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Editoriali

Chamizo, Pennetta, Vinci: l’Italia conquista l’America e risorge dalle macerie

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Nessuna nazione possiede la capacità di risorgere quando tutto sembra irrimediabilmente perduto. Tolti i trionfali Mondiali di acquaticità a Kazan (nuoto, tuffi, fondo, pallanuoto e sincronizzato), l’estate dello sport italiano azzurro si era rivelata un’agonizzante marcia sotto il cocente sole del deserto. Senza acqua ed ossigeno. Prima i deludenti Mondiali casalinghi di canoa velocità, poi il disastro senza precedenti della rassegna iridata di atletica, prima dell’ennesimo ‘zero’ nella casella medaglie ai Mondiali di judo. E il medagliere olimpico virtuale che piangeva lacrime amare, con una posizione ben lontana da quella top10 a cui siamo abituati da decenni.

Eppure l’Italia ha reagito, svoltato. Settembre ha portato un vento nuovo. Prima i segnali di crescita ai Mondiali di canottaggio, con il sigillo del titolo conquistato dal 4 senza senior. Poi una nazionale di basket esplosa (anche qui) dopo un avvio da incubo e tutt’altro che promettente ed ora pronta a giocarsi tutte le proprie chance europee ed olimpiche a partire dagli ottavi di finale. Passando per un Fabio Aru che, a 25 anni, figura ormai tra i big del ciclismo globale e domani andrà a caccia di un’impresa per conquistare la prestigiosa Vuelta a España. Comunque vada, il sardo ha mostrato la stoffa del campione purissimo.

Tanti segnali di ripresa, prima dell’apoteosi odierna. L’11 settembre 2015 verrà ricordato come il giorno in cui l’Italia sportiva conquistò l’America. Prima a Las Vegas il gladiatore Frank Chamizo, capace di regalare al Bel Paese un trionfo mai verificatosi in passato ai Mondiali nella lotta libera; poi a New York le magiche Flavia Pennetta e Roberta Vinci, riuscite a materializzare un sogno che alla vigilia galleggiava nel più platonico iperuranio.

Se ad agosto si faceva largo, implacabile, il soffio della crisi, settembre ci ha riconsegnato un’Italia strabiliante, ancora in grado di recitare un ruolo da assoluta protagonista nel teatro del mondo sportivo. Siamo ancora vivi, sappiamo ancora vincere. Ora non bisogna fermarsi, la strada è tracciata. L’Italia è sempre l’Italia, un’infinita araba fenice.

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federico.militello@oasport.it

Foto: FIJLKAM

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