo fatto bene, ma dobbiamo fare di più”

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Conor O’Shea è stato scelto per rilanciare il rugby italiano e sotto la sua guida tecnica l’Italia è riuscita ad ottenere una storica vittoria contro il Sudafrica. Il Corriere della Sera ha intervista l’allenatore irlandese e questi sono alcuni dei passaggi salienti della sua intervista.

Idee molto chiare su cosa fare per O’Shea: “So benissimo che il rugby italiano ha fame di vittorie. Vincere piace, fa bene e porta nuove forze perchè i più giovani hanno bisogno di eroi per appassionarsi a uno sport. Ho vista cosa è successo con il Sudafrica, ma so anche che siamo all’inizio di un percorso. Può essere un paradosso, ma per noi vincere non è la prima cosa”.

Un grande obiettivo per il tecnico irlandese: “In Italia ci sono passione, volontà, strutture e tanti ragazzi che vogliono giocare. Però ogni quattro anni si rincomincia da capo con un nuovo allenatore della Nazionale. Sarebbe più semplice, per me, pensare solo alla mia squadra, preoccuparmi di vincere qualche partita e non incidere in profondità. Ma io sono venuto per cambiare il sistema, per liberare le potenzialità del rugby italiano”.

Cosa bisogna cambiare e su cosa bisogna intervenire: “Dalla testa. Le sconfitte lasciano il segno, c’è chi si è assuefatto e gli avversari sono convinti che contro l’Italia basti aspettare per portare a casa la partita. E’ un cerchio che va spezzato subito e la vittoria sul Sudafrica è stata molto importante per questo. Ha fatto capire, a noi soprattutto, che dobbiamo solo lavorare e avere fiducia”.

Un bilancio del lavoro fatto finora: “Abbiamo fatto cose buone, ma dobbiamo fare di più e meglio. Le franchigie devono cominciare a vincere, dobbiamo lavorare di più e sapere per cosa stiamo lavorando”.

Un commento anche sul Sei Nazioni e sulla novità dei punti bonus: “Sarà molto lungo, duro, tutte sono cresciute. L’Inghilterra non ha mai perso, l’Irlanda ha battuto gli All Blacks. I punti bonus potrebbero essere una novità positiva. Se perdi di 10 e manca poco alla fine, con il bonus hai una motivazione per continuare a lottare”.

Nel rugby da tempo si usa la tecnologia e anche nel calcio c’è il progetto Var, ma O’Shea è scettico: “Oggi su ogni partita ci sono molti soldi, avere certezze è una necessità. Il calcio ha risolto un problema del gol fantasma, ma la tecnologia non può controllare tutto. La moviola deve essere usata solo per gli episodi che cambiano la storia della partita. C’è poi un altro problema. Nel football americano è l’allenatore che pensa di aver subito un torto a chiedere la moviola, non l’arbitro. Credo sia il sistema migliore, due chiamate a tempo fatte dall’allenatore o nel rugby dal capitano. Troppe interruzioni finirebbero per rovinare il gioco”.

 

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foto Twitter FIR

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