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Nuoto, Federica Pellegrini: “Il flop di Rio? La vicinanza al ciclo. Il mio programma è quadriennale”

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“Certi amori non finiscono…” cantava Antonello Venditti ed è un po’ questo che si sarà ripetuta mille volte, nel cuore e nel cervello, Federica Pellegrini all’indomani di quella sfortunata finale dei 200 stile libero di Rio de Janeiro. Un quarto posto che ancora fa male per le attese che la campionessa di Spinea aveva. Ora però si è aperto un nuovo capitolo il cui target è Tokyo 2020 e la prima tappa è stata un successo: medaglia d’oro ai Mondiali di Windsor in vasca corta nell’amata distanza delle otto vasche (nella piscina da 25 metri). In un viaggio tra passato, presente e futuro quello affrontato da Federica, intervistata dal Corriere della Sera, esplicitando le motivazioni che l’hanno spinta a continuare nonché il perché di quella controprestazione improvvisa nell’ultimo atto carioca.

“L’obiettivo sono i Mondiali di Budapest – precisa perentoriamente la veneta – Il programma è quadriennale, una volta deciso, era scontato. Fare la quinta Olimpiade mi attrae molto anche se non so quanto potrò essere competitiva a Tokyo, a 32 anni”. Una Pellegrini che ha dunque vissuto la rassegna iridata in Canada come una rivincita: “Era l’ultimo oro dei 200 che mi mancava, a 28 anni l’avevo già dato per perso. Una bellissima sorpresa, comunque voluta”.

Un’annata estremamente positiva (oro agli Europei di Londra oltre che il successo citato nella piscina nordamericana) il cui unico neo (non da poco) è quella finale in Brasile. La nuotatrice azzurra è tornata sull’accaduto ed ha spiegato, a cinque mesi di distanza, le cause di quel riscontro: Mi sono ascoltata dentro a lungo, ho parlato con Matteo (Giunta, l’allenatore ndr.) ed alla fine abbiamo capito che la causa è stata la vicinanza al ciclo. L’ho calcolato malissimo, e mi sono trovata a gareggiare nel momento peggiore fisicamente: mi sentivo come su un’altalena, con cali e stanchezze repentine – ammetta la pluricampionessa mondiale aggiungendo – Già in finale ero completamente un’altra persona rispetto al giorno prima. Non mi era mai capitato in passato ed a Rio invece è successo. Ma non mi attacco a scuse: è un aspetto che ho sottovalutato“.

Motivazioni mentali rispedite dunque al mittente da parte della Pellegrini circa quel brutto risultato:Non ammetto che possa venirmi affibbiato il solito problema mentale. E’ passato il tempo in cui ero bambina alle prime armi. Era la mia quarta finale olimpica, sapevo cosa mi giocavo. Anzi, a detta di tutti ero persino troppo tranquilla…Quel giorno me lo porterò dentro tutta la vita. Appena uscita dall’acqua ho detto “basta non voglio più soffrire cosi”. I pianti e le facce disperata di chi mi stava intorno spero di non rivederli mai più”.

In questo senso, la “Divina” ha trovato nella famiglia una valvola di sfogo importante: “E’ stata importantissima come sempre. Mia mamma mi ha detto: “Primo, hai le staffette, non puoi abbandonare la squadra; secondo, sei la portabandiera, stai lì zitta e basta”. Ho risposto: “Ok, mamma resto”. Ma non avrei mai accettato di smettere con quell’ultimo ricordo del nuoto”.

Federica poi ha esposto il suo programma di preparazione e l’importanza rivestita dai 100 stile libero: “Ho ripreso il dorso e inserirò un po’ di delfino. Variare è fondamentale. I 100 stanno diventando la mia seconda gara fissa come lo erano un tempo i 400. Li farò anche ai Mondiali di Budapest sottolinea l’atleta nostrana.

A chiosa sono due le lezioni che la nuotatrice italiana più forte di tutti i tempi si porterà: “La prima pratica, è che una controllata al ciclo va sempre data…La seconda è che sono riuscita a passare una delusione così grande è perché sono ancora innamorata del nuoto come il primo giorno!”.

 

giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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Foto da Len

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