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Tennis, Wimbledon 2016: Roberta Vinci saluta Church Road. Il suo gioco è ormai “antico”?

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Non certo il weekend più bello quello vissuto dallo sport italiano. Dopo l’eliminazione della Nazionale di calcio negli Europei in Francia, arriva anche l’uscita di scena della nostra n.1 del tennis nel torneo di Wimbledon, Roberta Vinci, sconfitta da Coco Vandeweghe, numero 30 del mondo, per 6-3 6-4 in 1 ora e 9 minuti di gioco.

Un ko che cala il sipario sulla presenza azzurra sui campi di Church Road e che dà adito ai soliti interrogativi sulla resa dei nostri giocatori in questo 2016. Soffermandoci su Roberta, il periodo vissuto dalla tarantina è da pollice verso, per la qualità di gioco espressa ed una fiducia via via in calando. Sembra passato un secolo dalla magica estate dell’anno passato quando la Vinci poté fregiarsi della vittoria in semifinale agli Us Open contro Serena Williams. Una luce abbagliante riverberatasi nelle settimane successive e nel principio di questa stagione come il successo del WTA di San Pietroburgo conferma. Risultati che hanno consentito alla Vinci di entrare nelle top 10 in età non più giovanissima.

Il raggiungimento di un sogno che, però, ora, a causa anche di qualche problemino fisico di troppo, si sta un po’ perdendo per le troppe eliminazioni al primo turno sul rosso e in avvicinamento ai Championships. Poca incisività e coraggio sono le peculiarità di un periodo da cui purtroppo l’italiana fatica ad uscire. Le dichiarazioni poi rilasciate nell’immediato dopo la sconfitta con la Vandeweghe destano ulteriore preoccupazione: “Purtroppo la mia avversaria non è mai stata sotto nel punteggio, mai in tensione. Su questa superficie lei si esalta, serve bene e molto forte e risponde alla grande. A volte mi lasciava ferma, si spiegano così i tre doppi falli che ho commesso in momenti importanti, in cui ho sentito la pressione. La vedevo sempre dentro il campo… Rivali come la Vandeweghe ti fanno giocare su un paio di scambi al massimo, sempre sotto pressione. Non pensano perché non voglio pensare. É una mia opinione, ma secondo me neppure capiscono l’importanza di un punto… Comunque sia il futuro del tennis è questo: sempre meno tattica e più potenza. Vince chi tira più forte“. 

Un’ammissione di inferiorità conscia dei suoi limiti raggiunti, o semplicemente uno sfogo dettato dal momento? Difficile da dire. Certo è che la piega presa dal tennis è effettivamente quello della potenza pura e dello scambio intenso da fondo, per l’omogeneità delle superfici e la preparazione fisica sempre più spinta. Uno scricciolo di puro talento come Robertina, fa oggettivamente fatica a confrontarsi con giocatrici che ormai vanno tutte o quasi lungo questa direzione. Ci troviamo dunque a valutare un modo di giocare tanto bello quanto superato?

 

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Immagine: FIT

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