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Ciclismo

Tour de France 2016: una giornata da (non) ricordare

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Doveva essere la tappa della festa: il Mont Ventoux al 14 luglio, quando di più francese ci si potesse attendere dal Tour de France. Una giornata da ricordare come decisiva ai fini della corsa alla maglia gialla, o quantomeno capace di spezzare l’equilibrio di una Grande Boucle incapace di esprimere verdetti. Ma non è stato così a causa dell’assurda situazione che ha visto i migliori tre atleti di giornata sbattere contro la motoripresa a causa di un rallentamento creato dallo scontro con un tifoso. Ma proviamo ad andare con ordine.

La vittoria dimenticata – Partiamo da Thomas De Gendt, esemplare nella gestione delle energie nei 10 chilometri finali. Prima si è staccato dai compagni di fuga, poi è rientrato, ha attaccato, è stato ripreso e ha vinto in volata. Un corridore vero, forte su tutti i terreni e capace di esaltarsi sulle cime più importanti. Dopo lo Stevio in una frazione memorabile del Giro 2012 ha fatto suo anche il Mont Ventoux, per una collezione invidiabile. Purtroppo però la sua azione è stata presa in considerazione per il fattaccio che ha sconvolto la Grande Boucle con strascichi che potrebbero non essere ancora finiti.

Cosa è successo – A circa 700 metri dal traguardo, secondo le ricostruzioni, la moto della TV ha colpito uno spettatore, senza avere la possibilità di evitarlo e fermandosi appena davanti a Richie Porte, Chris Froome e Bauke Mollema. In serie, questi tra atleti sono caduti uno sopra l’altro: l’olandese è stato il più lesto a rialzarsi, anche perché era di fatto poggiato sui corpi dei due avversari. Porte ha dovuto rimettere la catena a posto, Froome invece è stato più sfortunato. Il britannico è stato inquadrato prima che spingeva la bici, poi l’ha addirittura abbandonata per proseguire a piedi in una delle scene destinate a diventare di culto nel mondo del ciclismo per poi ricevere un mezzo prima dall’assistenza neutra e poi dalla sua ammiraglia. Mollema è riuscito a tagliare il traguardo 19” prima degli altri uomini di classifica, mentre Froome e Porte sono stati staccati, e anche nettamente, da tutti coloro che non erano stati in grado di tenere il loro passo in salita.

La decisione della giuria – Dopo che la maglia gialla sembrava destinata a finire sulle spalle di Adam Yates, il tempo di Chris Froome e Richie Porte è stato pareggiato a quello di Mollema. Il regolamento, ovviamente, lo consente ma non per questo sono mancate le polemiche. Troppo spesso nell’ultimo periodo le moto sono state un fattore all’interno della corsa, sia falsando il risultato (San Sebastian 2015 con Greg Van Avermat abbattuto quando era al comando della gara) sia risultando pericolose o fatali per i corridori. Come valutare la scelta della giuria? Considerando i dati disponibili, hanno provato a fare giustizia dal punto di vista sportivo, con una classifica che rispetta i rapporti di forza emersi nell’arco della tappa. Se la stessa situazione fosse successa ad altri corridori (e non al leader della classifica generale) come si sarebbe comportata? Certo, il Tour ha bisogno di uno svolgimento quanto più regolare possibile e nella difficile situazione in cui si sono trovati i giudici non ci sentiamo di valutare negativamente le loro scelte. Il problema potrebbe sorgere in ottica futura, con un precedente pericolosissimo per tutti e per il naturale svolgimento delle gare.

La sicurezza dei corridori – Quando è accaduto l’incidente, i corridori erano all’interno dell’ultimo chilometro ma i tifosi erano ancora in mezzo alla strada. In queste situazioni, considerando anche l’accorciamento della salita finale e il pubblico distribuito su un tratto di strada più corto, l’organizzazione avrebbe dovuto disporre, sopratutto in una tappa così particolare, transenne o cordoni umani per consentire a moto e corridori di transitare. Quello delle moto, già accennato, è un problema che non può più essere sottovalutato. Troppe e spesso troppo vicine ai corridori che dovrebbero avere la libertà di fare le loro traiettorie senza doversi preoccupare dei mezzi in corsa.

Quintana, così non va – Tornando al ciclismo pedalato, il grande sconfitto di oggi è senza dubbio Nairo Quintana, che dopo aver provato un paio di deboli affondi nei primi chilometri di salita non è riuscito a reggere il ritmo di Froome, Porte, Mollema e poi anche del gruppo inseguitore. Se fino all’altro giorno ci chiedevamo perché non attaccasse, oggi il Mont Ventoux ci ha dato la risposta: non ha le gambe per farlo. Considerando anche la cronometro di domani, potrebbe presentarsi alle Alpi con un distacco ben superiore ai 2′ da Froome. Forse troppo per sognare in giallo.

Aru risale la china – Le difficoltà di Andorra sembrano superate ma non è ancora il miglior Fabio Aru. Il sardo ha tolto la ruggine dagli ingranaggi, ora deve volare per puntare al podio che è tutt’ora alla sua portata. La salita non lo respinge, ma non riesce neanche a fare il vuoto su un gruppo tutto sommato composto da atleti sulla carta inferiori alle sue potenzialità. Certo, continuando di questo passo dovrebbe essere il più solido sui 21 giorni di corsa nella corsa per il podio.

Froome e Porte i più forti? – Su ogni accelerazione di Chris Froome, Richie Porte ha sempre risposto presente. Peccato che l’australiano abbia perso 2′ nella seconda tappa, perché altrimenti ora sarebbe l’avversario più temibile per l’ex compagno di squadra nella lotta per il successo finale. Il suo punto debole è sempre stata la continuità di rendimento, ma fino ad ora non ha dato segni di cedimento. Froome, invece, ha già un buon margine in classifica e domani può scavare definitivamente il vuoto con una cronometro adattissima alle sue caratteristiche. Non ha ucciso il Tour, ma gli avversari sembrano già alle corde.

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gianluca.santo@oasport.it

Twitter: Santo_Gianluca

Foto: By Marianne Casamance (Own work) [CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons

1 Commento

1 Commento

  1. Luca46

    14 Luglio 2016 at 21:59

    Sono daccordo che si è cercato di ripristinare il giusto merito sportivo. Il problema è che in questo sport sono infinite le situazioni casuali in cui i corridori si sono venuti a trovare senza che fosse ripristinato il merito sportivo. Facciamo rientrare in corsa Contador? Ridiamo la vittoria a Bongiorno quando nel 2014 venne buttato a terra a 3 km dalla vitta dello Zoncolan quando era in testa ed invece fini a 49″ dal vincitore. Nel 1999 avrebbero dato la vittoria Guerini se non fosse riuscito a risalire in bici e scalare l’Alpe d’Huez? credo proprio di no. Credo proprio che se non si fosse trattato di Froome e della Sky si sarebbe parlato di sfiga. Lo trovo intollerabile. Ce chi si è trovato i chiodi e chi addirittura il passaggio a livello, i casi sono infiniti. Purtroppo fino a oggi il ciclismo era anche questo.

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