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Atletica: gli scandali sussurrati. Si faccia chiarezza

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Sono oramai alcuni mesi che le principali emittenti televisivi delle tre più importanti potenze sportive dell’Europa occidentale stanno conducendo diverse inchieste circa l’utilizzo di doping da parte degli atleti di alto livello. In Francia, Germania e Gran Bretagna sono state recentemente messe in evidenza alcune delle lacune del sistema antidoping vigente e sono state condotte ricerche che porterebbero alla luce nomi di sportivi sospetti o fortemente sospetti con riferimento a fatti che la stessa IAAF, la federazione internazionale di atletica, avrebbe contribuito ad insabbiare. Premettendo che si tratta di inchieste non esenti da critiche e che queste sono state programmate anche per avere un certo audience, visto l’interesse che c’è in questo periodo per l’argomento, non possiamo di certo biasimare la volontà di fare chiarezza in un mondo, quello del doping nello sport, che troppo spesso ha dei lati oscuri.

A lanciare la “moda” dei documentari sul doping è stata l’emittente pubblica francese, con l’ormai celebre esperimento su alcuni sportivi che si sono sottoposti volontariamente all’uso di prodotti dopanti. Lo studio condotto dottor Pierre Sallet, pur con molti aspetti da chiarire, ha ribadito gli effetti che le sostanze proibite hanno sull’organismo umano ed ha anche sottolineato come, entro alcuni limiti di dosaggio, gli atleti potrebbero riuscire ad eludere i controlli ed il metodo del passaporto biologico, invitando dunque ad una ristrutturazione dello stesso.

In numerose occasioni, invece, la televisione tedesca ha attaccato soprattutto il presunto doping che esisterebbe tra le fila della squadra russa e di quella keniota, con particolare riferimento ai mezzofondisti delle due nazionali. Con numerose testimonianze, questi documentari hanno rilanciato l’idea dell’esistenza di un sistema doping organizzato in Russia, con gli atleti che sarebbero quasi obbligati ad assumere sostanze dopanti. Proprio in questo periodo, del resto, gran parte della nazionale russa di marcia è stata coinvolta in uno scandalo doping, così come è stata squalificata la campionessa olimpica dei 3000 siepi Julija Zaripova. Per il Kenya, invece, il caso più importante fra quelli emersi ad oggi ha riguardato la maratoneta Rita Jeptoo, ma non sono mancate le accuse più generalizzate all’intero sistema nazionale del Paese africano.

La BBC si infine scagliata contro il tecnico Alberto Salazar, accusando pesantemente il mezzofondista statunitense Galen Rupp ma coinvolgendo, seppur in maniera indiretta, anche la star britannica Mo Farah. Uno scandalo che, seppur privo di conseguenze dirette fino ad ora, non ha cessato di fare rumore, e pare che lo stesso campione olimpico sia stato obbligato dalla sua federazione a lasciare il gruppo di allenamento di Salazar.

Il tutto, però, era stato scatenato da alcune rivelazioni del quotidiano sportivo francese L’Équipe e della televisione tedesca ARD, che avevano messo in evidenza l’esistenza di un periodo buio in seno alla IAAF, tra il 2006 ed il 2008, quando sarebbero stati coperti molti atleti giudicati “sospetti” o “fortemente sospetti”. Se la Russia ed il Kenya erano tra i Paesi maggiormente indiziati, il numero totale delle nazionalità degli atleti coinvolti era di trentanove, per un totale di duecentoventicinque atleti.

Tutti questi indizi fanno quanto meno una prova: nell’atletica le pratiche dopanti sono ancora molto diffuse e ci sono metodi efficaci per eludere i controlli, nonostante i passi avanti fatti negli ultimi anni. Sarebbe dunque fondamentale, per il bene della regina degli sport, fare chiarezza su questi aspetti e prendere gli eventuali provvedimenti contro chi ha trasgredito le regole, naturalmente indipendentemente dalla nazionalità degli atleti coinvolti. Sebbene la Russia guidi con margine la classifica dei Paesi con più casi doping dello sport, infatti, non va dimenticato che anche l’Italia fa il suo in questo campo, addirittura ottenendo un terzo posto nella lista dei Paesi con più casi doping nel corso dell’interno anno 2014.

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giulio.chinappi@oasport.it

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