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Formula 1

F1, la Ferrari è tornata competitiva. I risultati di questa stagione per sognare il Mondiale 2016

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La pausa estiva di questo Mondiale – fra GP di Ungheria e Belgio -, momento propizio per stilare i primi bilanci della stagione in corso, aveva fatto registrare il segno “più” davanti ai numeri della Scuderia Ferrari. Reduce dall’annus horribilis 2014, quando la coppia Alonso-Raikkonen racimolò la “pochezza” di zero vittorie e due podi, la Rossa aveva già ottenuto 8 piazzamenti a podio totali, conquistando anche due vittorie (con Vettel, a Sepang e Budapest), era al secondo posto nella classifica riservata ai team e l’avvio del Campionato 2015 aveva fatto addirittura fantasticare un Cavallino di nuovo in lotta per il titolo.

Dopo altri sei appuntamenti e con tre Gran Premi ancora da disputare, le sensazioni e le prospettive non solo sono rimaste positive (seppure Hamilton si sia comportato come il leggendario uomo della sabbia per i ferraristi sognanti…), anzi, al doppio podio iridato piloti-costruttori ormai certo si sono aggiunti tanti segnali incoraggianti in ottica 2016. A livello tecnico, ambientale e “umano”. Infatti, al di là delle cifre, comunque molto buone, la Ferrari ha dimostrato di poter competere con il colosso Mercedes quasi dovunque in gara: dovranno essere proprio gli sviluppi delle due espressioni “quasi” e “in gara” a fare la differenza in futuro. Scollinato il GP del Belgio, sono arrivati altri 6 podi, con l’acme rappresentato dalla vittoria di Vettel a Singapore, weekend tutti convincenti da parte di entrambi i piloti, scelte tecniche azzeccate ed è tornato un entusiasmo contagioso in tutto l’ambiente, a partire dal box in senso stretto per finire ai fans della Rossa di tutto il mondo.

Per avere una Ferrari realisticamente in lotta per il titolo 2016, bisogna tuttavia scomodare il mitico maresciallo Jacques II de Chabannes de La Palice, ai più noto per averci suo malgrado donato l’aggettivo “lapalissiano”: le monoposto di Maranello dovranno essere sempre competitive fin dal venerdì e, soprattutto, nelle battaglie del sabato per la conquista della pole position. L’affidabilità in gara c’è già, il top driver anche, occorrerà andare più veloci, dovunque…

Tornando alla più stretta attualità – proiettata sempre verso la stagione che verrà -, l’adozione della quinta Power Unit ad Austin ha fatto sollevare qualche sopracciglio a chi riteneva tale scelta un’implicita ammissione di impotenza rispetto alle Frecce d’Argento, anche sotto il profilo dell’affidabilità. A dire il vero, la rotazione delle P.U. del Cavallino, e non ultima la scansione delle evoluzioni in termini di gettoni spesi, era stata programmata da molto tempo, peraltro ritenendola ancora più opportuna alla luce dei sorprendenti risultati ottenuti. In Texas, per chiarezza, c’è stato il cambio del solo propulsore endotermico, non dell’intera P.U.; ciò ha determinato la penalizzazione di dieci posizioni sullo schieramento e non di venticinque come previsto per la sostituzione completa. L’adozione di un motore endotermico fresco ha garantito affidabilità e prestazione, le particolari condizioni meteo dello scorso fine-settimana non hanno poi permesso di giudicare compiutamente le concrete potenzialità della rinnovata unità motrice.

L’affiatatissima équipe coordinata da Capitan Arrivabene ha di fatto dimostrato notevoli capacità in termini di programmazione degli sviluppi delle monoposto e, in parallelo, un’incrementata efficienza nella determinazione dei carichi di lavoro della squadra in fabbrica, grazie ad una forte interconnessione tra i vari reparti della GES (la Gestione Sportiva Ferrari che dedica grandissima parte della sua attività alla Formula 1, ndr). A Maranello, si sta operando bene da un anno a questa parte, innegabile. Marchionne e Arrivabene hanno razionalizzato un po’ tutto senza però rivoluzionare alla radice: hanno riscritto i contratti con i fornitori, messo in chiaro qualche regola di comportamento all’interno dell’azienda, hanno enfatizzato le linee strategiche decise in precedenza da Mattiacci. Buona volontà, buon senso, pragmatismo, e un grande lavoro sugli equilibri, sulle motivazioni, su quelle sfumature di Rosso che dovranno portare il Cavallino Rampante in cima al Mondo al più presto, perché rinchiuso in un box alienante non riesce proprio a starci per troppo tempo…

 

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giuseppe.urbano@oasport.it

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