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Hockey prato, Martina Lecchini: “Il residenziale non è stato uno spreco di soldi”

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I sogni non si cancellano. I sogni si rinnovano. La vita è un continuo inseguimento dei propri sogni.
La nazionale femminile di hockey prato non è finita ad Anversa. Lì, in quella maledetta semifinale per il quinto posto persa con l’India, che per la terza volta ha respinto l’assalto azzurro alle Olimpiadi. Il progetto residenziale, avviato da poco meno di un anno, ha portato frutti importanti e visibili: l’Italia è riuscita in poco tempo a colmare il gap da compagini ben più blasonate, come ad esempio Giappone e Corea del Sud, con le quali sono arrivati due pareggi in World League. Certo, nella partita decisiva per l’accesso a Rio sono mancati esperienza, freddezza e cinismo, doti di cui invece l’India beneficia in abbondanza, disputando match di tale importanza da decenni. Il sogno olimpico, dunque, non si è dissolto. L’auspicio è che il residenziale proceda anche nel prossimo quadriennio, guardando ai Mondiali 2018 ed alle Olimpiadi 2020. Alimentare il sogno, significa anche sperare in una crescita continua di un movimento che sin qui ha compiuto passi avanti inimmaginabili solo 7-8 anni fa.
Di questo, e di tanto altro, abbiamo parlato con Martina Lecchini, una delle colonne della nazionale azzurra che tra pochi giorni prenderà parte agli Europei di Londra.

Il residenziale, una crescita esponenziale. Cosa è mancato nella partita decisiva con l’India per strappare l’agognato pass olimpico?
Io credo che la Nazionale quest’anno abbia fatto molto di più rispetto al passato. Va valutato un intero percorso, non una partita singola. Abbiamo giocato alla pari con squadre molto più in alto di noi nel ranking mondiale. Può darsi che con l’India l’emozione ci abbia frenate. Tuttavia il residenziale è durato 8 mesi, quando altre nazioni hanno avviato un progetto simile da anni. Quindi qualificarsi alle Olimpiadi sarebbe stata un’impresa, ma non era di certo scontato“.

Qualche settimana dopo la World League, il progetto residenziale è stato sospeso. La Federazione, attraverso un comunicato, ha reso noto che dovrà essere “rimodulato”. Gli allenamenti all’Acqua Acetosa, a poco più di un mese dagli Europei, sono stati interrotti, così come il raduno quasi permanente della squadra. Puoi spiegarci come avete vissuto la vicenda?
Una settimana prima del raduno, abbiamo saputo dal ct Fernando Ferrara, attraverso un sms su WhatsApp, che il residenziale non si sarebbe più tenuto fino agli Europei. Non sapevamo nient’altro“.

Ciò nonostante, avete deciso di preparare autonomamente ed a vostre spese i prossimi Europei (che assegneranno la qualificazione olimpica alla vincitrice, obiettivo oggettivamente fuori portata per l’Italia), allenandovi al completo in Sardegna. Come è maturata questa decisione?
E’ stata condivisa da tutto il gruppo. Volevamo arrivare in buone condizioni agli Europei e non buttare via 8 mesi di lavoro. Siamo molto unite. Fino al 17 resteremo in Sardegna, poi partenza per Londra“.

Agli Europei con quali ambizioni?
Vogliamo la salvezza e dimostrare che il residenziale non è stato uno spreco di soldi come ho letto da più parti sul web“.

Il residenziale resta l’unica soluzione possibile per la crescita dell’hockey prato italiano?
E’ un dato di fatto che sia così. In 8 mesi abbiamo fatto un salto di qualità. Ma basta guardare anche all’estero. Il Belgio, da quando lo ha adottato, è diventata una nazionale di tutto rispetto, qualificandosi per le Olimpiadi. Abbiamo giocato tante partite importanti con le migliori squadre del mondo e questo ci ha permesso di crescere tanto“.

Qualora il residenziale (con il relativo supporto economico mensile alle giocatrici) dovesse essere accantonato dalla Federazione, continuerai comunque a fare hockey?
Sicuramente sì, perché è la mia grande passione. Finché posso conciliare lo studio e lo sport, andrò certamente avanti a fare entrambe le cose“.

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federico.militello@oasport.it

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