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Nuoto, Mondiali Kazan 2015. Il pagellone della seconda giornata

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ARIANNA CASTIGLIONI 8: bravissima! Un concentrato di tenacia, umiltà e di sagacia tattica, un esempio per tanti compagni di squadra e avversari. Al mattino si salva per il rotto della cuffia, sa di avere sbagliato qualcosa nella tattica di gara, al pomeriggio è perfetta. Passaggio tranquillo e ritorno travolgente come a Berlino, anzi meglio di Berlino perché scende per la prima volta sotto l’1’07” e domani si godrà la sua prima finale iridata.

AURORA PONSELE’ 7.5: le cose cambiano e anche in fretta. In tre giorni è passata dalla delusione per aver fallito il pass olimpico nel fondo alla proposta di matrimonio ricevuta in mondovisione dal fidanzato Simone, alla finale mondiale dei 1500 stile libero. Comunque vada, Kazan sarà il Mondiale anche di Aurora! Interpreta una gara resa indecifrabile dal motorino Ledecky in modo ottimale. Tiene le energie giuste per il finale e, mentre lontano là davanti, accade qualcosa di incredibile, lei supera la tedesca Beck e si guadagna un posto in Paradiso, tanto per mettere in chiaro che in casa i pantaloni non li porterà solo il signor Ruffini!

SIMONE SABBIONI 7: decimo al mondo. Simone Sabbioni è sospeso tra la gioia di un risultato che, al di là della finale mancata, lo pone nell’elite mondiale dei 100 dorso, la specialità che predilige, e la delusione ben celata per aver fallito il bersaglio grosso, quella finale mondiale che, per essere centrata, presupponeva il miglioramento del suo record italiano. Fa segnare il secondo e terzo tempo in carriera all’esordio in un Mondiale in lunga. La finale era un sogno, lo resterà ma c’è da giurare che l’appuntamento è solo rimandato.

FILIPPO MAGNINI 6.5: non esistono i premi alla carriera finchè si è lì a combattere in vasca contro altri sette o nove avversari. Una semifinale individuale nei 200 stile, distanza che “Magno” non ha mai amato poteva esserlo. Invece niente da fare perché gli altri vanno forte e lui ha dato già tantissimo tredici ore prima per portare a casa quella medaglia tanto agognata in staffetta. Gli manca lo spunto finale che magari avrebbe potuto permettergli di tenere indietro quei quattro o cinque rivali però ha nuotato sui suoi livelli e non gli si poteva chiedere molto di più.

ILARIA SCARCELLA 6: sono passati sei anni da quell’estate 2009 in cui si rivelò al mondo e riscrisse la storia della rana italiana ai Mondiali di Roma. Era uscita dal giro che conta, scavalcata da tante ma voleva dimostrare che anche senza il costumone poteva dire la sua. Quest’anno ce l’ha fatta e forse la qualificazione per Kazan l’ha in parte appagata. Non può essere considerata vecchia. E’ la base di partenza per puntare a Rio. La strada, al di là di una batteria sbagliata, è quella giusta.

MARTINA RITA CARAMIGNOLI 5: una stagione in altalena. Problemi fisici e difficoltà a Riccione, gioie e ottimi tempi in Corea alle Universiadi, un mezzo disastro oggi nelle batterie dei 1500 stile libero dove, con il bronzo europeo al collo, poteva essere protagonista. Gara da dimenticare in fretta, raccogliere i cocci e riprovarci per far vedere qual è la vera Caramignoli.

CRISTOPHER CICCARESE 5: ancora una volta soffre l’impatto con la grande manifestazione. Mai in gara nella batteria dei 100 dorso. La speranza è che abbia esaurito tutta la tensione emotiva stamani per poi potersi concentrare sui 200 nei quali potrebbe puntare almeno alla semifinale.

ELENA GEMO 6: è qui per provare il “colpaccio” nei 50 anche se qualche ambizione di superare il primo turno nei 100 c’era, inutile nasconderlo, dopo gli ottimi tempi di Riccione e del Sette Colli. Ci prova con un passaggio veloce ma poi cala alla distanza. Non crolla e questa in prospettiva è una buona notizia.

MARGHERITA PANZIERA 4.5: nessuna avvisaglia del crollo odierno. Bene a Riccione, bene la preparazione, discreta anche in Corea alle Universiadi che forse l’hanno distolta dalla preparazione alla manifestazione che contava veramente. Forse ha pagato psicologicamente l’esordio in un Mondiale. E’ iniziata male la sua avventura ma si può raddrizzare perché il talento non manca.

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