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Calcio: Vado-Novese, quanta nostalgia

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Nel calcio come negli altri sport di squadra, non è raro incontrare qualche “nobile decaduta”: squadre che magari hanno scritto un pezzettino più o meno importante della storia di quella disciplina, partecipando alle massime competizioni o addirittura vincendole, oggi condannate all’anonimato dei campi di provincia.

Nel mondo del calcio, l’elenco sarebbe lunghissimo e partirebbe dal Parma, senz’altro il caso più celebre, impegnato in serie D per non far spegnere la storia di chi ha vinto tre edizioni della Coppa Italia, due della Coppa Uefa, una Coppa delle Coppe e un paio di supercoppe. Tralasciando altri nomi celebri, persino in Eccellenza ci sono sprazzi di nobiltà: proprio domenica è andato in scena il derby tra Legnano e Varese, tre stagioni in serie A per i lilla e sette per i biancorossi, vincitori allo stadio “Mari” per 1-0. E l’elenco potrebbe continuare, fermandosi però, con una nostalgia ancora più forte, su Vado e Novese. Proprio domenica il “Chittolina” della città ligure ha ospitato lo spumeggiante match tra queste due compagini, vinto 5-3 dai padroni di casa, valido per il girone A della serie D. Eppure, chi è appassionato di storia del calcio ha senz’altro letto negli almanacchi questi nomi, o magari ha sentito parlare dai propri nonni di queste gloriose formazioni.

Già, il Vado Football Club, fondato 102 anni fa nel paesino della costa savonese, apre l’albo d’oro della Coppa Italia: sua l’edizione 1922, 1-0 all’Udinese in finale grazie al gol di Felice Levratto (poi protagonista delle Olimpiadi di Parigi nel 1924 e citato dal Quartetto Cetra in una canzonetta popolare). I rossoblù, mai oltre la serie C, furono oltretutto costretti a vendere quel trofeo nel 1935: solamente nel 1992 la Figc riconsegnò una copia di quella Coppa Italia, ora fieramente esposta nella centralissima piazza Cavour del comune del Ponente.

A non troppi chilometri di distanza, reclama spazio la Novese di Novi Ligure, paese legato all’amarcord del ciclismo per Costante Girardengo e Fausto Coppi. Ancora in quel 1922, anno altrimenti triste per la storia italiana, il sodalizio piemontese raggiunse la sua vetta più alta, appena alla quarta stagione di attività, vincendo il massimo campionato: non si chiamava serie A, bensì Prima Categoria in ossequio alla riforma dei campionati voluta da Vittorio Pozzo, che poi entrò nel mito del calcio globale con le due Coppe del Mondo 1934-1938 e l’Olimpiade 1936. Curiosamente, quella riforma mirata a ridurre il numero delle squadre del massimo torneo comportò uno scisma che vide le compagini più titolate dar vita ad un campionato non federale e quelle più “piccole” partecipare al torneo sotto l’egida della Figc. Erano i tempi in cui il calcio si chiamava ancora “foot-ball”, col trattino: poco importa se le big andarono per la loro strada, la Novese infatti dominò la fase regionale e piegò per 2-1, nello spareggio, la Sampierdarenese, che nel 1946 darà vita alla Sampdoria.

Anche in quel caso il declino fu rapido e ci furono addirittura cinque stagioni, tra il 1932 e il 1937, in cui il calcio non trovò a casa a Novi Ligure. A Vado, invece, l’attività è sempre stata continuativa, ma al pari di Novi Ligure certe vette non sono più state raggiunte. Domenica è andato in scena il “derby della nostalgia” e chissà come l’hanno vissuto, nel Paradiso degli Eroi, i vari Valerio Bacigalupo e Felice Levratto, Aristodemo Santamaria e Luigi Cevenini: tutta gente che, in quei romantici campi tra Piemonte e Liguria, ha posto le basi per una carriera tinta con l’azzurro della nazionale italiana.

 

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marco.regazzoni@oasport.it

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