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Calciomalato: 2006-2015, nulla è cambiato. Gli scandali si rincorrono, sport senza credibilità

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Anche quest’estate, puntuale come un treno svizzero (per collegarci al noto tema delle schede), ecco un nuovo scandalo ad affossare il calcio italiano. Il Catania, che fino al 2013-2014 militava in Serie A, ha comprato cinque partite per evitare la retrocessione in Lega Pro. Lo ha ammesso il presidente Antonino Pulvirenti, che ora andrà incontro a gravi sanzioni personali e per la sua società (si parla addirittura di Serie D) e che rischia di modificare l’intero panorama delle promozioni, perché dalle intercettazioni sembra coinvolta pure la favola Carpi.

Quella dei siciliani è purtroppo solo l’ultima vergogna intorno a uno sport – il più seguito, praticato, diffuso dai media e chiacchierato della Penisola – che ormai ha perso ogni credibilità. E’ ormai dal 2006, anno in cui scoppiò Calciopoli, lo scandalo più grosso nell’intera storia plurisecolare del pallone italiano, che il sistema calcio non riesce a guarire. Tra partite truccate, favori arbitrali e la piaga delle scommesse è successo e continua a succeder di tutto. E la luce in fondo al tunnel non si intravede, soprattutto perché di personaggio come Pulvirenti – in Serie A come nelle categorie minori – continuano a esisterne a dozzine.

Però il calcio piace. Il calcio vende un prodotto – seppur perfezionabile, è praticamente l’unico sport in Italia a riuscirci – e fa vendere giornali e abbonamenti alle pay tv. Per questo gli scandali occupano le prime pagine quando non c’è nulla di meglio, sia essa un’amichevole della nazionale o l’ultima bomba (presunta) di mercato. Tutti ne parlano finché non ricomincia la nuova stagione o arriva il bomber da 30 gol all’anno e 50 milioni di euro di cartellino nella propria squadra del cuore. Ecco allora che in quel momento – solitamente dopo pochi giorni, quasi come se fosse realizzato ad hoc – il Pulvirenti di turno è già dimenticato. Come Marco Paoloni, ex portiere della Cremonese che prima di essere arrestato ne ha combinate di ogni, o come chi addirittura dopo processi, condanne e squalifiche continua a vivere indisturbato questo mondo. Basti pensare a Stefano Mauri, capitano (!) della Lazio, ad Andrea Masiello, che nell’ultimo campionato ha disputato 14 presenze con la maglia dell’Atalanta, o ad Antonio Conte, ct dell’Italia.

Dare un giudizio morale non spetta a noi. Ripulire il mondo del calcio italiano da personaggi quantomeno discutibili men che meno. Vergognarsi di fronte a un qualcosa che ha allontanato moltissimi appassionati è però lecito. Il caso Catania quasi non ha fatto notizia, come se fossimo già tutti abituati al copione: blitz all’alba, manette, pubblica condanna, processo e (forse) squalifiche dei responsabili. Gira la ruota: chi sarà il prossimo?

 

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francesco.caligaris@oasport.it

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