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Nuoto: Paltrinieri-Pellegrini, e poi?

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I Mondiali 2015 di nuoto sono terminati in maniera esaltante per l’Italia: 5 medaglie, di cui 4 conquistate in specialità olimpiche, e netto passo avanti rispetto a Barcellona 2013. A un anno da Rio 2016 è semplice rischiare di farsi prendere da facili entusiasmi, ma la verità è che il movimento azzurro si poggia ancora – come evidenziato già due anni fa – su due immensi fuoriclasse: Gregorio Paltrinieri e Federica Pellegrini, in rigoroso ordine alfabetico per non fare torti a nessuno. E poi?

L’emiliano, comunque, è una certezza per il presente ma soprattutto per il futuro. A 21 anni, dopo un lungo percorso che lo ha visto scalare una vetta dopo l’altra in miglioramento costante, ha raggiunto il risultato che vale una carriera ma non è affatto sazio. Davanti ha i Giochi Olimpici, per vivere finalmente l’atteso duello con l’ormai ex padrone Sun Yang (ma la guerra psicologica continua) e, dopo, nel quadriennio che porterà a Tokyo 2020, potrà continuare a lavorare consapevole del proprio talento e risultando anche un traino per l’intera nazionale, dall’amico Gabriele Detti (dal potenziale ancora parzialmente inespresso) a tutta una serie di giovani che il mezzofondo lo interpretano bene.

Discorso opposto per la veneta, 27enne il giorno del sesto podio mondiale consecutivo nella stessa disciplina (i 200 stile libero), impresa pareggiata solo dallo statunitense Ryan Lochte e mai riuscita nemmeno alla leggenda del nuoto Michael Phelps. La Divina ha già annunciato che a Kazan 2015 ha vissuto la sua ultima rassegna iridata e – come Tania Cagnotto, il suo alter ego tuffistico – chiuderà una splendida carriera tra poco più di un anno a Rio 2016. Vero è che l’azzurra ha spesso stupito in passato, basti pensare all’iscrizione lampo proprio nei 200 sl la sera prima delle batterie in quel di Barcellona, ma la sensazione è che l’ora del ritiro sia veramente prossima. E non le si può dire nulla, perché, oltre a otto meraviglie mondiali individuali in dieci anni, a Kazan si è anche tolta lo sfizio di trascinare la staffetta 4×200 sl, quella che indica la bontà di un movimento, sul secondo gradino del podio. Se la medaglia dovesse essere bissata in Brasile – e le possibilità, ora come ora, ci sono eccome – sì che Federica avrebbe completato il suo percorso agonistico davvero nella maniera migliore. Al netto di tutti gli scetticismi per i molti cambi di allenatore.

Come la natia di Mirano, anche il suo fidanzato Filippo Magninileggendario nel rimontare in ultima frazione della 4×100 stile libero maschile per conquistare un bronzo atteso otto anni – dovrebbe abbandonare la nazionale dopo i Giochi del 2016. Carismatico come pochi, Re Magno è uno che quando parla non è mai banale (vedi qui e qui). Il suo carattere potrà non piacere a tutti, ma sono innegabili i risultati che la sua personalità porta all’interno di un gruppo (forse) troppo allargato. A 33 anni il pesarese è ancora uno dei migliori velocisti del mondo e in staffetta lo ha dimostrato eccome. Sarà un’altra grave perdita.

A chi passerà, dunque, lo scettro di fuoriclasse? Rimane Paltrinieri, ma una punta è troppo poco. E allora le principali speranze sono riposte in due giovanissimi, tra i più brillanti (anche se non medagliati) a Kazan 2015. Stiamo parlando di Simone Sabbioni, dorsista classe 1996, e Arianna Castiglioni, ranista del ’97. Il romagnolo ha sfiorato una difficile finale tra i mostri dei 100, capaci di nuotare a livello del record del mondo. Detentore del primato nazionale, Sabbioni ha dominato a livello giovanile e possiede un fisico che può condurlo lontano. La lombarda, già bronzo agli Europei in vasca lunga di Berlino 2014 ma reduce da una stagione complicata, ha piazzato la zampata per entrare nella finale dei 100 con il nuovo personal best. Il record italiano è ancora leggermente distante, ma intanto la bustocca si è migliorata anche nei 50 che non ama come la doppia distanza. Tutti segnali verso un futuro da protagonista.

E poi, infine, c’è Marco Orsi. Il potenziale terzo fuoriclasse azzurro, come scrivevamo a dicembre dopo le straordinarie imprese ai Mondiali in vasca corta. Purtroppo il bolognese non è riuscito a confermare le grandi attese riposte su di lui, uscendo in semifinale nei 100 stile libero e prendendo parte alla finale dei 50 (quinto posto finale) con la consapevolezza di essere ancora un gradino sotto – anche e soprattutto a livello cronometrico – rispetto al podio. Il Bomber ha 24 anni e va per i 25 (li compirà a dicembre) e deve ripartire da quest’estate in chiaroscuro, con una brillante medaglia di bronzo in staffetta e un gap notevole da limare ai migliori velocisti del pianeta. Del resto quella nei 50 sl è stata la sua prima finale individuale mondiale in vasca lunga della carriera, una carriera che di certo non finisce o viene ridimensionata qui. L’Eldorado, però, è ancora lontano.

 

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francesco.caligaris@oasport.it

Twitter: @FCaligaris

Foto da: Massimo Pinca/Swimming Cup

3 Commenti

1 Commento

  1. alebi

    12 Agosto 2015 at 10:29

    Detti, se consideriamo il talento e gli stimoli diretti, ha finora raccolto pochino. Soprattutto lo si è visto molto meno del “gemello” Paltrinieri. Speriamo che dall’anno prossimo esploda definitivamente anche lui.
    Uno da recuperare assolutamente è D’Arrigo, da fuori è veramente incomprensibile cosa gli sia successo 🙁

    Temo sia difficile, soprattutto per tradizione italiana, che dalle gare più veloci escano delle punte. Più facile assistere ad exploit o a buoni nuotatori magari da finale. E’ un peccato però, perchè con tutte le staffette che ci hanno creato attorno, il settore velocità regala molte più medaglie.

  2. ale sandro

    12 Agosto 2015 at 10:14

    A Shangai si vinsero 5 medaglie nel nuoto tra le corsie e di punte ne avevamo due: Pellegrini, che si “suicidò” sportivamente andando via da Lucas in quella maniera, e Scozzoli che ,dispiace dirlo perchè sembrava atleta di grande freddezza, si “sciolse” in finale sia a Londra che a Barcellona l’anno dopo.
    L’exploit di Dotto non era tale da farlo ritenere una vera punta per l’Italia nè prima nè dopo quella rassegna, l’unica dove lo si vide a quei livelli e la staffetta non era medaglia probabile diciamo. E’ un buon staffettista, con spesso però prestazioni non alla sua altezza come a Kazan. Altri big nostrani onestamente non ne ricordo. Come sempre non ne abbiamo mai avuto in abbondanza tranne che nei periodi che vanno da Madrid 86 e Barcellona 92, e tra Sydney e Fukuoka dove si poteva arrivare anche a 4 atleti da podio in gara individuale, confermatisi in più stagioni.
    Certo la Federnuoto ebbe tante colpe,per come ha gestito l’avvicinamento , con gli Europei manco fossero l’obbiettivo stagionale, e per non essersi saputa imporre sulle convinzioni della Pellegrini, ma le colpe degli atleti ci furono eccome.
    Non mi è sembrato di leggere trionfalismi, avranno anche imparato la lezione. Sta di fatto che Paltrinieri dovrebbe esserci anche nel 2017, quindi il mondiale peggiore in assoluto per l’Italia non credo si verificherà, anche perchè vorrebbe dire zero medaglie.
    La stagione olimpica riserva sempre sorprese o esplosioni da parte di atleti giovani, ce ne sono diversi interessanti da noi, vediamo come si comportano.

  3. Gabriele Dente

    12 Agosto 2015 at 00:16

    Temo molto quei facili entusiasmi di cui parli, anche perché generano immediatamente in dirigenti e tecnici un senso di appagamento che poi facilmente porta al fallimento (ricordo ancora il “mi bastano 3 medaglie a Londra” dopo che a Shanghai l’Italia ne aveva vinte 6). Si devono assolutamente evitare gli errori del dopo Shanghai, dove di punte addirittura ne avevamo 3 e da Londra ce ne tornammo col triplo zero in vasca. Staffetta 4×100 a parte, le altre 3 medaglie si possono confermare.
    Coi ritiri di Pellegrini e Magnini dopo i GIochi, c’è da aspettarsi il bilancio dei mondiali 2017 peggiori. Ma io mi auguro che per il 2019-2020 Sabbioni e Castiglioni, e magari anche Detti, riescano a entrare nella élite delle rispettive specialità.

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