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Motocross, Tony Cairoli in esclusiva: “In Qatar ottimi segnali dal mio fisico. Giovani come Febvre e Gajser mi stimolano”

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ESCLUSIVA – Antonio “Tony” Cairoli è il mito indiscusso del motocross globale, orgoglio italiano degli sport motoristici e non solo. Il pilota di Patti, reduce dall’incoraggiante trasferta di Losail (prima tappa del Mondiale MXGP 2016), ci ha raccontato sensazioni e pensieri legati al round qatariota, ma anche curiosità e aneddoti privati che ci faranno conoscere più a fondo questo straordinario Campione. Di sport e di vita.

Innanzitutto, Tony, come stai dopo le fatiche di Losail? Quali preziose informazioni hai avuto da collo, braccio e costole infortunati?

“Sinceramente mi sento un po’ stanco, perché non correvo due manche da 30 minuti da almeno cinque settimane, ma sono contento di come ha reagito il mio fisico. Certo, non sono ancora del tutto a posto, tuttavia ho avuto ottimi segnali ed ora spero di rimettermi in sesto piano piano”.

E il morale com’è dopo il 6° e il 4° posto nell’esordio iridato?

“Il morale è sicuramente più alto di quando siamo partiti dall’Italia, non speravo di riuscire a chiudere nella top 5 il Gran Premio, quindi si tratta di un risultato molto positivo per noi, vale quasi quanto una vittoria”.

In Qatar si è gareggiato in notturna. In generale, è una situazione che gradisci o comporta fastidiose insidie legate alla luce?

“Non ho nessun fastidio a correre in notturna, si tratta solo di abituarsi e di usare le lenti giuste, io ho le mie Neox personalizzate e questo facilita le cose, ma in generale preferisco correre alla luce del sole”.

A che punto è il feeling con la più pesante 450?

“Buono direi, anche se era sicuramente migliore prima della caduta che mi ha messo K.O. per cinque settimane… Sono comunque sicuro che ricominciando a correre tornerà al più presto quello di quest’inverno”.

Febvre, Desalle, Nagl, Van Horebeek, Bobryshev, Paulin, Gajser, Coldenhoff. Sono questi gli altri nomi caldi della MXGP 2016, gli ostacoli più scomodi fra te e il nono titolo mondiale della tua eccezionale carriera. Chi più, chi meno, hanno tutti una carta di identità più “verde” di quella di Tony Cairoli. Quanto stimolante è affrontare avversari più giovani ma al contempo forti e super agguerriti?

“Direi molto stimolante. Certo, quando si è più giovani si tende ad essere più spericolati o incoscienti ma credo che l’esperienza accumulata in dodici anni di Mondiali possa fare la differenza. Sicuramente oggi i più giovani, come Febvre e Gajser, vanno molto forte: la cosa non fa che stimolarmi a migliorare e cercare di andare più forte di loro”.

Quando ti è permesso scendere dalla moto, quali sono gli hobby e/o sport che coltivi?

“Diciamo subito che la cosa che amo di più è proprio stare sulla mia moto! Quando sono lontano dai campi di cross mi piace molto andare a pesca, ho una profonda passione per il mare (la natia Patti è splendidamente baciata dal Tirreno, ndr) e mi diverte molto anche organizzare partite di calcetto con gli amici ed i ragazzi del team”.

Hai ereditato la passione per le moto, quando eri ancora un bambino, da papà Benedetto che aveva una Vespa. Ma, crescendo, perché proprio il cross?

“Mio padre avrebbe voluto fare il pilota, pensava di avere il talento ma all’epoca le condizioni economiche della sua famiglia non glielo permisero, così appena ha potuto mi ha regalato una piccola moto, una Italjet 50, che conservo perfettamente restaurata a casa mia, con la quale ho iniziato a cimentarmi sulle due ruote. Le mini-moto erano quasi sempre da cross e così è nata la mia passione per uno sport per il quale ero evidentemente abbastanza portato”.

Chi ha il barbaro coraggio di dargli torto…?!?

 

giuseppe.urbano@oasport.it

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FOTO: Juan Pablo Acevedo / Red Bull Content Pool

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