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Flavia Pennetta, sei tu la numero uno!

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E’ una giornata da film, di quelle che si vivono una volta sola nella vita, quelle che magari rincorri per anni e poi, alla fine, ti sfuggono sempre. E’ la giornata perfetta, che mai l’Italia si sarebbe aspettata di vivere. Dedicata, in fin dei conti, a tutti gli appassionati di sport, che si giocano il fegato in ogni partita, seguita col fiato alla gola, dietro la tv ad ammirare e tifare il proprio idolo, ma dedicata anche, questa volta è concesso, a tutti coloro a cui piace salire sul carro del vincitore e gioire delle “comode” vittorie, dileguandosi poi nelle sconfitte. Dedicata, più semplicemente, a tutte quelle famiglie italiane, sul lastrico, sperdute, prive di orizzonti, che, forse, oggi si saranno ritagliate un’oretta per gioire, sorridere, ed essere fieri della propria nazione con cui hanno quel rapporto così complicato.

Ieri, 12 settembre 2015, a Flushing Meadows, sul centrale, l’Arthur Ashe Stadium, calcato da nomi risonanti quali Graf, Navratilova, Evert, Hingis, Williams, si è fatta la storia dello sport italiano. Ieri gli Stati Uniti, strapotere del tennis e dello sport, sono stati costretti ad inchinarsi a due giocatrici italiane che, giocandosi le semifinali, sembravano capitate lì per caso e invece hanno compiuto un’impresa che rimarrà negli annali della storia del tennis. Ma ieri, nella storica e indescrivibile finale tutta italiana, nello Slam più importante e seguito di tutti, gli US Open, a vincere tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci non è stata la potenza, non è stata nemmeno la freddezza tipica di una grande finale. E’ stata la semplicità, l’amicizia. Chi si aspettava una finale emozionante, ha avuto addirittura di più: una finale commovente, intensa, indescrivibile. E la soddisfazione nel vedere due italiane contendersi il primo Slam della carriera davanti a uno stadio stracolmo di gente che, seppur delusa dall’eliminazione della beniamina di casa, gioiva e tifava per le nostre, è impagabile.

Ma la storia che voglio raccontarvi è quella della ragazza, della donna, che questo torneo, in questa cornice fantastica, lo ha vinto. Il suo nome è Flavia Pennetta ed oggi è diventata leggenda dello sport italiano e, con ogni probabilità, la tennista più grande che il nostro paese abbia mai avuto. Chi meritava questa vittoria più di lei? Chi più di lei meritava di vincere uno Slam? Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, non ha sentito pronunciare il nome di Flavia Pennetta, che sia su un giornale sportivo, al telegiornale, fra le notizie di gossip, o, semplicemente, pronunciato da una bambina nel circolo tennis vicino casa che si appresta a muovere i primi passi nel campo di terra rossa. Perché, al di là dei meriti sportivi e dei numerosi successi in carriera, il merito di Flavia è stato proprio questo: conquistare il cuore della gente, diventare un personaggio, un modello, un idolo per molti, piccoli e non, il simbolo indiscusso del tennis italiano, che questa notte ha acquistato più vigore e risplende come una stella bellissima.

Di parole da dire ce ne sarebbero tante, solo che pronunciarle, ora, diventa tremendamente difficile.
In questo giorno magico, le mani tremavano un po’ anche a te, cara Flavia, e forse nemmeno tu ti rendevi conto di ciò che stavi per compiere. A te il coraggio non è mai mancato, ancora abbiamo negli occhi i sei match point annullati a Vera Zvonareva agli ottavi degli US Open del 2009, l’incredibile rimonta ai danni di Amelie Mauresmo in quella memorabile semifinale di Fed Cup contro la Francia per cui ancora abbiamo i brividi, il modo impeccabile con cui sei riuscita, prima nella storia dello sport nel tuo paese, ad acciuffare quella Top 10 che tanto avevi rincorso. Abbiamo sofferto per anni, noi tifosi veri, coltivando in segreto il sogno di un successo di questa portata, il giorno, la notte, quando i tuoi colpi ci rimbalzavano ancora nella testa, o quando quella rete su cui si affossavano tutti i match point mancati diventava l’incubo peggiore, quando il polso ti ha abbandonata, quando sei uscita dalle prime 150 del mondo. Quando non hai mai perso la forza di crederci, contro il destino, contro tutto. Questa vittoria la sentiamo anche un po’ nostra. Per non aver mai smesso di crederci, per essere stati al tuo fianco sempre e comunque.

Grazie Flavia per tutte le notti insonni che ci hai fatto passare. Grazie per aver allietato le nostre giornate grigie. Grazie per il tuo rovescio che, se lo potessimo coniare, stanne certa, lo faremmo subito. Grazie per le vittorie su Sharapova e Azarenka che ci hanno fatto sentire un po’ come degli eroi. Grazie per le quattro Fed Cup portate a casa, per aver fatto parte di una della squadre più forti che abbiamo mai avuto, le Fantastiche Quattro, e per essere stata l’apripista di questo straordinario movimento. Tu, proprio tu, che sei partita da Brindisi per rincorrere la tua favola. E grazie anche per le sconfitte, gli infortuni, per averci fatto capire che c’è sempre, sempre, una seconda possibilità, che nessuno è finito e la forza per rialzarsi la si trova, comunque, se lo si vuole davvero. Grazie, infine, per questa vittoria agli US Open, che ancora ci sembra un sogno dal quale non ci vogliamo svegliare.
It’s the way I’d like to say goodbye to tennis.”, le parole che nessuno avrebbe mai voluto sentire, ma che in fondo tutti un po’ si aspettavano, solo che ne avevamo una paura tremenda. Al tennis mancherai, mancherai da morire, mancherai all’Italia, mancherai alla tua New York che oggi ti ha portata sul tetto del mondo. Gioia e lacrime. Con la speranza di rivederti al Master di fine anno, ora che sei la nuova numero 8 del mondo.. Grazie, idolo, grazie perchè tu, sì.. tu ci sei sempre stata. Ora tocca alla vita!

Stefania Gemma

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