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Golf – Masters Augusta 2015, le pagelle: Spieth, l’uomo dei record. La grinta di Tiger, flop Bubba Watson

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Il Masters non lesina mai emozioni, spettacolo e colpi di scena. La 79esima edizione non è stata da meno, con l’Augusta National infiammato da un fuoriclasse come Jordan Spieth capace di riscrivere diverse pagine di storia del Major più ambito nel golf. Il texano ha trionfato davanti a Justin Rose e Phil Mickelson, secondi, e a Rory McIlroy, quarto. Le pagelle del primo Slam stagionale.

Jordan Spieth, voto 10: semplicemente inarrestabile. Non vince, stravince. Domina il Masters dalla prima all’ultima buca come non succedeva dal 1976, anno dell’ultima affermazione di un golfista capace di restare al comando per tutte e quattro le giornate. Realizza il maggior numero di birdie nella storia del torneo (28) ma eguaglia soltanto lo score più basso di sempre, a causa di un bogey all’ultima buca. In compenso, realizza i record per i punteggi più bassi dopo 36 e 54 buche. Il tutto a soli 21 anni, alla seconda partecipazione in assoluto ad Augusta. Freddezza, talento e, rispetto allo scorso anno, anche la capacità di non cedere al primo errore. Ed è soltanto l’inizio.

Justin Rose, voto 8,5: prima del Masters, in stagione aveva collezionato al massimo un 12esimo posto a gennaio. Per il resto, il nulla più assoluto, contornato da tre tagli mancati. L’inglese arrivava ad Augusta a fari spenti, senza alcuna pressione sulle spalle e con parecchio scetticismo intorno. Quasi dal nulla, invece, il vincitore dello US Open 2013 tira fuori dal cilindro la miglior settimana di sempre al Masters, restando sempre in alto in classifica, anche se senza mai impensierire Spieth. Una garanzia.

Phil Mickelson, voto 8,5: al contrario di Rose un suo squillo era decisamente atteso, visti i segnali di ripresa delle settimane precedenti. E il mancino di San Diego, dal secondo round in poi, dimostra di avere ancora molto da dire nel mondo del golf. Finito? Macché. Lefty incanta il pubblico che lo ha visto indossare la Green Jacket già tre volte, sfoderando alcuni colpi pazzeschi in particolare nel weekend. Un secondo posto superbo, il secondo consecutivo in un Major. E a maggio, nello US Open, sarà caccia al Career Grand Slam.

Rory McIlroy, voto 7: tanti i rimpianti per i due primi round opachi, perché nel weekend il numero uno al mondo aumenta e di molto i giri del motore, scalando la classifica fino alla quarta posizione con lo score migliore delle 36 buche finali. Il primo assalto al Career Grand Slam sarà anche fallito, ma la sensazione è che nel giro di qualche anno il nord-irlandese possa entrare nel ristretto club dei vincitori di tutti i quattro Major. Miglior piazzamento della carriera ad Augusta: qualcosa vorrà dire…

Tiger Woods, voto 7: al rientro dopo due mesi di stop, in pochi avrebbero immaginato di poter ammirare un Tiger del genere. L’ex numero uno al mondo, eccezion fatta per un inizio ed una chiusura (con relativo infortunio alla mano) difficili, ha deliziato Augusta con due round centrali d’autore, nonostante i problemi nel gioco corto e nel dare continuità alle proprie prestazioni. Non tornerà più il Cannibale di una volta, ma la grinta con cui si è guadagnato la 19esima posizione finale è encomiabile.

Henrik Stenson, voto 6: lo svedese avrebbe potuto essere uno dei grandi protagonisti, se non fosse stato per attacco influenzale dei giorni precedenti che non ha permesso allo scandinavo di esprimersi al meglio. Spacca un l’ennesimo ferro della carriera nel secondo round, poi nel weekend mette a posto le cose e ricorda a tutti di essere uno dei migliori giocatori al mondo, nonostante la 19esima posizione finale. Sufficienza di stima.

Rickie Fowler, voto 5,5: conferma di amare questo campo e di sapervi giocare come pochi attualmente, tanto da realizzare ben 19 birdie. Rispetto allo scorso anno, tuttavia, il 26enne statunitense commette diversi errori piuttosto gravi che lo limitano pesantemente, costringendolo ad un torneo anonimo com’è stata, d’altronde, la sua stagione finora. Soltanto nella giornata conclusiva toglie il freno a mano e vola con un 67, ma vale solo la 12esima posizione.

Jason Day, voto 5: enorme delusione, perché dopo il 67 iniziale ci si aspettava tutt’altro torneo dall’australiano, tra i candidati per la vittoria finale. L’australiano, invece, si perde completamente fin dal secondo round e si arena in 28esima posizione, confermando di dover ancora compiere un salto di qualità psicologico per poter ambire ad un Major.

Adam Scott, voto 5: raramente stecca del tutto i grandi appuntamenti, ma la 79esima edizione del Masters è una di quelle volte. Il vincitore del 2013 si mantiene perennemente lontano dai primi, prova a scuotersi nel secondo round ma è soltanto un fuoco di paglia. Eppure, l’australiano aveva anche ripreso il broomstick per il putt ancorato al corpo, abbandonando temporaneamente i progetti riguardanti il putt tradizionale. Ma non è servito.

Bubba Watson, voto 4: il grande flop del weekend. Il detentore del titolo, nonché uomo da battere alla vigilia viste le premesse, non trova mai il bandolo della matassa su un percorso teoricamente fatto su misura per i suoi drive potenti e per il suo estro. Ci si attendeva perlomeno un sussulto negli ultimi due round, ma Bubba peggiora addirittura nel weekend. Torneo da archiviare al più presto.

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Foto: Facebook Official Jordan Spieth

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