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Atletica, apertura di Giomi su Schwazer: “Se è forte e pronto, possiamo portarlo a Rio”

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Il test effettuato ieri da Alex Schwazer sulla 10 km, con tanto di prestazione a 9 secondi dal record del mondo, non ha lasciato indifferente il presidente della Fidal Alfio Giomi. E’ arrivata la prima apertura per una possibile convocazione alle Olimpiadi di Rio 2016 dell’altoatesino: “Per Schwazer si è aperta una strada, ma dovrà dimostrare di essere forte e pronto. La Federazione fino a maggio lascerà cinque posti liberi nella marcia, perché, tranne uno, nessun atleta ha dimostrato di essere all’altezza ai Mondiali di Pechino, dove l’atletica italiana non è andata così bene. Schwazer ha ottenuto uno dei tempi migliori al mondo, in una sorta di sfida in cui voleva dimostrare che si può vincere anche senza doping. Per noi questo è essenziale“, ha dichiarato il numero uno della Federazione Italiana di Atletica leggera.

Insomma, se Schwazer realizzerà un tempo di caratura internazionale, farà parte della spedizione a cinque cerchi. Ricordiamo che la squalifica dell’azzurro terminerà il 29 aprile 2016. Tuttavia il 5 ottobre prossimo il Tribunale Nazionale Antidoping si pronuncerà su una eventuale riduzione della pena. Qualora ciò non dovesse accadere, il campione olimpico di Pechino 2008 avrebbe comunque a disposizione la Coppa del Mondo del 7-8 maggio 2016 per convincere i tecnici sulla bontà del suo potenziale. Piace constatare come Giomi, preso atto della pochezza della marcia italiana, abbia compreso che Schwazer possa rappresentare una risorsa preziosissima, senza inutili preclusioni morali. L’altoatesino ha tutto da perdere, ma si è rimesso in gioco: vuole dimostrare di poter dettare legge in modo pulito. Si stanno creando i presupposti che possa provarci già nella prossima stagione. Da Londra 2012 a Rio 2016. Chissà che il baratro della vergogna, dopo 4 anni di dolore e lacrime, non possa lasciare il posto alla redenzione di un atleta nuovo, lasciatosi alle spalle gli errori del passato.

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Foto: Pagina FB Schwazer

7 Commenti

7 Comments

  1. Luca46

    27 Settembre 2015 at 22:42

    Business il calcio? Allora lo è per tutti. Non è che uno sponsor del nuoto, dell’atletica o di checchessia la pensi diversamente da uno del calcio.
    Quanto al rientro di Schwarzer sono assolutamente favorevole. Sono convinto del fatto che nello sport professionistico e non il doping regni sovrano ad ogni latitudine ed in ogni competizione. Si getta la croce addosso sempre agli atleti ma sono gli sponsor che pagano e che dettano le leggi. Se poi un preparatore o una federazione non si accorge se un suo atleta si dopa allora che cambino lavoro perché se è vero che il vantaggio del doping è importante allora è anche facilmente riscontrabile da chi ha sottomano gli atleti

    • Al

      28 Settembre 2015 at 11:53

      Cool tuo intervento hai appena detto che il doping va bene e bisogna provarci.
      Abbiamo avuto un’altra discussione sul tema e pensavo fosse un malinteso, ora non ho più dubbi. Inutile discutere ulteriormente.
      Tieniti lo sport che ti piace tanto così, io vivo su un altro pianeta.

      • Luca46

        28 Settembre 2015 at 18:22

        Al credo che tu abbia letto male. Io non ho mai detto che il doping va bene. Anzi penso l’esatto contrario. Io ho detto che c’è. Ed ho aggiunto che gli atleti non sono i soli responsabili.
        In sintesi quando firmi un contratto pensi di poter fare quello che vuoi?
        Se il doping altera le prestazioni in modo significativo come mai dirigenti, medici e preparatori che hanno sotto mano gli atleti cascano ogni volta dal pero ad ogni caso di positività?
        Un altro mio pensiero è che venga beccata solo una minima parte e molte volte ho il dubbio che non accada a caso.
        Secondo le regole Schwarzer ha pagato la pena quindi potrà gareggiare. Lo fanno tutti non ci vedo niente di male. Io radierei a vita se fosse per me ma se non lo fanno ci sarà un perché.

  2. ale sandro

    26 Settembre 2015 at 08:36

    Immaginavo che Giomi si facesse sentire in caso di prestazione anche di poco sotto i 40′, figuriamoci per un 38′ di questo livello. Certo sono cose puramente indicative, allenamenti, la questione dovrebbe essere vista in una gara vera, con dei giudici che giudicano la tecnica di marcia, ed è li che si potrà fare un discorso più articolato sulla reale situazione.

    Riguardo l’opportunità di rivederlo in azzurro, mi rendo conto della spinosità della questione e delle tante idee differenti che sto leggendo in queste settimane a riguardo.
    Personalmente non mi sono fatto problemi nel tifare la nazionale di volley anche con la presenza di Osmany Juantorena, che la sua squalifica di alcuni anni per positività ai controlli antidoping la ebbe nel 2006. Ritornò qualche anno dopo, si confermò il campione che aveva dato dimostrazione di essere sin da inizio carriera, e ora veste la maglia azzurra nel tripudio sacrosanto degli appassionati di volley e dell’ambiente.
    Osmany tra l’altro ha l’immenso potere di sdoganare anche la questione naturalizzati , che evidentemente per quanto riguarda Frank Chamizo ,il lottatore cubano di origine e da 5 anni fermamente convinto di gareggiare per l’Italia, è un argomento ancora delicato viste certe reazioni ,al grido di “è una medaglia di Cuba più che italiana”, “bravo ma non è italiano”, dopo il suo titolo mondiale di qualche settimana fa.

    Allo stesso modo non mi faccio problemi nel momento in cui Schwazer dovesse terminare la sua squalifica, come da regolamento, e potrebbe così rientrare nel giro della nazionale, tra l’altro avendo come allenatore Sandro Donati, colui che contribuì a combattere già da tanti anni i personaggi come il dottor Ferrari che “seguì” proprio l’azzurro il periodo precedente a Londra.
    Il discorso della radiazione nei suoi confronti l’avrei addirittura accettato solo nel caso di galera per Ferrari, e di allontanamento definitivo dal mondo dello sport di vari personaggi tra cui il dottor Fiorella, indagato perchè evidentemente sapeva e non fece nulla, ora vicepresidente della commissione antidoping della federazione internazionale, il colmo. Oppure dell’allora presidente Coni, Petrucci, che finito il mandato ritorna beato alla federbasket , o il presidente della Fidal di allora, Franco Arese, quello de ” Alex è un montanaro , un solitario, non sapevamo nulla.., ci ha traditi” che continua a presenziare le cerimonie di premiazione di gare internazionali. Per me sono tutti responsabili come e più del marciatore.
    Fino a quando non vedrò giustizia ordinaria e sportiva andare in questa direzione, non sarò d’accordo col radiare l’atleta alla prima positività, qualunque essa sia.
    Se poi devo vedermi robe riguardanti altri sport, come la positività del tennista Marin Cilic,con squalifica di quasi un anno mascherata da infortunio dall’ATP stessa(forfait a wimbledon quando era già sotto sanzione), ritorno e a fine stagione vittoria allo Us Open, o la stessa cosa per il nuotatore Sun Yang la cui squalifica resa nota dalla federazione cinese a fatti accaduti, o altre sanzioni di vari atleti o giocatori fatte scorrere in periodi di non attività nel calendario internazionale, mi rendo conto molto bene quanto sia utopistico allo stato attuale pensare anche solo di combattere efficacemente il problema.

    • Al

      28 Settembre 2015 at 12:15

      Sul caso Juantorena, è abbastanza noto e accettato che la sua positività fu una schifezza della federazione cubana inviperita per la fuga sua e di altri.

      Personalmente non credo nench’io che un’atleta andrebbe radiato alla prima positività. I tecnici e i funzionari coinvolti sicuramente sì, l’atleta può scontare la squalifica e tornare a gareggiare, come qualsiasi colpevole che sconta la pena. Non può però tornare a rappresentare il suo Paese, togliendo il posto a gente che fa la stessa fatica quotidiana, stessi sacrifici, stesse gocce di sudore, ma non imbroglia.

      Ho la sensazione che in questa discussione sono l’unico ad avere dei figli?

      • ale sandro

        28 Settembre 2015 at 12:57

        Non capisco perchè tu voglia mettere la chiaccherata su questi toni.
        Anche se fosse così,e cioè che tu sia l’unico ad avere dei figli, cosa cambia? Che avresti una maggiore comprensione dell’argomento o una maggiore sensibilità sull’etica e sulla moralità, e che possa permetterti di pontificare sulle opinioni altrui?
        A un figlio posso insegnare che lo sport va fatto con passione e dedizione nel rispetto delle regole, ma non nasconderò certamente che tutti gli sport professionistici, compresi quelli di squadra, possono avere a che fare con l’abuso di medicinali o l’utilizzo di sostanze per migliorare la prestazione, e che quella scelta è sempre sbagliata, e che purtroppo potrà capitare anche spesso di imbattersi in atleti e squadre avversarie che ne fanno uso, persino a categorie di basso livello. Starebbe a lui la scelta finale su cosa fare, se continuare a livello amatoriale per divertimento (dove pure lì il doping è presente) o se insistere e fare della propria passione il proprio lavoro, ma da solo capirebbe di trovarsi in un mondo dello sport con mille pesi e mille misure anche in materia antidoping, e questo è lo stato attuale.

        La positività di Juantorena rimane tale, non c’è alcun documento che sancisca come l’atleta, che giocava per una squadra russa ai tempi , fosse stato fregato dalla propria nazione, per la quale Osmany ha sempre voluto rientrare fino all’ultimo. Se comincio a fare i conti degli atleti e atlete che hanno chiesto l’esame del dna della provetta perchè convinti di essere stati fregati, cosa che non mi risulta abbia fatto Juantorena che chiese al massimo le controanalisi come da prassi, bisogna scrivere un enciclopedia e si scoprono cose come provette fatte sparire, o addirittura distrutte, con carriere tranciate di netto. Ecco un altro motivo per cui nello stato attuale delle cose, è meglio non radiare l’atleta al primo colpo, permettendogli di rientrare in tutti gli ambiti, non solo coi club.
        In alcuni sport ,e specialità come la marcia,infatti, il negare la maglia della nazionale equivale a radiazione, e questo non avrebbe senso se non fosse presente da altre parti. A mio figlio dovrei spiegare quindi come sia sbagliata una pena che permetta una seconda possibilità in tutto e per tutto,ma invece come sia giusta una seconda possibilità parziale, che di fatto a seconda dello sport in questione diventa una radiazione.
        Sarà che non sopporto le ipocrisie, ma vedere gente che occupa incarichi federali che continua a stare lì ed è responsabile della positività di uno degli atleti più in vista dell’intero sport italiano dal 2007 al 2015, mi fa pensare che non si risolve radiando o impedendo allo stesso atleta di gareggiare per la propria nazione, se prima non si cambiano le regole del gioco per far sparire chi sta attorno all’atleta.

  3. Al

    25 Settembre 2015 at 12:31

    “Inutili preclusioni morali” è un’espressione infelice. I valori morali sono fondamentali nello sport, che senza concetti come lealtà, correttezza, rispetto, rimane solo un business. Come il calcio.

    Secondo me, se l’Italia avesse degli atleti all’altezza della competizione, Schwazer non andrebbe neanche preso in considerazione. Ha imbrogliato volontariamente, con piena consapevolezza delle conseguenze. Qualsiasi atleta pulito ha più diritto di andare alle Olimpiadi. Lo scrivo con dispiacere, visto che Schwazer, tra tutti i dopati, è sicuramente uno che si è preso le sue responsabilità e si è reso conto dell’errore.
    Ma questo modo di ragionare è l’unico che può permettere, prima o poi, di sconfiggere il doping. Non ci deve essere speranza nel perdono, né per l’atleta, né per chi lo spinge a doparsi. Deve essere una strada perdente.
    L’unica cosa che trovo tollerabile è la buona fede dimostrata, scusante che possiamo concedere all’atleta (non sapeva, si stava curando…), mai ai professionisti.
    E’ vero però che lo sport di vertice ha degli aspetti pratici, e se davvero non abbiamo neanche dei giovani che valga la pena portare alle Olimpiadi, allora facciamo buon viso a cattivo gioco.

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