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Nuoto. Mondiali, Kazan 2015. Il pagellone della sesta giornata

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MARCO ORSI 8: vince la sindrome da grande appuntamento in vasca lunga e conquista una finale dove cercherà di dire la sua anche per il gradino più basso del podio visto che i primi due, con i “giganti” Adrian e Manaudou, sembrano già assegnati. Si conferma specialista dei 50, con una giornata molto positiva. 22”02 al mattino, 21”86 al pomeriggio, a due decimi dal record italiano di dicembre a Riccione. L’argento al Mondiale in corta dello scorso anno e il bronzo in staffetta di domenica scorsa sembrano avergli fatto superare il blocco che gli era costato carissimo a Roma, Barcellona e Londra, dove si era fermato alle batterie, e a Shanghai quando era stato eliminato in semifinale. “Farsi chiamare bomber con evidenti meriti natatori”!

MATTEO RIVOLTA 7: è tornato quello del 2013 a tutti gli effetti. Nel senso che ha nuotato lo stesso crono che gli permise a Barcellona due anni fa di entrare nella finale mondiale. Piace per spirito combattivo, per determinazione, un po’ meno per la tecnica in vasca. Piace perché nonostante il record personale e italiano eguagliato non è contento, perché sa che può fare meglio e con questi presupposti si può crescere e diventare campioni. Peccato per la finale mancata, servivano 15 centesimi meno, da limare anche con i particolari.

MARGHERITA PANZIERA 7: sembrava spaesata, quasi impaurita fino a questa mattina. Male nei 100 dorso, discreta in batteria nei 200 che è la gara che predilige. Quanto basta per disputare una semifinale. Già… la semifinale: occhi di tigre, fuori gli artigli e via all’arrembaggio, già dalla seconda vasca che nuota in 32”49, al livello delle più grandi della specialità. Tiene fino alla fine, Margherita e arriva ad un soffio dalla finale migliorandosi di quasi un decimo a 2’09”54. Di questo passo può prendersi belle soddisfazioni.

PIERO CODIA 6: dà il meglio di sé al mattino con il primo 100 farfalla sotto i 52”, personale sbriciolato (oltre due decimi meno) e si pone l’obiettivo Rio nel mirino. Al pomeriggio ci prova ma le energie non lo sorreggono, anche perché, non dimentichiamolo, è uno di “quelli di Gwangju”. Oggi, però, non si è visto. Bravo Piero!

ELENA GEMO 5.5: di treni, a 28 anni, non è detto che ne passino più tanti. Per la Gemo oggi il treno della finale dei 50 farfalla andava ancora una volta troppo forte per poterci salire su. Bella al mattino, fluida, pimpante, come spesso le è capitato a Kazan. Nella semifinale, però, non è perfetta in partenza (come le era capitato nei 50 dorso) e la sua è una gara in rincorsa contro avversarie che volano. Non si riesce a migliorare e resta fuori da quello che sarebbe stato un bel premio ad una carriera longeva nella quale si possono ancora scrivere pagine importanti.

SILVIA DI PIETRO 5.5: la forma c’è, la qualità nei 50 farfalla un po’ meno. E’ una stagione da stile libero per la velocista azzurra che non brilla al mattino, restando lontana dal personale ma riuscendo comunque a superare il turno. Più arrembante al pomeriggio ma non quanto basta per centrare il bersaglio grosso. Le possibilità, però, non sono finite: ci riproverà con lo stile libero.

LUCA DOTTO 4.5: era lò’esame di riparazione dopo la brutta prova nei 100. Bocciato anche in quella che è la gara che gli ha riservato la più grande soddisfazione a livello individuale quattro anni fa. Mai veramente in gara, resta fuori dalla semifinale per un centesimo ma, come riconosce con grande lucidità, non può essere certo una semifinale l’obiettivo della vigilia.

MARTINA RITA CARAMIGNOLI 4.5: le medaglie di Gwangju sono solo un ricordo o, dipende dai punti di vista, un rimpianto visto in chiave mondiale. I 1500 avevano parlato chiaro e, se possibile, oggi fa ancora peggio chiudendo lontanissima dalla finale nella distanza olimpica degli 800. Peccato perché lei le qualità le ha eccome ma questa è stata una stagione a singhiozzo e alla fine il conto è stato salatissimo da pagare.

ERICA MUSSO 5: ha speso tutte le energie fisiche e psichiche il giorno prima, portando a casa un fantastico argento con la staffetta 4×200. Gareggia negli 800 stile libero quasi per onor di firma e il risultato non può essere diverso da una eliminazione (a oltre 10 secondi dal personale) senza mai averci provato veramente.
GIANLUCA MAGLIA 6: apre le danze nelle batterie della 4×200 stile libero svolgendo il suo compito senza infamia e senza lode. Porta a casa il personale stagionale con 1’48”64 che non è malaccio.

MARCO BELOTTI 4: parte forte, forse preso dall’ansia di dover rimontare qualche posizione. Piazza il primo 100 più che dignitoso in 52”19, poi si spegne e va lentamente alla deriva, chiudendo con un 1’49”44 che è la seconda peggior prestazione individuale dei componenti delle prime tredici squadre della graduatoria. Un mezzo disastro che costa carissimo alla squadra italiana.

DAMIANO LESTINGI 6.5: il migliore del quartetto azzurro. Prova a raddrizzare le cose, almeno in prospettiva Rio e porta a casa un 1’47”91 che per un non specialista dei 200 stile libero, riconvertitosi soprattutto nell’ultima stagione non è niente male. Deve insistere, può essere questo uno sviluppo interessante di una carriera che sembrava in stallo fino a qualche mese fa.

FILIPPO MAGNINI 5.5: scende in vasca senza troppe energie come è giusto per un 33enne che ha già gareggiato più volte ad altissimo livello in sei giorni e che si è preso delle belle soddisfazioni. Entra in gara con un cospicuo vantaggio sul danese ma non è il suo obiettivo. Guarda a quelli avanti e quando si fa raggiungere dallo scandinavo che punta a Rio non ha più lo spunto per poterlo battere in quyella che è sempre stata la sua specialità, la volata.

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