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Formula 1

F1, GP Russia 2015: Hamilton a spasso per Sochi e a un passo dal titolo. Ferrari aggressive, Kimi anche troppo…

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Il vincitore della seconda edizione del Gran Premio di Russia è Lewis Hamilton, re del Krasnodar anche un anno fa. Il pilota della Mercedes ha conquistato oggi la sua 42ima vittoria in Formula 1, superando Ayrton Senna e raggiungendo Sebastian Vettel. Ormai ad un passo la terza corona iridata individuale.
Finalmente una gara divertente dal primo all’ultimo giro. Questi sono i GP che non fanno disinnamorare gli sportivi della Formula Uno. La sintesi della gara.

 
Come accaduto nelle “introduttive” gare di GP2 e GP3, incidente al via anche nella categoria regina delle auto ad alta velocità. Il crash avvenuto allo spegnimento dei semafori rossi tra Ericsson, Hulkenberg e, non letalmente, Verstappen non rovina una spettacolare partenza da F1 “vecchio stampo”: Hamilton insidia a più riprese il compagno di squadra e poleman Rosberg, il quale però non molla e resta in testa (sfiorato il patatrac intestino, anche nei giri immediatamente successivi); Raikkonen si supera al via ed infila tanto Vettel quanto il più giovane connazionale Bottas con autorità e aggressività quasi sorprendenti. Super start anche per il padrone di casa Kvyat che non ci sta a sfigurare davanti al suo popolo e passa in fretta dall’undicesima alla settima posizione. L’ingresso della safety car oscura immediatamente le prime “luci” createsi tra le vetture, inaugurando di fatto la gara lanciata vera e propria con tre giri di ritardo.

Alla dodicesima tornata è di nuovo safety car, stavolta per un violentissimo botto solitario di Grosjean, e distacchi nuovamente neutralizzati. Tutto da rifare per il leader della corsa, ancora Rosberg?!? Macché… Il proverbiale nuvolone fantozziano ha perseguitato il tedesco fin sulle rive del Mar Nero costringendolo già al riposo forzato nei box Mercedes, dall’ottavo giro, a causa di un guasto al pedale dell’acceleratore. Mancava solo questa alla poco invidiabile collezione di disgrazie sportive del figlio di Keke.

Fortunatamente per piloti e spettatori, la parte centrale della gara si stabilizza, seguendo il ritmo del consueto walzer dei pit stop. Proprio in concomitanza con le prime soste, si accende il duello tutto finnico, per il podio virtuale, tra Raikkonen e Bottas. Nonostante la maggiore esperienza ed una combattività estrema, Iceman si ritrova a guardare sempre i tubi di scarico della Williams n.77; nel frattempo, Hamilton se ne andava in fuga (almeno in pista, un lupo solitario nato!) e Vettel se ne stava zitto zitto quatto quatto in seconda posizione, costantemente oltre i dieci secondi dal britannico. Il secondo posto in gara di Seb, aggressivo il giusto e all’occorrenza, diventava automaticamente secondo posto nella generale, alla luce del ritiro di Rosberg.

A degna chiusura di questo GP in salsa russa, i fatti dell’epilogo sono scoppiettanti come e più di quelli letti nel prologo. A quattro tornate dal termine, Ricciardo si sveglia dal sogno rimonta per colpa degli ormai soliti capricci della sua RB11; a poco più di un giro dal termine il messicano Perez viene sverniciato di netto da Bottas e Raikkonen, perdendo un incredibile terzo posto che avrebbe strameritato, ma – in barba allo spirito olimpico che evidentemente non aleggia già più da queste parti – Kimi decide di tentare un ultimo, disperato attacco a Valtteri. Risultato: Bottas non vedrà la bandiera a scacchi, mentre il ferrarista si classifica quinto, dietro il rimontante Massa, ma con la vettura sotto investigazione.

Stavolta concludiamo la cronaca di un evento sportivo con una postilla non agonistica ma “folcloristica”. Team radio simpatico di Alonso, assolutamente da menzionare, dopo le polemiche sul tema comunicazione di Suzuka: invitato a non perdere contatto da Massa, nella prima parte di gara, lo spagnolo ha ironicamente risposto dal suo abitacolo “Amo il vostro senso dell’umorismo!”. In uno sport troppo spesso attraversato da tensioni, polemiche e incidenti spaventosi, una battuta del genere non può che far bene al Circus e contribuire a gettare acqua sul fuoco, che ormai da mesi divampa nel box McLaren-Honda.

L’ORDINE D’ARRIVO

 

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