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Italrugby: la favola di Michele Campagnaro, baby ma già leader

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Il pubblico del Millennium Stadium attendeva trepidamente le prodezze dei suoi beniamini, pronti ad infiammare il cuore degli appassionati gallesi: Halfpenny, North, Cuthbert, Roberts, Philips e così via. Fenomeni di livello assoluto, abituati a calcare (e ad illuminare) le platee più nobili della palla ovale internazionale. Eppure, i campioni in carica sono stati completamente oscurati dal nuovo fuoriclasse del rugby italiano, capace di ammutolire la casa dei Dragoni con due mete già entrate di diritto nella storia dell’Italrugby e di prendersi tutte  – ma proprio tutte – le luci della ribalta.

Nato a Mirano nel 1993 e cresciuto nella culla rugbistica italiana, il Veneto, Michele Campagnaro è approdato al Benetton Treviso dopo essere passato per il Rugby Mirano e per l’Accademia Federale, laddove i talenti azzurri vengono forgiati e plasmati. Uno strumento di sviluppo magari non sempre efficace, ma che semplicemente non poteva fallire con un giocatore di tali potenzialità e mezzi fisici, destinato ad esplodere anche quando la cattiva sorte decise di sbarrargli la strada il 4 giugno 2012. Campagnaro era uno dei leader della spedizione azzurra per il Mondiale Under 20 sudafricano, ma il suo torneo durò soltanto 15′ per un grave infortunio al ginocchio che lo costrinse a restare lontano dai campi a lungo, proprio a ridosso dell’estate in cui approdò nel Pro12 con la maglia del Benetton. Ad attenderlo una stagione difficile e sofferta, perlomeno fino al 26 aprile 2013, quando la carriera di Michele svolta in maniera definitiva: arriva il tanto agognato esordio nella lega celtica contro Connacht, per di più da titolare, ma all’esplosivo ventenne non basta. Al termine di una partita (concluso 23-23) interpretata con un’intensità ed una cattiveria agonistica strabiliante, fa sua la palma di Man of the Match, la classica ciliegina sulla torta di un debutto che fece capire a molti tifosi ed addetti ai lavori l’enorme talento di quel ragazzo entrato in punta di piedi. Da quel momento, l’ascesa diventa a tratti irrefrenabile: è il trascinatore (insieme ad Esposito) dell’Italia Under 20 al Junior World Rugby Trophy, con cui riporta gli azzurrini nel torneo juniores che conta e, nella stagione in corso, si guadagna a suon di eccellenti prestazioni il posto da titolare, realizzando la prima meta il 30 novembre proprio a Cardiff, anche se all’Arms Park, ‘fratello minore’ del Millennium.

Tecnica, corsa, esplosività, difesa e tanti placcaggi. Un giocatore completo, una garanzia malgrado la giovane età in un ruolo in cui Treviso non abbonda, come il secondo centro. Tutto ciò, unito ad una leadership silenziosa ma sempre più evidente (in termini di prestazioni), non possono che richiamare per i test di novembre l’attenzione di Jacques Brunel e le porte della Nazionale maggiore gli si spalancano durante Italia-Fiji, quando subentra allo sfortunato Luca Morisi. Si presenta con una buona prestazione, inficiata in parte dalle tante mete subite dai trequarti figiani, che induce comunque il baffuto transalpino schierarlo titolare contro l’Argentina, di fronte ad un Olimpico in cerca di risposte. Non sarà però l’Italrugby a darle, bensì proprio Campagnaro con la prima meta in azzurro ed una prestazione di personalità, quasi da veterano, evidenziando l’assenza di timori reverenziali nonostante la grande attenzione creatasi attorno a lui. Il resto, oltre ad altre buone partite in maglia biancoverde, è storia dei giorni recenti, pura antologia del rugby italiano.

Man of the Match a quasi 21 anni alla sua prima nel Sei Nazioni, davanti agli oltre 60.000 del Millennium Stadium contro i campioni delle ultime due edizioni, grazie a due epiche volate da leggenda. Sembra una favola, ma non lo è. E’ solo il primo atto della carriera di un giocatore inevitabilmente destinato a far parlare di sé.

I video delle due mete di sabato pomeriggio

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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