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Calcio, presentato Ventura: “Vorrei un’Italia ancora umile. Io sponsor dei giovani”

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Il giorno di Giampiero Ventura a Coverciano. 68 anni e l’avventura azzurra che scatta dal dopo Euro 2016 con la pesante eredità – più morale che in termini di risultati – di Antonio Conte da portare avanti. Ma l’ex allenatore del Torino ha le idee chiare e regala più di uno spunto interessante ai tanti giornalisti in sala. “Buongiorno a tutti, sono felice di essere qui, ma soprattutto orgoglioso di essere stato scelto a rappresentare una delle nazioni più importanti dal punto di vista calcistico“, l’esordio di mister Libidine come riportato da Tuttomercatoweb.

L’Europeo ci ha dato la consapevolezza che attraverso l’organizzazione e le conoscenze, la compattezza e la disponibilità, attraverso l’unione si possono raggiungere traguardi più importanti – continua -. Per gli obiettivi abbiamo bisogno di tutti, saremo disponibili ma vogliamo diventare protagonisti anche per la squadra. C’è stato un grosso riavvicinamento per la maglia azzurra“. Sulla presunta crisi del calcio italiano: “La realtà del nostro campionato è quella che poi ha detto il nostro Europeo. Di giocatori ne sono rimasti a casa pochi, sono stati convocati quasi tutti. Il problema del calcio è abbastanza evidente. Ci sono molti giovani in rampa di lancio. Io sono uno sponsor dei giovani“.

Spazio anche per un po’ di tattica: “Ci sono delle annate nel calcio, ora l’Italia offre un’infinità di esterni, El Shaarawy, Bonaventura, ce ne sono quanti ne vogliamo. Il modulo 3-5-2 va a penalizzare gli esterni. Ora dobbiamo pensare alla qualificazione all’Europeo“. Il suo palmarès è ridotto e qualcuno non l’ha accolto al meglio, ma il ligure incalza: “Non guadagno un euro in più per allenare la nazionale, la Federcalcio ha rilevato furbescamente il mio contratto. Quindi neanche un euro in più. Sui titoli… dipende cosa significa avere vinto, se parliamo di campionati o coppe dicono la verità, obiettivamente è difficile o impossibile vincere se non alleni le cinque squadre forti del campionato. Sfido chiunque ad allenare all’Udinese o alla Sampdoria, Cagliari o Torino. Se vincere significa prendere ragazzi di vent’anni e poi mandarli in nazionale, oppure avere una squadra che perde 20-30 milioni di euro all’anno ma dopo quattro anni hai 150 milioni di euro di plusvalenza… per me significa qualcosa“.

Spunta anche qualche singolo nome: Barzagli (“Non ci ho ancora parlato, ma se voglio partire da dove ha lasciato Conte è evidente che lui diventerebbe un giocatore che fa comodo alla nazionale“), Pellè (“Al di là del rigore sbagliato, era reduce da un Europeo importante. Il 50% è la Cina, il resto sono gli stipendi importanti… un giocatore dev’essere forte psicologicamente e caratterialmente per fare queste cose. Diamanti quando è andato in Cina, nonostante la qualità poi la nazionale l’ha persa“) e il più chiacchierato degli ultimi anni, Balotelli (“È esattamente come tutti gli altri quando a) gioca e b) fa il professionista. Se n’è parlato tanto, dal punto di vista caratteriale può avere lasciato a desiderare. Il fatto che non giochi nel Milan, che il Liverpool lo abbia abbandonato, è evidente che lui sia a un bivio. Ricordo, purtroppo per me, la rovesciata di Gigi Riva a Vicenza. Balotelli quelle poche-tante volte che ha voluto fare il calciatore ha dimostrato qualità assolute. Nessun pregiudizio, ma il campo deve parlare“).

Voglio un’Italia umile e cattiva“, disse Antonio Conte quando nel 2014 arrivò sulla panchina azzurra. A conti fatti, missione raggiunta. Così Ventura conclude: “Quella di Conte era umile e vorrei lo rimanesse, come determinata e feroce. Spero che sia anche eccitante“. Il 1 settembre a Bari esordio in amichevole con la Francia, poi subito qualificazioni ai Mondiali 2018 tutt’altro che agevoli. La sfida è iniziata.

 

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francesco.caligaris@oasport.it

Twitter: @FCaligaris

Foto da: Twitter Torino

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