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Tennis, Coppa Davis 2016: sconfitta amara per l’Italia ma il verdetto non è inatteso

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La terra rossa di Pesaro ha emesso la sua sentenza: Italia sconfitta dall’Argentina nei quarti di finale di Coppa Davis 2016 e sogni di gloria andati in fumo. Un risultato che amareggia per come è maturato. Tante le occasioni sprecate dagli azzurri negli incontri che si sono susseguiti nell’Adriatic Arena da destare, a distanza di qualche ora, ancora tanto rammarico. Tuttavia, al di là dell’emotività del movimento, va detto che l’esito della sfida con la selezione albiceleste non è del tutto inatteso ed è frutto di problematiche note.

In primis, è stato evidente che la squadra italiana, in questo confronto, ha potuto contare sull’effettivo apporto di un solo singolarista di rilievo, vale a dire Fabio Fognini. Il ligure ha dimostrato nei match che l’hanno visto impegnato grande determinazione e qualità, dando tutto in campo. Le 9 ore in due giorni sostenute dal giocatore di Arma di Taggia (Imperia), distribuite in 3 incontri (due singolari ed un doppio) hanno rappresentato un carico decisamente impegnativo. Fognini, da par suo, ha fatto il possibile, vincendo e convincendo contro Monaco, liquidato in tre set, e sorreggendo la baracca nel doppio (sconfitta al quinto) quando il buon Paolo Lorenzi balbettava. Quest’oggi poi altri 216 minuti nel match decisivo contro Federico Delbonis, riposato e non gravato dagli impegni del sabato pesarese. Il riscontro finale, dunque, non è inatteso e porta a riflettere su altri aspetti.

Ci riferiamo ad Andreas Seppi, ancora una volta poco incisivo in Davis, sotto il profilo tecnico ed emotivo. Ho giocato male – l’ammissione dell’italiano nell’immediato dopo gara che allarga a macchia d’olio quei dubbi riguardanti la profondità del movimento, in grande difficoltà. Non nascondiamolo, si è reduci da un’annata nella quale i risultati nei tornei ATP e nei Major sono stati a dir poco disastrosi, basti pensare alle numerosissime eliminazioni al primo turno del Roland Garros 2016 sia nel settore maschile e sia nel femminile. Il ricambio generazionale tarda ad arrivare e “campioni” annunciati come Gianluigi Quinzi e Matteo Donati fanno fatica ad affermarsi a livello pro. Quest’anno vi è stata, forse, la scoperta di Marco Cecchinato ma anch’egli non sembra dare la sensazione di essere una carta vincente. Una questione tecnica ma anche di mentalità. Il confronto con l’Argentina ha messo, infatti, in luce una fibra nervosa non all’altezza della situazione. Gran parte dei punti importanti degli incontri di Pesaro sono stati giocati al meglio dagli avversari che nelle difficoltà hanno trovato nuova linfa. Problematiche che invece hanno sciolto come neve al sole le prospettive italiane di semifinale.

E’ doveroso, quindi, analizzare la situazione al meglio perchè questa eliminazione potrebbe rappresentare il primo passo verso una decadenza che la squadra di Fed Cup, retrocessa dopo 18 anni nel World Group II ed in campo l’11-12 Febbraio contro la Slovacchia per tornare nel tabellone principale, ha già manifestato.

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Immagine: pagina FB Supertennis

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