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‘Italia, come stai?’: il dilemma Dressino; Burgo speranza femminile, bene la canadese

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Nello sport non esistono miracoli. Salvo i rarissimi casi in cui si può contare su fuoriclasse assoluti, i risultati sono sempre frutto di una programmazione seria, lungimirante e messa in pratica in un arco temporale esteso.

La canoa italiana per anni si è crogiolata sugli allori delle vittorie delle sue punte: Antonio Rossi e Josefa Idem. Il primo si è ritirato nel 2008, la seconda nel 2012. Dire che si è ricominciato da zero, soprattutto in campo femminile, è poco. Per anni l’Italia ha pagaiato nelle retrovie. Si attendeva l’esplosione, mai avvenuta ai massimi livelli, di Maximilian Benassi e Michele Zerial.

I risultati delle ultime Olimpiadi parlano chiaro: a Londra 2012 il Bel Paese era rappresentato da soli tre atleti nella canoa velocità. Josefa Idem, Maximilian Benassi e Norma Murabito. Di questi l’unica ad avvicinarsi al podio fu l’intramontabile italo-tedesca, che chiuse quinta a quasi 48 anni.
Nell’ultimo quadriennio il trend è cambiato. Si è tornato a lavorare sulla formazione dei giovani atleti, in simbiosi tra la federazione ed i circoli societari (anche se sotto questo profilo si può e si deve fare ancora meglio). Ed i risultati, come confermato anche dagli Europei di Racice, si vedono.

L’Italia ha conquistato cinque finali in specialità olimpiche: K1 1000 metri, C1 1000, C2 1000, K2 200, K1 500 femminile. In nessuna di queste, tuttavia, è mai stata davvero in corsa per una medaglia. E torniamo all’incipit di questa rubrica: nello sport i riscontri si ottengono per gradi, senza miracoli.

Irene Burgo è la fiamma accecante che potrebbe davvero rilanciare il settore femminile. Bronzo nei 1000 e nei 5000 metri (distanze non olimpiche), la 20enne siciliana, con margini di miglioramento ancora tutti da scoprire, può diventare la leader di una squadra che per troppi anni ha vissuto all’ombra della Idem, forse attanagliata dalla paura di non poter ripercorrere le orme dell’ex senatrice di origine teutonica. Il vento, finalmente, potrebbe essere cambiato. Burgo può legittimamente puntare ad una qualificazione per i Giochi di Rio 2016. Una base di partenza per costruire qualcosa di ancora più importante nel quadriennio successivo: il tempo è dalla sua parte.

La selezione tricolore, inoltre, può ormai contare anche su un settore della canadese più competitivo che mai. Se ci si attendeva qualcosa in più dalla punta Sergiu Craciun, pur finalista nel C1 1000, è piaciuta la sintonia del C2 composto da Luca Incollingo e Daniele Santini, capaci anche di agguantare un prezioso bronzo nei 200 metri non olimpici. Da rivedere, invece, Nicolae Craciun, 21enne per la prima impegnato in veste individuale nel C1 200 (specialità olimpica dove è rimasto fuori non di molto dalla finale). Chissà che in futuro non possa crearsi un C2 composto dai fratelli Craciun (idea che stuzzica entrambi, come potete leggere qui).

E veniamo poi al settore del kayak, il cui miglior esponente sui 1000 metri è Giulio Dressino, settimo nel K1. Il 22enne varesino, tuttavia, rappresenta anche il grande dilemma dei tecnici: dove schierarlo? Nel K1 non avrebbe difficoltà a qualificarsi alle Olimpiadi; tuttavia, pur con margini di crescita ancora enormi, al momento colossi come il tedesco Max Hoff ed il danese René Poulsen appaiono fuori portata. Salvo colpi di scena, dunque, il podio sarebbe fuori portata. Meglio dunque puntare su Dressino per il K2 (magari con Matteo Torneo, con cui ha vinto gli Europei U23 nel 2014) o spostarlo sulla barca ammiraglia del K4? Per quest’ultima specialità, ricordiamo che gli unici pass olimpici per Rio verranno messi in palio ai Mondiali di Milano in programma ad agosto. In Repubblica Ceca, senza usare giri di parole, il K4 azzurro composto da Torneo, Mauro Floriani, Alberto Ricchetti e Mauro Crenna è completamente affondato, non riuscendo mai davvero ad incidere. E’ chiaro che la sua composizione andrà rivista in ottica iridata. Tuttavia il tempo per amalgamare un nuovo equipaggio è davvero poco. Si tratta di una barca dove sincronismo ed affiatamento giocano un ruolo determinante. Dunque non è neanche automatico che con l’inserimento di Dressino l’equipaggio possa tornare a viaggiare su ritmi importanti. Tra i papabili per il K4 anche Nicola Ripamonti, tra i grandi delusi di questa rassegna continentale: il suo K2 con Albino Battelli è stato eliminato sin dalla prima batterie (altra barca, dunque, che andrà rivista, anche se la priorità andrà data necessariamente al K4).

Per concludere, il primo obiettivo dell’Italia sarà qualificare più equipaggi possibili a Rio 2016. Esistono i presupposti anche per triplicare il numero di partecipanti rispetto a Londra 2012. Tuttavia, al momento, non si intravedono concrete speranze di medaglia. Neppure da Manfredi Rizza e Matteo Florio, confermatisi ad alti livelli nel K2 200 metri, ma ancora un gradino dietro i primissimi. Si tratta di un duo dalle prospettive intriganti, che ha bisogno di continuare ad allenarsi insieme per continuare a scalare le gerarchie mondiali.

Una copiosa partecipazione in Brasile rappresenterebbe dunque un deciso passo avanti rispetto al quadriennio precedente. Le medaglie, per ora, sono un affare altrui.

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