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Motomondiale, GP Catalogna 2016: il dolce brivido del correre con vie di fuga in asfalto inadeguate

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La ferita per la perdita di Luis Salom è ancora fresca e nel cosiddetto “Day after” siamo a qui farci delle domande sulla sicurezza di uno sport come quello del Motomondiale e su eventuali responsabilità da parte dell’organizzazione relativamente all’incidente del pilota spagnolo.

Ebbene, partiamo da una premessa importante: correre in moto è pericoloso. Affermazione banale quantomai vera. Andare oltre il limite è estremamente facile e l’equilibrio, guidando un automobile, è completamente diverso da una due ruote. Non serve certo un ingegnere meccanico per rendersene conto. I piloti, per questo, amano sentire quel brivido mentre si piega e si vede scorrere tutto velocemente, perchè si provano sensazioni talmente uniche che gli aggettivi della lingua italiana non sono sufficienti. Una spinta ad alzare sempre l’asticella per fare meglio del rivale e dimostrare il proprio valore e divertirsi.

E’ cosi, Per un centauro andare in moto è un divertimento. Affrontare le curve, cercando un angolo di piega più stretto o un’uscita più veloce sono solo alcuni dei particolari che caratterizzano un rider. I ragazzi del Motomondiale sono così: un po’ pazzi, appassionati del proprio lavoro e con tanta voglia di sorprendere e competere. Ne sa qualcosa Valentino Rossi che all’alba dei 40 anni si diverte ancora un mondo nell’esibirsi iridati pur avendo avversari qualificati. Ma è proprio questo il bello: l’ambizione di andare oltre quello che hai già fatto, ritrovando in un apparente punto di arrivo un nuovo inizio.

E’ lo stesso sentimento che ha caratterizzato il povero Luis, tornato sul podio proprio all’inizio di questa stagione in Qatar, dopo annate complicate nella categoria. Ed eccoci dunque a Barcellona, in quella maledetta curva 12 e la perdita dell’anteriore di Salom. Una scivolata banale, come ce ne sono tante, ma non sarà così. Una lingua di asfalto, all’esterno della curva, proietta a velocità inimmaginabile la moto contro l’airfence e, nello stesso tempo, il 24enne iberico impatta violentemente contro il mezzo senza che la sua energia cinetica sia stata, in qualche modo, dissipata. Eccoci dunque al “question time”: perchè una via di fuga asfaltata? Può un espediente del genere essere sufficientemente sicuro?

A sentire gli attori principali (i piloti) qualche dubbio viene. Ricordiamo tutti la caduta di Niccolò Antonelli, due anni fa, 10 metri più avanti e li fù la ghiaia a fermare il buon Niccolò, anch’egli scivolato nel famigerato t4. Non se ne parlò più ed ora a 24 mesi di distanza si pensa al cambiamento del lay-out della pista, sfruttando il disegno del tracciato per la F1. Una scelta, forse, di emergenza per una tragica fine che però deve invitare a delle riflessioni future perchè “the show must go on” ma cercando di migliorare certe criticità in memoria di un motociclista appassionato.

LA DECISIONE DI CAMBIARE IL LAY-OUT DELLA PISTA DI BARCELLONA

IL VIDEO DELL’INCIDENTE

IL NUMERO DI MORTI NEL MOTOMONDIALE

LE DICHIARAZIONI

LA BIOGRAFIA DI LUIS SALOM

 

 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

Immagine: pagina FB Luis Salom

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